Ogni lettore
si rapporta alla letteratura – o meglio, alla lettura, che già il
termine letteratura porta con sé connotazioni altre, vagamente accademiche – a modo suo, con pervasività e impegno
variabili. Il mio rapporto coi libri è fondato prima di tutto sul
divertimento nella sua accezione più ampia, il che diversifica gli
orizzonti ma pone grossi limiti quando si tratta di approfondire;
prima di tutto viene il sollazzo, mi tocca venire a patti
con le mie lacune – potrò sempre appellarmi a Pennac e al suo
decalogo.
Il rapporto
che uno ha coi libri è vario e sfaccettato, a seconda del momento e dell'approccio. C'è un lato sociale e comunitario che a volte vira verso l'autocelebrazione elitaria, – “Io non sono come
le altre ragazze colpevoli di tacchi alti e capelli a posto, io
LEGGO, guardate che stacco di coscia il mio cervello”.
C'è un lato mistico della lettura, la percezione delle storie come soglia di un mondo
senziente regolato dal teorema del “tutto è
possibile, basta che funzioni – o anche no” e quindi
intrinsecamente magico – dico a lei, signor Mari, la smetta di fare
piedino a Landolfi, su*.
Poi c'è il mio approccio preferito, quello eminentemente stupido; fior
di scrittori si sono tuffati nell'umoristico e nell'assurdo per
raccontare quanto è strano e meraviglioso il mondo delle storie, e
le loro sessioni di scrittura – Bernard Quiriny o Boris Vian, per
dire – me le figuro non dissimili dai Beatles che discutono di I am
the walrus, parole e immaginazione che saltano come scimmie.
Coi libri si
ride, coi libri si dialoga. Si pescano gli autori, le correnti, le
filosofie soggiacenti, le incongruenze della vita privata, le bagarre
coi colleghi. Forse sono io che sono arrivata tardi, ma ho
l'impressione che la dimensione memetica della letteratura sia
giovane anche se ci regoliamo sulla percezione online del tempo. Un
mondo appena nato con infinite promesse di imbecillità. Tutta questa
– evitabilissima – introduzione di quasi 2500 caratteri perché i
memini letterari non sono tantissimi, ma sono freschi, (talvolta)
fritti e di un'idiozia abissale – in senso buono, cioè nel senso
del sollazzo assoluto e inverecondo. Di seguito consiglio qualche
pagina/gruppo di memini letterari fatti bene – certe hanno più profili
social, per comodità mi limito a facebook.
(quella, la pagina ufficiale, non memano spesso ma memano durissimo
Non sono
molte, ce ne saranno centinaia che ancora non ho trovato o che non mi
vengono in mente, man mano che le scovo vedrò di ampliare la lista.
Certo, qualcuno deve pure crearle. Qualcuno che sappia usare programmi di
grafica oltre il caro vecchio paint – e qui mi sfilo garbatamente
dalla candidatura.
Daje,
lettori, facciamo finta di saper fare gioco di squadra.
*si fa per
dire, continui pure, Landolfi approverebbe.