Nord e Sud - Elizabeth Gaskell


Mi accingo a scrivere una recensione che ho a lungo rimandato, ma sulla quale mi trovo ogni tanto ad arrovellarmi sin da quando ho letto il suddetto libro. Trattasi, come da titolo, di Nord e Sud, scritto da Elizabeth Gaskell nel 1855, edito per la prima volta in Italia dalla Jo March nel 2011, assai ben tradotto da Laura Pecoraro.
Che dire? Mi è molto difficile parlarne senza risultare una nevrotica esaltata. Il fatto è che ho letteralmente adorato questo libro, che mi ha trascinata in una lettura frenetica da 'non staccherò gli occhi dalle pagine finché non l'avrò finito' e che mi ha affascinata come solo zia Jane e l'esimia Charlotte sanno fare. Ho appena citato due delle scrittrici che amo di più, eppure mi sento di dire che, rispetto a loro, la Gaskell mi ha dato qualcosa in più. Non tanto come gradevolezza, in quello siamo alla pari – il che, detto da me, non è poco – piuttosto come costruzione della trama e nella descrizione del contesto storico. Il punto di vista passa dalla protagonista Margaret Hale all'imprenditore John Thornton, allievo e amico del padre. In questo modo la visione d'insieme è più completa e possiamo dire di conoscere a fondo i pensieri e i sentimenti di entrambe le parti in causa, e crucciarci per gli equivoci e i malintesi che continuano ad avere luogo tra i due.
Inoltre, qui si parla a fondo dell'industrializzazione, dei diritti degli operai, della freddezza degli imprenditori, del diritto al lavoro, di miseria, della cecità figlia dell'orgoglio... ecco, per via di questo sotto-testo sociale ammetto che il libro della Gaskell mi ha appassionata molto più di quanto non mi aspettassi.
Ma della trama non ho ancora detto praticamente nulla.
Il padre di Margaret è un ecclesiastico che ha scelto di rinunciare ai voti e trasferirsi dalla verdissima e fiabesca Helstone (nel Sud) alla fumosa e caotica Milton (nel Nord) in cerca di lavoro come precettore. La moglie è una donna debole e cagionevole, persa nel ricordo del fratello di Margaret, costretto lontano da casa per motivi che verranno ampiamente spiegati nel corso della narrazione. Margaret adora la casa immersa nel verde in cui abita coi genitori, conosce tutti gli abitanti del paese e la decisione del padre di trasferirsi la deprime orribilmente. Ma è anche forte, perciò si fa carico della sofferenza e dei dubbi della madre e aiuta il padre nell'organizzazione.
Giungono a Milton e si trovano catapultati in un mondo fino ad allora del tutto sconosciuto, fatto dei fumi delle fabbriche e del rumore incessante della produzione, di gente piegata dalla fatica, scioperi, proteste... eppure John Thornton, allievo del signor Hale, si dimostra curiosamente orgoglioso della propria città, quasi fosse opera sua, o meglio, come se ne fosse il perfetto discendente. Neanche a dirlo, tra Margaret e Thornton, padrone di un importante cotonificio, si sviluppa un curioso rapporto in cui si mescolano antipatia, interesse e rispetto. I due hanno punti di vista diametralmente opposti e si trovano spesso a scontrarsi sulle condizioni degli operai, il mercato, i salari e quant'altro.
Astutamente la Gaskell riesce a offrirci una semplificazione delle ragioni dietro al comportamento degli operai tramite il padre sindacalista di Bessy, un'amica di Margaret, e il punto di vista degli industriali grazie a John Thornton. Non mancano le critiche ai colleghi dell'industriale, così come alla violenza di alcune fazioni estreme del sindacato. È come uno speranzoso augurio, questo libro, un'esortazione alla stretta di mano finale che porterà l'umanità fuori dalla melma in cui si trova.
I personaggi sono, a mio avviso, un po' troppo polarizzati e stereotipati. Il signor Hale è troppo mite, Margaret è troppo buona, Thornton troppo freddo eccetera, il che dopotutto non è affatto strano considerando l'epoca in cui è stato scritto. E viene anche da pensare che forse solo gli occhi estremamente buoni e privi di pregiudizi di Margaret avrebbero potuto guardare al caos e alla ruvidità di Milton senza disprezzarla, così come una città così dura non avrebbe potuto plasmare altro se non Thornton.
Quindi, ovviamente, consiglio senza indugio né incertezza la lettura di questo libro. È stupendo al punto che mi mancano le parole per descriverlo. La mia recensione non gli rende minimamente giustizia. Perciò non vi resta che andare a controllare di persona, no?