Ammetto
di essere una consumatrice mediale umorale. Nel senso che, quando mi
trovo a scegliere che film guardare, che musica ascoltare o che libro
leggere, di norma scelgo a umore, piuttosto che a gusto. Se mi sento
allegra e rilassata, non andrò a pescarmi un Ellroy, e se ho bisogno
di riflettere con calma difficilmente la mia scelta ricadrà su un
libro della serie di Agatha Raisin.
È
per questo che mi viene spesso da definire certi libri come “letture
del buonumore”. Quei libri da leggere specificamente quando si ha
bisogno di qualcosa che possa riportare un po' di lieto calore alle
nostre giornate.
Dunque,
La vita inusuale di T. Tembaron di Frances Hodgson Burnett,
edito da Astoria nella traduzione di Simona Garavelli.
Mi
trattengo, per ora, dal fare cenno ad altre opere della stessa
autrice. E no, non mi riferisco a Il giardino segreto che tutti
conosciamo. Carino, eh, simpatico. Ma il capolavoro, per me, è un
altro.
Torniamo
a Tembarom, che è comunemente definito come una Cenerentola al
maschile. C'è questo ragazzo che si fa in quattro per le strade di
una vecchia e viva New York. Siamo all'inizio del '900, scorriamo
brevemente le vicende che hanno portato T. a essere un orfano, poi un
lustrascarpe, un ragazzino a modo e infine un giornalista. Vive in
una modestissima pensione piena di personaggi curiosi, benvoluto da
tutti. Non si tratta di fortuna, è che Tembarom è proprio una bella
persona. Magari non brillante, ma gentile, socievole, umile.
Difficile non lasciarsi conquistare.
Capita
poi che riceva la visita di un avvocato inglese, che gli comunica una
notizia che curiosamente non gli pare poi così lieta: Tembarom è
l'erede di una fortuna in Inghilterra, deve solo tornare nel Vecchio
Continente a sfruttarla.
Eviterò
di dire altro sulla trama, già di partenza piuttosto semplice. C'è
la storia d'amore – e ci mancherebbe – c'è un mistero e ci sono
le differenze tra Stati Uniti ed Europa. Per l'autrice, che ha
trascorso la vita tra Inghilterra e America, lo scontro tra le due
culture è un tema importante, che ha trattato assai più a fondo in
quello che non esito a definire il suo capolavoro, Un matrimonio
inglese.
Che
dire ancora di questa lettura? Ebbene, sono un po' combattuta.
Sicuramente è fine, piacevole e divertente. Dal lato della
gradevolezza non fa mancare nulla, anzi. Se però Un matrimonio inglese mi ha rapita per la sua concezione della donna e dei rapporti
familiari e L'imprevedibile destino di Emily Fox-Seton mi ha
sconvolta per l'inquietante cambio di prospettiva sul finale, devo
ammettere che le vicende di Tembaron non hanno saputo smuovermi poi
molto. Mi sono affezionata ai personaggi e al loro destino, e
sicuramente non avrei trovato alcunché da appuntare se siffatto
libro venisse da un altro autore. Ma è la Frances che adoro, e
ammetto che dalla sua penna mi sarei aspettata che andasse ben più
in profondità.
Ovviamente
mi guardo bene dal sconsigliarlo, tutt'altro. Anzi. Ma Un
matrimonio inglese, per me, rimane una vetta intoccata.