Stamattina – neanche un quarto d'ora fa, a dire il vero –
ho terminato la lettura di La biblioteca di Gould di Bernard Quiriny,
pubblicato da L'Orma Editore nel 2013 nella traduzione di Lorenza Di
Lella e Giuseppe Girimonti Greco.
È
un autore consigliatomi da Collega Ganza, l'ho trovata a pasteggiare
nel retro della biblioteca beatamente concentrata su Storie
Assassine; e me l'ha presentato così bene che mezzora dopo avevo
recuperato La biblioteca di Gould dallo scaffale, iniziandolo più o
meno nell'immediato, ancora seduta al banco prestiti. Peccato per
quell'utente – mi ricordo anche il cognome, è simpatica e passa
spesso – che voleva prenderlo in prestito. Lo restituirò quanto
prima, signora G.
Ora,
vediamo di dire almeno due parole sul libro, che tra circa mezzora
devo farmi trovare pronta sotto casa – e devo ancora finire di
prepararmi.
Il
narratore è un amico di Pierre Gould, una voce senza nome e con poca
personalità, di cui spiccano però l'ammirazione per Gould, per la
sua collezione di libri ed esperienze curiose, per le sue
inarrivabili conoscenze, per i suoi modi. Per tutto. La narrazione è
in prima persona, e si susseguono capitoli di tre diversi tipi: Una
collezione molto particolare, dedicata alla biblioteca di Gould, in
cui vengono esposte le categorie più bislacche con cui l'uomo ha
raccolto i suoi volumi; Dieci città, in cui Gould narra di città
immaginarie caratterizzate da qualità sempre più assurde; e infine
La nostra epoca, in cui vengono raccontati cambiamenti estremamente
bislacchi – e ovviamente impossibili – avvenuti nella
popolazione.
È
assurdo, improbabile, perfino surrealista. C'è tanto Calvino, c'è
un sacco di Borges e – su questo devo crederci sulla fiducia, che
ancora non l'ho letto – un po' di Bolano. La scrittura però è
fluida, piacevole, calma. Non ti spiazza, ma ti accompagna, è una
voce amichevole e complice.
E
le trovate, le meravigliose trovate. Le assurdità che vengono
proposte e affrontate con ragionevolezza, con la consapevolezza del
nostro vivere civile. Non voglio fare esempi, non voglio anticipare
nulla, rovinerei la lettura.
È
da leggere. È una meraviglia.
(è
da regalare alla mia coinquilina, lo adorerebbe, come non manco di
farle notare. Sssh, prima o poi glielo prendo.)