Tempo addietro ho ammesso di aver cominciato solo recentemente a leggere classici. È una mancanza terribile e una lacuna spaventosa per chiunque si voglia prendere la briga di creare blog che sia, seppure umilmente, letterario. Tuttavia, mi sto rifacendo in fretta. Non so come mai un tempo fossi tanto sicura che i classici fossero tutti, senza eccezione, pesanti e noiosi. Forse per lo snobismo di alcuni lettori appassionati, che guardano con sufficienza qualunque opera abbia meno di cent'anni e per la pomposità con cui certe persone affrontano discorsi sulla letteratura, disprezzando l'intrattenimento come fosse peccato mortale. Non dico che ce ne siano molti, di lettori di questo genere. Però ci sono. Ed è difficile dimenticarsene. A volte a certe opere rimangono appiccicate le persone che ce le hanno consigliate o nella cui libreria li abbiamo intravisti. Mi capita, anche se di rado, di storcere il naso e ritrarmi davanti a libri contro ai quali non ho nulla e che anzi potrebbero potenzialmente piacermi, se non fosse che li ricollego a persone alla cui compagnia preferirei ingurgitare sterco di cammello.
Ad ogni modo, seppur divagando, veniamo all'argomento di oggi.
Jane Austen.
Qualche giorno fa, quando ero in visita da un'amica con altri amici, stavo leggendo seduta in poltrona, coperta da un plaid e un sorriso soddisfatto sulle labbra. Leggevo 'Emma' – ancora non l'ho finito, perciò vi prego, niente spoiler. Non ho letto neanche il retro della copertina per evitarli – e un amico mi ha domandato come mai leggessi quei romanzi 'da donna'. Ora, lì per lì mi sono stizzita, perché non apprezzo questo genere di etichette. Romanzi da uomo o da donna. Ma bisogna anche capire che tra me e questo amico si discute spesso di letture assai differenti, da George R. R. Martin a Joe R. Lansdale e quant'altro, perciò gli faceva strano vedermi intenta in una lettura effettivamente poco consona alla mia 'vivace' natura. E, dopotutto, bisogna ammettere che non sono molti gli esponenti di sesso maschile che si seggono in poltrona a leggere Jane Austen. Fioccano siti e blog che la esaltano e l'adorano, ma tutti gestiti da donne. Perché?
Ed ecco il motivo del mio post. Questa domanda. E la mia risposta.
Jane Austen è nata a Steventon, un villaggio dell'Hampshire, il 16 Dicembre 1775, figlia di un pastore anglicano e penultima di otto figli. Il padre si occupa con cura e costanza dell'educazione di Jane e della sorella Cassandra, rifornendo la biblioteca di casa, premurandosi d'insegnare loro il francese e le basi dell'italiano, mandandole poi a studiare lontano da casa. Jane è quindi una ragazza la cui cultura è stata coltivata e sviluppata, in grado di osservare e analizzare dall'interno l'ambiente in cui vive.
Spesso si guarda alla situazione femminile dell'epoca Georgiana da due punti di vista diametralmente opposti: il matrimonio come una compravendita di schiave socialmente accettata oppure un pugno di donnine che sorseggiano tè sorridendo, un delizioso quadretto di pizzi e musica. L'apporto di Jane Austen alla nostra conoscenza della situazione della donna – della classe alta, beninteso – è quindi oltremodo prezioso. Lei la vive dall'interno, quella condizione e ce ne parla con cognizione di causa, con intenso acume e con una prosa aggraziata ma non affettata. Nelle sue parole c'è spesso dell'ironia verso l'eccessiva attenzione alle piccolezze tipico delle donne dell'epoca e una certa insofferenza per la chiusura sociale che innalza alcune famiglie per affossarne altre. Ricchezza, successo e nobiltà non sono incoronati ma anzi guardati con occhio critico, così com'è guardato con severità il modo in cui questi aspetti possono influire gravemente sui rapporti umani tra i suoi personaggi.
È vero, i suoi romanzi mancano d'azione. I capitoli si susseguono intorno a riflessioni, interpretazioni, aspettative, lunghi dialoghi educati e qualche ballo. Le sue opere si sviluppano attorno ad un personaggio e alla sua famiglia, sempre una ragazza giovane, intelligente e analitica, in quell'epoca il matrimonio è l'elemento centrale della vita di una ragazza e, realisticamente, è anche il tema centrale delle sue opere. Tuttavia, non c'è quell'incanto illusorio che ci si potrebbe aspettare e che io, onestamente, paventavo prima di leggerla. Jane ci racconta della sua epoca, di come la vive e di come viene vissuta da altri. Parla d'illusioni, di sogni che si spezzano e di cuori che si ricompongono. Parla della falsità dietro la leziosità, dell'insopportabilità della mancanza di educazione, della spocchia derivante dal denaro e di come l'orgoglio renda ciechi.
Ma ancora, perché sono – quasi – unicamente donne quelle che leggono Jane?
Per quanto mi riguarda, credo che sia perché certe cose non sono mai cambiate. Donne nello spazio, donne al governo, donne che combattono. E ancora ce ne sono alcune che si riuniscono in sparuti circoli di pettegolezzo e leziosità, che si sorridono l'un l'altra desiderando d'azzannarsi, che ordiscono e mentono e sbavano desiderio su vestiti e gioielli. Un uomo non può capire fino in fondo. Proteggi le tue orecchie delicate e innocenti, tu che non sei mai stato ad un tè per signore.
Sociologicamente parlando, anche l'uomo – soprattutto l'uomo – ha contribuito a creare quest'ambiente misterioso e a tratti malevolo, in cui le donne hanno affinato le uniche armi a loro disposizione. Lacrime, sorrisi e sussurri. Eppure, l'uomo non lo capirà mai fino in fondo. A un uomo non è concesso di entrare in questo circolo. È riservato. Una ragazza del dato circolo non dimostrerà mai davanti ad un ragazzo quanto sa essere abietta o maliziosa, altrimenti che ne sarebbe delle sue armi? Oggi si può scegliere se entrare a far parte di quel club o restarne al di fuori. Certo è che, prima o poi, tutte noi vi abbiamo avuto a che fare, dall'interno o dall'esterno o, più spesso, da entrambi i lati delle barricate.
Perciò, forse è vero, i libri di Jane sono 'da donna'. Di sicuro offrono una chiave di lettura storicamente attendibile di come vivevano le donne all'epoca, di come funzionasse il rapporto tra i sessi e di come si vivesse all'interno di una famiglia.
Inutile che io stia ad elencare le sue opere, i suoi meriti o stralci della sua biografia. È così ovvia o facilmente reperibile che non sarebbe che un inutile tedio. E visto che questo post è già abbastanza lungo, credo che eviterò. Mi limiterò a consigliarla, in quanto della pesantezza e della pomposità che mi aspettavo da lei non c'è traccia. I suoi libri si divorano. Con 'Orgoglio e Pregiudizio' mi è bastato un pomeriggio. Un lungo pomeriggio durante il quale sono uscita dalla mia camera solo per nutrirmi e andare in bagno, ma pur sempre un pomeriggio.
Buona lettura, qualsiasi cosa stiate leggendo :)