Avevo sentito parlare
parecchio, di questo libro. Me lo trovavo spesso davanti in libreria,
recensioni entusiastiche colme di elogi... eppure non mi sono mai
decisa a comprarlo. Soltanto per il prezzo, 18,90 euro, che per
un'autrice sconosciuta mi pareva un po' esagerato. Poco importa se
sul sito della casa editrice fossero disponibili le prime pagine
gratis, ci sono libri che partono in quarta e poi deludono nel giro
di pochi capitoli. E poi, voglio dire, sono ligure.
Tutto questo preambolo
per dire che, ora che l'ho letto, posso dire che i miei dubbi erano
immotivati. La ragazza gigante della Contea di Aberdeen di
Tiffany Baker, edito dalla ZERO91 nel 2001 e tradotto
da Romina Valenza, è un libro straordinario. È scritto bene,
congegnato meglio, i personaggi sono ottimamente costruiti e
soprattutto splendidamente mostrati. La voce di Truly, protagonista e
narratrice, procede calma e delicata, nonostante quanto racconta non
abbia nulla di dolce. Non ci sono colpi di scena esagerati,
adrenalina o inseguimenti, eppure non mi sono annoiata nemmeno per un
attimo. Dalla prima all'ultima pagina, il flusso della storia è
stato costantemente scorrevole, mai un intoppo né uno sbuffo.
Ma veniamo alla trama.
Ambientato intorno agli anni '60-'70, il romanzo parte dalla fine,
dal funerale di Robert Morgan, di cui Truly si è presa cura fino
all'ultimo. Accanto a lei l'amica Amelia e tutto attorno la
popolazione di Aberdeen. Nonostante l'occasione formale, c'è chi non
si lascia scappare l'occasione per rigettare irrisione e battutacce
sulla gigantesca Truly. Nel corso del libro non ci viene mai data una
misura precisa né del suo peso né della sua altezza, soltanto
vivide descrizioni delle sue enormi mani callose e della sua carne
debordante. Sappiamo che è alta più di un uomo molto alto, che è
in grado di sollevare un divano senza alcuno sforzo, che ha spalle
larghe e forti.
Dal funerale di Robert
Morgan, Truly torna al principio. Alla madre che muore di parto nel
darla alla luce, al padre che cerca di prendersi cura di lei e della
sorella maggiore di due anni, la perfetta Serena Jane. Due bambine
agli antipodi, un mostricciattolo che cresce a dismisura e una fatina
troppo bella per essere vera. Gli sforzi nel vestirla e cercarle una
sistemazione quando il padre deve andare al lavoro, la scuola, il
passato di Truly e di chi ne faceva parte, raccontato con dovizia di
particolari, come se la protagonista avesse accesso ai moti interiori
altrui. Come se avesse ricomposto un complicato puzzle per poi
spiegarcene ogni singolo pezzo.
Uno degli aspetti che ho
più apprezzato di questa lettura è stato il modo in cui è stato
presentato un evento a metà del libro, un punto in cui la storia
prende una piega totalmente nuova e imprevista, pur non rinunciando
alla sua voce delicata. Quell'accadimento di cui la Baker ci aveva
avvertiti più volte, spargendo indizi qua e là lungo le pagine,
però senza sottolinearli nel tentativo di mascherarli. Sapete, la
storia del nascondere una cosa mettendovela sotto il naso, no? Un
classico. Però un classico difficile da riprodurre. Quindi, tutti i
miei complimenti all'autrice.
È la storia di una
ragazza considerata un mostro, di un'emarginata, di una 'sfortunata'
in una piccola città. E questo non ha nulla di originale. Però
forse lo è il fatto che Truly sia davvero, a primo impatto, una
visione almeno sconcertante. È strana, gigante, enorme. Non è il
classico personaggio fisicamente perfetto che tutti odiano per chissà
quale motivo. Non è sfrontata o troppo bella o troppo intelligente.
Dentro, è tanto normale che potrebbe risultare noiosa, se non fosse
per quello che la deformità le ha fatto germogliare nell'animo. Ma
fuori rimane la ragazza gigante. Inconcepibilmente, per quel suo tono
calmo.
Non mi va di narrare
troppo della trama o dei suoi personaggi. La matassa degli eventi si
srotola lentamente, certi avvenimenti importanti che meriterebbero
d'essere citati si scoprono troppo avanti perché io mi senta di
parlarne.
Ve lo consiglio. Molto.
Con decisione. Con la forza di un gigante.