- Ottieni link
- X
- Altre app
- Ottieni link
- X
- Altre app

Dunque,
Adieu mon coeur di Angelo Calvisi, edito da CasaSirio che mi ha
gentilmente omaggiata di una copia.
Dunque,
vediamo. Intanto odio doverne parlare a più di una settimana dal
termine della lettura, perché ricordo che la recensione mi sbocciava
in testa ancora mentre avevo gli occhi sulle pagine, e le parole
fresche nel cervello. Non è la stessa cosa, parlarne così, a mente
fredda e lontana, ma proverò.
Adieu
mon coeur racconta di Paolo, in una storia suddivisa in capitoli
lontani tra loro, come spirito e come temporalità. Inizia con un
Paolo ragazzino, coi brufoli e un amico del cuore, con l'oratorio e i
ragazzi più grandi che lo scacciano via dal flipper. È un capitolo
solare, allegro, dinamico, nonostante i genitori che litigano; mi ha
riportata a “quel” periodo, quello dimenticato, quello ancora più
distante dall'età adulta dell'infanzia stessa. Quel mondo tra i
mondi.
C'è
questo primo capitolo in cui Paolo è un ragazzino che vive da
ragazzino, e poi c'è il capitolo dopo. E poi il capitolo dopo
ancora, e quello dopo, fino all'ultimo. Una disgrazia, la scoperta
della musica, la vita in comunità, la droga, nello spazio invisibile
tra un capitolo e l'altro. Conosci Paolo, il pischello, e ti ritrovi
poche pagine dopo con questo mezzo adulto perduto, con gli organi a
pezzi e l'animo arreso.
E
poi la storia va avanti. Paolo che diventa pienamente adulto, Paolo e
la musica, Paolo e Michela, Adieu mon coeur. Se volessi trovare un
tema che possa fare la somma di tutto ciò che è questo libro, direi
che parla di quanto la vita è infame a passare così veloce, del
mondo che non ti aspetta, e che poi se ne frega se quello che provi
dura in eterno. È un po' un amaro “cosa ci si può fare?” a
braccia allargate per accogliere il peggio.
Io
comunque le canzoni di Paolo le vorrei ascoltare.
- Ottieni link
- X
- Altre app