Il coming out degli insicuri

Nelle scorse settimane mi sono data una corposa svegliata; sono tornata su progetti che avevo messo da parte, mi sono data una spinta di quelle potenti e mi sono decisa, dopo mesi di tentennamenti, ad aprire la pagina dedicata ai servizi editoriali. Scusate lo spam, non è di questo che volevo parlare oggi; mi andava di chiacchierare piuttosto della pagina accanto, Link utili per (aspiranti) scrittori, che ho aperto a un paio di giorni di distanza dalla prima e che sto ancora mettendo in ordine, e si vede – avete siti, blog, forum da consigliare? Sarò ben lieta di vagliare e inserire, ovviamente a titolo gratuito, visto che mi è stato discretamente chiesto da più persone se volessi farmi pagare.
Ora, in questa pagina è mia intenzione elencare tutto ciò che può effettivamente tornare utile a chi voglia scrivere, migliorarsi e pubblicare: riviste letterarie, piattaforme dedicate alla scrittura creativa e soprattutto figure professionali necessarie per buona parte di coloro che vogliano buttarsi sull'auto-pubblicazione con esiti che superino la mera amatorialità. Dunque altri editor e correttori di bozze, esperti di social media, illustratori, impaginatori, traduttori etc.
E ora entriamo nel vivo di questo post un po' alla buona, come non mi capitava da tempo di scriverne, – e diamine, non sia mai che io perda la mia vena stramandona, come dice mia madre – ovvero nell'insicurezza, nel dubbio che ostacola e a volte blocca.
Tanto per cominciare, non ero affatto certa che fosse una buona idea aprire la pagina Link utili blabla; perché mai, visto che si tratta di un po' di consigli a buon mercato che male non possono fare? Ecco, il fatto è che temevo venisse presa come una ruffianata, come il primo passo di un do ut des obbligato che nessuno mi aveva richiesto, che le persone linkate avrebbero storto il naso di fronte al collegamento virtuale, come se fosse un amo che le aveva agganciate mentre nuotavano tranquille facendosi i fattacci propri nel laghetto dell'Internet. Ho chiesto pareri in giro, a un paio di amicizie che trovate nell'elenco, e solo quello mi è costato non poca fatica, perché l'insicurezza è una brutta bestia; le risposte sono state unanimi, “Ma che stai a dire? Fa comodo, fai 'sto elenco e via”.
E l'elenco me lo sono creato prima in testa, poi ho buttato giù una traccia sull'ormai devastato quaderno degli appunti e infine mi sono messa a chiedere ad alcuni dei professionisti che avrei voluto infilarci se avessero effettivamente voglia di comparirci.
E sapete cosa ho trovato? Altra insicurezza. Tanta, tanta insicurezza. Persone di cui ammiro profondamente l'operato, che sia in campo artistico o editoriale, che si felicitavano per la mia decisione di uscire dall'ombra del dilettantismo, che speravano di trovare il coraggio di fare altrettanto e che si chiedevano, nonostante i risultati del loro sudato lavoro siano oggettivamente eccelsi, se fosse il caso di mettersi così in mostra, se fossero abbastanza bravi.
(sì, lo siete. diamine se lo siete).
Il contesto del lavoro free-lance è strano, soprattutto se parliamo dell'ambito creativo; puoi affidarti soltanto a te stesso e al tuo senso critico, non c'è nessuno che ti dica, dall'alto di una competenza superiore, se ciò che stai facendo sia giusto o sbagliato. Vale per l'editing, per la traduzione, per l'illustrazione, per tutto ciò che implica un'interpretazione e una ri-creazione del significato, che sia per lettere o per immagini.
E lavorando da soli si rischia di chiudersi quella bolla illusoria in cui sei l'unico a dubitare di sé, perché il lavoro degli altri lo guardi dall'esterno, vedi competenze mature e compiute realizzarsi in risultati finali ineccepibili, – ma dopotutto che ne sappiamo di quanto c'è voluto a Tizio per ottenere quell'illustrazione così proporzionata, la giusta amalgama di colori, o a Caio per riprodurre in italiano un'arzigogolata frase in russo lasciandone intatto il significato? Che ne sappiamo di quanto ci ha messo Sempronio a scrivere un articolo così svelto, pulito, agevole da leggere e capire?
Non possiamo saperlo; ma così, a sentimento, mi viene da dire che Tizio, Caio, Sempronio e pure i loro vicini di casa quel risultato così perfetto se lo sono sudato macerandosi nel dubbio per notti intere.
Dubitare è sano, utile, umano. Lo facciamo tutti, lo fanno pure i migliori, quelli così bravi che non te l'aspetteresti mai. L'importante è che l'insicurezza non diventi un blocco, che impariamo ad aggirare l'ostacolo e a passare oltre.
Sennò come facciamo a evolvere?