E dunque, ho finito di
leggere Il seggio vacante di zia Row, che per me è un
po' la vera Regina d'Inghilterra. Che dire? Una montagna di critiche
negative avevano livellato le mie aspettative, perciò non l'ho
iniziato con l'entusiasmo potteriano che distingueva le mie letture di origine rowliana. Già molto prima di iniziarne la lettura, sapevo che sarebbe stato un libro molto volgare, per
adulti, totalmente diverso dalla saga di Harry. Però non credevo
così tanto.
L'impatto con lo squallore dei personaggi è stato improvviso e inaspettato. È
stato come tuffarsi nell'acqua gelida, uno shock termico. Di Harry
Potter ricordo la luce che scaldava il cuore di tutti i
personaggi, esclusi giusto i Mangiamorte. Perfino Dudley quando dice
addio a Harry. Perfino Draco che non vuole uccidere. Perfino
Narcissa. Quelli che non splendono sono pazzi, rotti, feriti. Invece
ne Il seggio vacante l'unica luce forte e genuina si spegne alle
prime pagine. Era quella nel petto di Barry Fairbrother, che muore
per un aneurisma lasciando il proprio seggio nel consiglio scoperto,
una famiglia e una città spiazzata.
È difficile riassumere
la trama di Il seggio vacante. È un discreto mattone, ma gli
avvenimenti sono pochi, leggeri, privi di svolte risolutive. Sembra
che per tutto il libro ci si prepari per le ultime cento pagine, che
sono una corsa impazzita di angoscia. È un romanzo corale, tipologia
che prediligo. E conosciamo bene tutti i personaggi implicati nelle
vicende. Una cosa che mi ha stupito è che non ho fatto alcuna fatica
nel tenermi a mente i nomi di tutti i personaggi, i legami tra una
famiglia e l'altra. Ci sono Howard e Shirley, genitori di Miles, che
è sposato con Samantha e lavora con Gavin, che frequenta Kay, la cui
figlia Gaia va a scuola con Andrew ed è amica di Sukhvinder, figlia
di Parminder Jawanda, che è amica di Tessa, che è madre di Stuart
'Ciccio' e moglie di Colin. E comunque Shirley è amica di Ruth,
sposata con Simon e madre di Andrew, che è il migliore amico del già
citato Ciccio, che 'esce', diciamo, con Krystal, la cui famiglia è
seguita dall'assistente sociale Kay. E tutti questi personaggi li
conosciamo bene, entriamo comodamente a sbirciare nelle loro teste,
anche se spesso sono testoline in cui eviteremmo volentieri di
mettere piede.
L'umanità al suo peggio.
Ciccio che si trincera nell'egoismo, che ferisce e ridicolizza il
mondo, Parminder che disprezza la figlia, Simon che maltratta la
famiglia e la moglie, Ruth, che non fa nulla per impedirlo. Samantha
che scivola piano piano lungo una scia d'alcol e odio, Shirley che
guarda il mondo dall'alto in basso e gioisce alla morte di Barry,
Howard che farebbe di tutto per far chiudere il centro di
disintossicazione di Pagfort... un miscuglio di vigliaccheria,
falsità, indifferenza, debolezza. Certo, zia Row non manca di farci
capire come abbiano fatto a marcire così. Però fanno impressione lo
stesso.
Vediamo, se proprio
dovessi fare un sunto della trama credo che ne evidenzierei alcuni
snodi principali. Primo, la morte di Barry Fairbrother. Secondo, la
battaglia combattuta da decenni perché la malfamatissima zona chiamata Fields passi
dalla giurisdizione di Pagfort a quella di Yarvil, in quanto
considerata dispendiosa e covo di criminalità. Quindi la comparsa di
'Il fantasma di Barry Fairbrother' come utente del sito di Pagfort,
una presenza che pubblicherà i segreti più tremendi e reconditi di
alcuni membri del consiglio o aspiranti tali. E le vicende di
Krystal, che si collegano al centro di disintossicazione frequentato
dalla madre Terri.
Non posso dire molto
altro, se non che ho adorato dolorosamente questo libro. Non posso
etichettarlo come 'perfetto', in quanto ho notato qua e là un paio
di imperfezioni, come certi punti un po' troppo esplicativi sulla
psicologia dei personaggi. Secondo me zia Row avrebbe fatto bene a
lasciarci gli indizi perché potessimo ricomporre il puzzle, in quei
punti, piuttosto che mostrarci l'immagine finita. Ma accade giusto un
paio di volte, non vi preoccupate.
Dicevo, all'inizio, che
ho letto moltissime critiche a questo libro. Non riesco a togliermi
dalla mente il pensiero che, se sulla copertina vi fosse stato un
altro nome, le critiche sarebbero state molto meno aspre, se non
assenti.
Non somiglia alla saga di Harry
Potter. Per nulla. Credo che zia Row abbia voluto mettere più
distanza possibilie tra sé e il suo maghetto e che proprio per
questo abbia scritto un libro pieno di melma e ipocrisia, avidità e
sorrisi mascherati. Se cercate Harry, fareste meglio a non leggerlo.
Oppure abituatevi all'idea. A me, comunque, è piaciuto un sacco.