Un paio di novità, qualche link e cose noiosamente personali #3


Dunque, questo post è un ammasso di aggiornamenti disordinati su quanto sta avvenendo un po' al blog e un po' a me, – limitatamente alla dimensione letteraria, non è che adesso mi metto a parlarvi degli affaracci miei, che ve ne fregherà ben poco.
Forse.
Andiamo a iniziare, suvvia.
  1. Ieri è uscito finalmente il programma del Salone del Libro di Torino. Va da sé che ci sarò quasi tutti i giorni. Sicuramente sabato, probabilmente domenica e lunedì durante la chiusura, così approfitto degli ultimi sconti. Come al solito ci sono paginate e paginate di presentazioni e conferenze da scandagliare, e per ora so solo dire che assisterò all'incontro di Gainsworth Publishing che si terrà sabato mattina, “Mostri in ritardo. Perché in Italia l'urban-fantasy non arriva?”, condotto da Luca Tarenzi, Aislinn, Julia Senna e Helena Cornell.
    Per il resto, gigioneggerò tra gli stand e cercherò di fare acquisti oculati, in modo che mi restino abbastanza lacrime per piangere a fine Salone. Non ho ancora trovato sul sito l'elenco degli espositori, quindi per ora non mi è dato di compilare una precisa lista della spesa. Diamine.
  2. Questo argomento mi imbarazza molto, perché si tratta di qualcosa a cui tenevo – e tengo ancora – molto, in cui ho creduto portando altri a crederci, per poi abbandonarlo biecamente. Sto parlando del Concorso Transilvania, che avevo indetto tramite un altro blog – anche quello al momento abbandonato – che avevo chiamato Transilvania Project. Non voglio parlarne nei particolari, il Concorso e la sua interruzione meritano un post a parte, e conoscendomi sarà pure bello lungo, grondante di sentimenti. Per farla breve – certo, credici – un paio d'anni fa avevo indetto un concorso per racconti fantastici la cui unica traccia consisteva nel celebrare la Transilvania, in qualunque bislacco modo potesse venire in mente agli autori. Avevo chiesto l'assistenza di valenti aiutanti, editor, librai e perfino autori affermati. Avevo stabilito premi, annunciato la pubblicazione dell'antologia, tutti insieme ci siamo messi d'impegno a leggere, valutare e infine editare i testi... e poi mi sono fermata. A un certo punto ho guardato quello che avevo tra le mani, un risultato estremamente superiore alle mie aspettative e qualcosa dentro di me si è sbriciolato.
    Non mi è facile parlare dei due anni che sono trascorsi tra la mia laurea, il mio immediato trasferimento a Torino e questo momento. Da un lato sono stati meravigliosi, dall'altro estenuanti. Seppure in un ambiente estremamente accogliente, ho iniziato a sentire una fortissima distanza tra quello che ero e i risultati che sentivo avrei dovuto ottenere come essere umano. Mi sentivo a tratti estremamente felice, ma inadatta alla vita, come se uscire dal mio piccolo mondo mi avesse mostrato la miseria della mia crescita personale. E le mie competenze in campo editoriale-letterario non contavano più nulla, non potevano farmi sentire una persona vera.
    Il Concorso Transilvania, in sostanza, è andato a ramengo per questo motivo. Non pensavo che sarei riuscita a fare qualcosa di cui andare davvero fiera.
    I mesi si sono affastellati gli uni sugli altri, ho fatto qualche esperienza lavorativa, mi sono messa a scrivere articoli, a editare l'antologia di Michele, uno dei partecipanti del Concorso che mi ha contattato dopo essersi trovato particolarmente bene – qui il link del risultato, se volete dare un'occhiata. So che ne parlerò diffusamente in futuro.
    E poche settimane fa sono tornata a leggere i racconti vincitori, quelli che avrebbero dovuto comparire nell'antologia. E li ho trovati così convincenti, così belli. Sono così immensamente soddisfatta del risultato che potrei piangere di orgoglio. Non ho mai pensato che il Concorso Transilvania sarebbe morto lì, che avrei lasciato i racconti a marcire. Mi sono sempre detta che prima o poi avrei concluso ciò che avevo iniziato.
    Ecco, sono tornata ufficialmente a lavorarci. La questione sarà ancora lunga, ma al momento ci stiamo muovendo. Io e i racconti, verso l'antologia. E dico davvero, sono così fiera dei racconti che intendo farli uscire nella versione grafica migliore possibile. Glisserei, se non fossi convinta di quello che dico.
    (Ovviamente mi sono già scusata coi partecipanti per l'attesa cui li ho condannati, e mi scuserò ancora. Questo non vuol dire che non sbaglierò di nuovo, non posso prometterlo, ma farò sempre del mio meglio per rimediare).
  3. Leggo. Poco, ma sempre. Al momento saltello tra Laguna di Nnedi Okorafor (Zona 42) e l'antologia Ebrei contro Zombie (Acheron Books); devo anche scrivere le recensioni di Il pittore fulminato di César Aira e Quello che rimane di Paula Fox. La colonna di libri che mi attende affastellata malamente sul comodino, quella ve la risparmio. Sono tanti. Sembrano belli. Un po' soffro.
  4. Non c'entra nulla, ma credo dobbiate sapere che mi sono presa come fedele aiutante un ukulele giallo acceso. È bellissimo e non lo so suonare per niente.
  5. Sono consapevole di quanto sia pessima la grafica di questo blog. Mi toccherà rimediare, lo so.
  6. Devo smettere di rimandare il momento in cui metterò online il mio sito per i servizi editoriali. Ho pure le grafiche pronte, opera della solita Scarabocchia – e mi piacciono un sacco.
  7. Ho una fame di libri che non sentivo da tanto, tanto tempo. Se non sto attenta, rischio di ricadere nella fase da lettrice mistica che sproloquia continuamente sul potere salvifico dei libri e sulla connessione mentale che intercorre tra le pagine e la propria anima ardente di storie.
    Avessi un Capote in casa, accidenti.