Negli ultimi tempi mi sto
assentando parecchio dal blog e devo dire che la cosa mi sta rodendo
abbastanza. Non credo sia una cosa per cui chiedere scusa, però non
mi va neanche di far finta di nulla. Forse perché questo piccolo
spazio virtuale è diventato per me abbastanza importante perché io
senta di dovergli tributare più cura, più organizzazione. Allo
stesso tempo temo la tremenda metamorfosi da gioioso passatempo a
obbligo. Relax versus forzatura. Non c'è neanche da chiedersi chi
abbia la meglio, no?
Quindi non mi sento di
scusarmi per la mia assenza. Anche perché dubito che qualcuno se ne
sia accorto a parte me. Al massimo, potrei scusarmi con me stessa.
Come credo si sarà già
intuito, questo sarà un post un po' alla cavolo, alla rinfusa, al
sapore di divagazioni sul nulla, come una pagina di diario. Forse ho
semplicemente voglia di dialogare un po' col mio blog, senza pensare
a follower o lettori occasionali. Sento di dovermi riappacificare con
la Leggivendola, perché è un lato di me che sto trascurando e
stressando troppo, negli ultimi tempi. A meno che non abbiate voglia
di sorbirvi divagazioni sconclusionate senza capo né coda, vi
sconsiglio di leggere oltre.
Ad ogni modo, negli
ultimi tempi sto leggendo meno del solito. Più di quanto molti
leggano in un mese, ma molto meno di quanto per me si possa definire
'abbastanza'.
Qualche giorno fa ho
finito di leggere L'uomo che ride di Victor Hugo e l'ho
adorato con tutta me stessa. Ursus soprattutto. Vorrei passare una
serata con lui a disquisire dell'umana sorte, a scambiarci disprezzo
e disperazione, battute e sospiri. Fossi uomo, anziano e mille volte
più sapiente, forse potrei somigliargli.
E adesso sto finendo
Dance dance dance di Haruki Murakami, amorevolmente
regalatomi da amiche che sto orrendamente trascurando e che
meriterebbero d'essere adorate e portate in trionfo sulla plebe.
Dance dance dance è del 1988, un'opera imperfetta, con alcuni
dialoghi un po' ingenui e descrizioni prolisse ed eccessive... però
è fresco, vivo, pulsante di un battito lento e calmo come lo stile
dell'autore. Mi piace, ovviamente.
Vorrei stilare la
classica lista dei buoni propositi di fine anno, ma so che mi
scoraggerei e che mi verrebbe il magone prima ancora di arrivare a
metà. Così tanto da fare e così poco tempo per farlo... le
giornate sono troppo corte per la mia testa. I meccanismi si
surriscaldano inferociti finché non si bloccano e si congelano.
Credo sia questa la situazione in cui mi trovo, quella del ghiaccio.
Sono i momenti che odio di più in assoluto. Forse l'agenda
regalatami da zia mi aiuterà a mettermi un po' in ordine dentro,
chissà. Speriamo. È difficile scrivere recensioni con le rotelle
surgelate.