Con un 'buongiorno' e uno
'sbadiglio' mi accingo ad arrivare con insolita rapidità a ciò di
cui volevo disquisire quest'oggi. Le librerie indipendenti.
Marino Buzzi dal
suo Cronache dalla libreria ci parla di quanto sia cambiato il suo
mestiere in una grande catena, cita diversi articoli (riporto la proposta di Ferri, fondatore di E/O, che mi pare calzante) e ci
ricorda che è inutile starsi a lamentare delle librerie indipendenti
che chiudono, visto che l'unico modo di salvarle è andare a comprare
da loro. Questa è la mia personalissima risposta.
Io abito in Liguria. Non
siamo famosi per la nostra affabilità né per la nostra ospitalità.
Siamo un luogo nefasto, oscuro e sospettoso. Siamo come i milanesi,
ma meno organizzati, meno propositivi e decisamente più zotici. Ora,
per quanto la cultura agisca sui nostri modi rendendoci più simili a
bestie che a umani – sì, lo so che sto esagerando, ma mi piace
esagerare – il negoziante non può permettersi di fare mostra dei
nostri tratti caratteristici. Ci vogliono competenza, simpatia,
gentilezza. Sennò non facevi il commerciante, no?
Io frequento la stessa
fumetteria da quando avevo 7 anni. Sono più di 2/3 della mia vita,
per intenderci. E il fumettaro è sempre allegro e ciarliero – per
quanto polemico e mugugnante, che d'altronde la ligurità non si può
cancellare del tutto – e conosce sempre la risposta alle mie
domande.
- Volevo iniziare a
leggere gli X-men, ma non dall'inizio che gli inizi sono noiosi.
- Una mia amica fa il
compleanno e adora Deadpool, ma non voglio prenderle Deadpool perché
è troppo scontato, cosa mi consigli?
- Perché qui
Wolverine è più vecchio?
Senza contare le
innumerevoli volte che ho dovuto chiedergli aiuto per raggiungere
determinati fumetti, avendo il fato deciso che la mia forma dovesse
essere quella di un tappo. E il fumettaro si è mai rifiutato? Ha mai
protestato per quelle lunghe mezzore in cui l'ho inchiodato ad una
discussione di consigli e metodiche spiegazioni? Si è mai rifiutato
di tenermi da parte/ordinarmi un dato sconosciuto fumetto? No, mai. E
ogni volta che entro in quella meravigliosa fumetteria, lo trovo che
discute con commercianti o con gente della zona per le numerosissime
iniziative, fiere e incontri che organizzano.
È una signora fumetteria
e io compro lì. Sempre. Se anche vedo altrove un fumetto che mi
interessa e che non vedo l'ora di leggere, non lo compro. Tranquilla
e paziente attendo il momento in cui metterò il piede in QUELLA
fumetteria. Ed è lì che mi approprierò del fumetto. Il mio
nerd-cuore e il mio portafoglio sono fedeli a QUELLA fumetteria.
Passiamo alle librerie
indipendenti. Nella mia zona ce ne sono due. Una ha aperto pochi anni
fa, è specializzata in saggistica, espone anche libri di piccole
case editrici e di poesia, organizza spesso degli incontri con gli
autori e se chiedi qualcosa al proprietario, saprà rispondere e
argomentare. Ha inoltre piazzato in un angolo un tavolino e una
macchinetta del caffè, così gli avventori possono sedersi
comodamente e fare due chiacchiere. Qualche mese fa mia sorella ha
ordinato lì un libro ed è arrivato in 4-5 giorni. Un libro
sconosciuto sulla storia dei rom, che definire 'di nicchia' sarebbe
dire poco. Eppure è arrivato in un lampo.
L'altra libreria è
quella storica. E come organizzazione... diciamo che lascia molto a
desiderare. Diciamo che non ordina i libri, che se li ordina è
probabile che non arrivino, che se arrivano è dopo 3-4 mesi, ma
probabilmente verranno:
- Persi.
- Venduti ad altri.
- Saranno i libri sbagliati.
E non sto scherzando,
sono cose avvenute in diverse occasioni a me e a mio padre. Senza
contare il fatto che è quella stessa libreria che consiglia titoli
costosissimi e assolutamente non richiesti alla biblioteca ove facevo
tirocinio. Ora, sarebbe anche compito delle bibliotecarie scegliere i
libri con un minimo di competenza, ma se tu libraio te ne approfitti,
un po' sei ligure. E dico ligure per non dire cose molto più
volgari.
Il sunto di tutto questo
discorso spaparacchiato è che comprendo benissimo la difficoltà in
cui si trovano le librerie indipendenti, minacciate e dilaniate
dall'incomparabile concorrenza delle grandi catene. Però lamentarsi
non basta, bisogna guardare ai propri punti di forza. E le librerie
indipendenti ne hanno eccome. Possono scegliere. Scegliere cosa
esporre, scegliere gli autori da invitare, attirare nuovi clienti con
piccole manifestazioni, fare pomeriggi di lettura ai bambini, mettere
un paio di comode poltrone in un angolo, collaborare con le scuole
locali, rendere la vetrina interessante e colorata, decorare la porta
come vogliono, mettersi d'accordo tra loro in modo da non farsi
troppa concorrenza... le librerie indipendenti possono fare quello
che vogliono. Ma non lo fanno. È questo il problema. Io vorrei avere
una libreria indipendente (specializzata in narrativa) da raggiungere
e sostenere. Ma non ce l'ho. Anzi, mi ricordo di quando, qualche anno
fa, aveva aperto questa libreria in centro. Sono entrata tutta
contenta, ho fatto due chiacchiere con la padrona che poi mi ha
chiesto consigli sui libri per ragazzi (allora ero ggggiòvane e
minorenne) e io le ho dato qualche titolo, dicendole che mi piacevano
dati autori e che non riuscivo a trovarli. Lei tutta allegra ha
ringraziato dei consigli, dicendo che magari li avrebbe ordinati. La
volta dopo, quando sono tornata, mi sono trovata davanti
Super-Negoziante-Ligure, che quando ho domandato se poi quei libri
erano stati ordinati, mi ha risposto maleducatissima che avevo delle
belle pretese, visto che non li avevo prenotati né avevo pagato un
acconto. Non ci sono più entrata e ha chiuso nel giro di pochi mesi.
I clienti non vanno
solo dove li porta il denaro, ma anche dove li conducono l'affetto e
la fiducia. Ne sono convinta e vorrei che cominciassero a
crederci pure i librai indipendenti.