Piccoli scorci di libri, ovvero recensioni assai brevi e poco impegnative #27

Dopo aver finito Middlemarch – che comunque ho adorato alla follia – mi sono data alla pazza gioia. In pochi giorni ho finito due libri, altri due già sono in lettura. Uno è Il pasticcere del re, che inaspettatamente mi sta piacendo un sacco. Dico inaspettatamente perché ho letto una recensione mediamente positiva e pure la Somma Libraia, prima di prestarmelo, mi ha manifestato le sue riserve. Però finora mi sta garbando di molto, quindi... beh, vi dirò quando l'avrò finito.

Tutti possono fare fumetti di Gud – Tunuè, 2013

Ok, questo non è un libro e non è neanche narrativa nel pieno senso della parola. Però è assai interessante, quindi ve ne parlo lo stesso, anche perché la Tunuè è stata tanto gentile da mandarmelo.
Questo è un manuale per aspiranti fumettari. Non scende nei particolari, non s'inerpica sui mirabolanti sentieri della prospettiva, non svela i misteri dell'anatomia, non fornisce tutto ciò che serve a un aspirante fumettaro per diventare fumettaro. Questo è bene metterlo in chiaro.
Più che altro ti aiuta a capire come si diventa appieno aspiranti fumettari. In sostanza c'è questo tipo – che immagino sia Gud stesso? - che si sollazza con l'idea di diventare fumettista. Va in biblioteca e chiede di visitare la sezione. Tristemente si scontra con la triste realtà dell'assenza di una vera sezione fumettistica. Perché diciamocelo, in Italia il fumetto conta meno di zero. Ma c'è anche da dire che al giorno d'oggi qualsiasi branca lavorativa che implichi una competenza specialistica conta quanto un due di picche strappato, quindi...
noterete dell'amarezza. Non fateci caso, in realtà sono lieta di dire che continuo a gioire in libreria, sia chiaro, è tutto il mondo che c'è intorno a non andarmi giù.
Vado avanti? Vado avanti. Gud si trova innanzi alla porta di un bagno, dalla quale l'omino stilizzato comincia a parlargli. Ed essenzialmente questo è quanto inizierà a ripetersi per tutto il resto del fumetto.
Una continua citazione, una lezione imparata da ogni personaggio che compare. Dall'omino del bagno – l'icona base – a Yellow Kid, da Superman ad Astro Boy fino a Popeye e quant'altro. Un breve viaggio all'interno del mondo del fumetto. Piccole spiegazioni, alcune basilari sul formato della tavola, sulle vignette, sulla leggibilità, sulle onomatopee. Ma soprattutto – e questa è la parte che mi ha fatto sorridere, che io di fumetto non capisco molto, ma nella narratività ci sguazzo – quando a Gud è stato chiesto da Ignatz Mouse 'Qual è la prima domanda che devi farti davanti al foglio bianco?' e la risposta – data dopo diversi errori e una gomma lanciata sul cranio – è 'Perché?'. Capirete la mia approvazione, immagino.
Ecco, di certo TPFF non può essere definito un manuale esaustivo e particolareggiato sul fumetto. Ma per chi fosse alle prime armi o si stesse ancora chiedendo se scrivere fumetti è quanto vuole fare... beh, in questo caso lo consiglio assai.
Oddio, in realtà a me è piaciuto anche se dopotutto non sono che una fruitrice. Perciò magari tenetevelo a mente lo stesso.

L'anno di vento e sabbia di Roberto Delogu – Hacca Edizioni, 2013

Era appena arrivato un bastimento carico di titoli Hacca in libreria. Per la prima volta facevo chiusura – in realtà avevo perso l'autobus – e, dopo aver spento tutte le luci e messo a posto un paio di libri, ho dato un'occhiata agli ultimi arrivi. Poi ho deciso di provare questo. E... vediamo.
In questo libro ho ritrovato una vaga eco di ITIS di Cavina. Non perché lo stile sia simile, men che meno l'ambientazione. Si può anzi dire che l'unica cosa che hanno in comune questi due libri sia il fatto che raccontano di un'adolescenza lontana, anche se poi gli aspetti su cui si soffermano sono diversissimi. Eppure c'è quel qualcosa. Credo sia il ricordo della prima giovinezza, che una volta perduta diventa opaco, fumoso, denso. C'è un qualcosa che rende molti libri ambientati nel ricordo adolescenziale molto simili tra loro, ma non so bene cosa sia, quindi in assenza di definizioni più precise la pianto di divagare e torno alla trama.
C'è Gigi, quest'uomo – che compare come adulto solo all'inizio e alla fine del romanzo – che parla di un anno in particolare della sua adolescenza, quello in cui lui e il padre hanno vissuto in un casotto in spiaggia, a Cagliari, perché la madre aveva deciso di prendersi un anno di pausa dalla relazione. Ne parla con una certa serenità, senza trasmettere l'intensità delle emozioni di allora, ma piuttosto riflettendoci sopra col 'senno di poi'. È una storia raccontata e non vissuta. Il che non lo indico né come difetto né come pregio, lo indico e basta.
E dunque, c'è quest'anno particolare. Poi c'è il presente, in cui Gigi è diventato avvocato e gli si ripresenta davanti un elemento di quell'anno lontano, che lo spinge non soltanto al ricordo, ma anche alla presa di coscienza di alcuni accadimenti che in un certo senso lo riguardano.
capitemi, è davvero difficile evitare lo spoiler.
L'ambientazione gioca un ruolo fondamentale. Sardegna, i primi anni '80. Il terrorismo rosso, i rapimenti.

Basta, di più non dico. Dico giusto che mi è piaciuto.