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Dunque,
dicevo, Doppio sogno, edito per la prima volta nel 1926.
Siamo a
Vienna, e la novella inizia con una scena di intimitÃ
domestica, moglie e marito che si parlano la sera, dopo cena. La
bambina – sei anni – è a letto e ora hanno finalmente
l'opportunità di stare da soli, di riflettere sulla festa in
maschera della sera prima, durante la quale sono stati separati per
un breve periodo dagli altri invitati, e da lì parte il racconto di
fantasie, ricordi e desideri, da una parte e dall'altra. Il
protagonista, Fridolin, rimane piuttosto scosso dal racconto tutto
sommato blando della moglie, che gli parla di un ufficiale danese
incrociato durante la luna di miele.
Viene
chiamato d'urgenza al capezzale di un malato – è un medico privato
– e deve separarsi dalla moglie Albertine, troncando a metà quel
gioco di confidenze e confessioni.
Quella
notte, per Fridolin, sarà strana. Ancora turbato dal racconto della
moglie, cui riandrà con la mente di tanto in tanto e con stato
d'animo altalenante, si troverà a saltare da una situazione
improbabile all'altra, tutte scene che vedranno al centro una figura
di donna, e un forte desiderio. Quella notte, per lui, sarà davvero
un sogno, o forse un incubo. Forti toni onirici e misteriosi, che
puntano sull'influenza della psicanalisi freudiana.
Sogni, maschere, nudità . Goffe indagini, dubbi.
Una lettura
breve, curiosa, inaspettatamente piacevolissima, - non mi aspettavo una scrittura così
fluida e insieme raffinata, leggera e semplicemente bella.
Ho quasi
l'impressione di aver barato, deputando a Doppio sogno il compito di
traghettarmi più in profondità tra le pieghe della letteratura. Lo
consiglio spassionatamente, - ne cercherò una copia per la mia
coinquilina, sono certa che le piacerà un sacco.
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