Beh, è un po' che non mi
metto a scrivere una recensione. D'altronde è periodo di esami e io
sto annaspando tra nozioni di cui non capisco metà degli elementi,
quindi confido che riusciate a capirmi. Ancora pochi giorni e poi, a
prescindere dal risultato – che comunque presagisco disastroso –
potrò tornare a leggere come e quanto mi pare, così come a
scriverne. Tra l'altro denoterei che il numero di follower è
recentemente lievitato a livelli che onestamente non mi sarei
aspettata ancora per un bel po' di tempo. Che è accaduto? 290.
'Solo' 10 e si arriva a 300. Che dite, dovrei fare qualcosa?
Festeggiare in qualche modo? Tipo con un give-away o una catena di
lettura o... beh, non so. Sono aperta ai suggerimenti, però.
Dicevo, L'amante di
Lady Chatterley di David Herbert Lawrence, pubblicato per
la prima volta a Firenze nel 1928 dopo ben tre stesure,
tacciato di oscenità e censurato in Inghilterra fino al 1960.
La mia edizione è quella di La biblioteca di Repubblica ed è stata
ben tradotta da Serena Cenni.
Noto che anche su
Wikipedia viene definito un libro erotico. Non sono del tutto
d'accordo. Sicuramente il sesso è una componente rilevante, ai fini
della trama, ma non ne è il fulcro stesso. Almeno, non per come l'ho
letto io. Effettivamente il motivo per cui voglio parlare di questo
libro, nonostante sia famosissimo e già noto a chiunque si avvicini
ad una libreria, è che prima di leggerlo ero del tutto ignara del
contesto, del sotto-testo sociale, delle implicazioni... ecco, io
avevo sentito parlare di L'amante di Lady Chatterley
abbastanza spesso, ma tutto ciò che ne sapevo era che la suddetta
Lady Chatterley sfringuellava con qualcuno. Non sapevo altro, non mi
erano giunte altre informazioni. Tempo addietro tale libro era al
centro di una lettura di gruppo su Facebook e tutte le citazioni
erano dedicate soltanto agli atti sessuali. La cosa un po' mi
rattrista.
Ma vediamo di dare un po'
di contesto, che qui la trama non l'ho neanche ancora abbozzata.
Constance 'Connie' è sposata con Clifford Chatterley, un
aristocratico che la guerra ha lasciato paralizzato dalla vita in giù
e quindi impotente. La loro vita scorre sempre uguale, lenta, noiosa.
Connie non è altro che un contorno della vita di Clifford, gli fa da
infermiera, gli tiene compagnia, gli fornisce un pubblico per le sue
sterili tirate filosofiche. Connie si sta spegnendo lentamente, tutta
la vitalità le viene strappata via poco a poco dalla routine.
Poi incontra il guardiacaccia, Oliver Mellors, che poi diventerà il
suo amante. Taccio sul resto, che son contraria agli spoiler. Che poi
non capirò mai quelli che ti svelano inizio-svolgimento-fine di un
classico, come se fossero cose che dovremmo tutti aver già imparato
per osmosi. Mi sono rovinata tanti di quei libri, solo leggendone la
quarta di copertina...
Comunque!
Capisco che, detta così,
la trama non si discosta molto dall'idea che mi ero fatta. Il fatto è
che Connie e Clifford discutono spesso e animatamente, della
situazione industriale, del diritto dell'uomo di governare su altri
uomini, del socialismo, della supremazia della mente sul corpo e via
dicendo. Connie ne discute spesso anche con Mellors, con la sua
bizzarra filosofia anti-denaro, quel fatalismo, quella disillusione.
Dopotutto L'amante di Lady Chatterley è ambientato in quel
grigio e arido Nord industriale di Nord e Sud. Non lo si può
definire semplicemente 'romanzo erotico'. È un libro sull'uomo,
sulla sua confusione, sull'insicurezza portata dai generi che
cambiano, sul cambiamento figlio dell'industrializzazione. Con
'romanzo erotico' si tira una riga su tutto questo. Non mi pare il
caso, no?
E onestamente non l'ho
trovato volgare. Esplicito sì, molto schietto. Ma non volgare. E ho
trovato davvero realistiche le tranquille chiacchierate post-coito di
Connie e Mellors, quelle intime e placide discussioni su loro stessi
e sul mondo al di là delle lenzuola. Anzi, devo dire che non avevo mai
letto 'bed-talk' così credibili.
E quindi mi sono
pronunciata sull'argomento. Fatemi sapere cosa ne pensate, se siete
d'accordo o meno. Frattanto, tornerò dolorosamente a studiare.