Come
iniziare a chiacchierare di Le sorelle misericordia di Marco
Ciriello? Perché è una lettura breve ma complessa, anzi, più
che complessa direi profonda. Una lettura che probabilmente mi sarei
negata, non fosse che mi è arrivata tra le mani allo stand di
Spartaco Edizioni in quel del Salone del Libro – uno dei
pochissimi stand in cui ho avuto la faccia tosta di presentarmi, che
c'eravamo accordati per un caffè. Il caffè non ho avuto tempo di
prenderlo, era l'ultima ora dell'ultimo giorno del Salone e dovevo
ancora fare un salto da Casa Sirio, ma Le sorelle misericordia le ho
trafugate ben volentieri. Dicevo, una lettura che mi sarei negata, e
che sono ben lieta di aver fatto. È come se non fosse un libro mio,
come se scorressimo su binari esattamente paralleli, ma potessimo
comunque osservarci con curiosità e interrogarci a vicenda a
distanza.
Le
sorelle misericordia inizia con una partita di tennis, sport del
quale so poco e nulla – come del resto buona parte degli sport. Una
campionessa italiana, Laura Cammarata, sta stra-vincendo contro
un'australiana. È un match importantissimo quanto perfetto, una di
quelle partite che entrano nella leggenda; solo che a un certo punto
Laura, già molto credente di suo, vede la Madonna. Non le dice
nulla, e lei non è che capisce granché. Però lascia tutto. Si
scusa e se ne va. Abbandona il tennis, la ribalta, la soddisfazione
di chi si è allenato tutta la vita, e decide di dedicarsi totalmente
alla sorella Cristiana, su cui si abbattuta la SLA.
Cristiana
è ben diversa dalla sorella; alla sua fede incrollabile, fatta di
uno studio acritico e intenso, oppone un ateismo rabbioso. Non odia
Laura in quanto sana, ma odia il fatto che, pur essendo sana, ha
abbandonato tutto ciò che si era costruita per sprecare le sue
giornate dietro un'invalida. Odia la sua fermezza nel credere. Odia
il peccato, non la peccatrice. Scusate la battutaccia.
E
questo libro è fatto in buona parte delle loro discussioni, del modo
in cui si guardano e si amano a vicenda, che per quanto diverse –
in tutto – sono sorelle, e non è un legame da niente. Anzi, è
proprio in virtù della forza di questo legame che Cristiana si sente
in grado di tirarlo, provocando costantemente la sorella, puntando
sistematicamente su ciò che ha più caro.
E
in realtà è una lettura che mi ha portato a fare qualche
riflessione di mio. Cioè, ho sempre detestato l'idea che “siccome
noi atei siamo nel giusto, va' la scienza come ci dà ragione,
'ndiamo a dimostrare a questi illusi quanto sono illusi”, non è
che avessi bisogno di riflettere granché sulla questione. La
sicurezza di essere totalmente nel giusto, questo continuo voler
mettere le mani nella visione del mondo degli altri, mi dà la nausea
a prescindere, da un lato e dall'altro.
E
mentre leggevo pensicchiavo a quanto sia strano voler mettere in
discussione qualcosa come la fede – che tecnicamente non dovrebbe
essere la fiducia totale in assenza di prove? Un fortissimo “ok,
fermo là, non dire altro, ti credo”? - con una discussione fatta
di esempi, numeri, logica. Non è, pensavo, un po' come cercare di
udire con la bocca? Sono due cose distinte, uno il sentire e l'altro
il pensare, mi dicevo.
Poi
mi è capitato di chiacchierarne con un amico credente, che non si è
detto poi d'accordissimo sul mio pensicchiare; c'è da dire che non
ero proprio la perfetta immagine della sobrietà, quindi un po' mi
sono spiegata male, un po' non ricordo le risposte e mi sa che avrei
fatto bene a riaffrontare l'argomento prima di scrivere questo post.
Ma comunque.
Forse
mi sono fatta un'idea sbagliata, e il dubbio è una parte integrante
della fede, e ha perfino bisogno di essere nutrito con la
discussione, pure e soprattutto coi detrattori. Come una bolla che va
grattata, ogni tanto. Non saprei dire, è un senso che mi manca,
anche se proprio per questo mi interessa capirlo.
Ma
torniamo al libro, a Laura e a Cristiana.
Che
dal lontane che erano, si riavvicinano, e si rimpallano la narrazione
e i punti di vista, il racconto delle giornate. È un libro fatto di
frasi brevi, secche, spesso neanche belle. L'autore ha preferito
l'immediatezza e la semplicità al bel scrivere, e non so bene come
pormi di fronte a questa scelta. È una storia che si sarebbe potuta
scrivere in mille modi, credo, e ognuno avrebbe aggiunto e tolto
qualcosa.
Mi
è piaciuto, credo che questo si sia potuto notare. Forse più per
quello che scatena, che per quello che è. Una battaglia teologica e
una storia di sorelle.