Giorni
e giorni fa sono stata alla presentazione di Real Mars di Alessandro
Vietti, edito dalla Zona 42, in quel di Reggio Emilia, nello
specifico alla Miskatonic University. Invero mi trovavo in zona –
il gioco di parole è troppo urfido per cancellarlo, dai – per
festeggiare il compleanno di una cara amica, e sono stata ben lieta
di constatare che pure lei e il di lei fanciullo erano ben propensi
ad assistere alla presentazione.
Dunque,
vediamo, da dove iniziare? Intanto Real Mars lo sto leggendo adesso,
sono più o meno a metà e mi sta piacendo moltissimo, ed è bello
riscontrare nella lettura ciò che mi è stato promesso durante la
presentazione. Ma andiamo con ordine, seguendo gli sfavillanti
appunti presi durante l'incontro, per i quali non ho da ringraziare
che Amorevole Coinquilina che mi ha prestato il suo quaderno degli
appunti con relativa penna, visto che io finisco sempre per
dimenticarmeli.
Intanto
v'è da specificare che Giorgio e Marco – editori di Zona 42 – si
sono portati dietro un cane. Una cagnolotta meravigliosa che per
tutto il tempo ha continuato a vagare per la libreria, che ogni tanto
uggiolava e implorava l'attenzione dei suoi familiari, ignorando con
freddezza i miei ripetuti tentativi di approccio. I miei appunti sono
punteggiati dalla parola CANE in maiuscolo. Non dev'essere poi così
facile prendermi sul serio.
Altra
cosa che ho notato è che gli scaffali della libreria erano pieni;
ora, io la Miskatonic University ho iniziato a frequentarla –
seppure raramente per ragioni geografiche – che aveva appena
aperto, e ricordo il continuo avvicendarsi degli spazi vuoti, perché le case
editrici di genere in Italia ci sono, ma sono piccole e scollegate
tra loro, non fanno riferimento a un unico sistema che possa
garantirne un'unanime diffusione. Nel giro di mesi – anni –
i Miskatonici sono riusciti a prendere contatto con un sacco di
realtà editoriali interessanti, ed è bello vederle impilate sugli
scaffali. Anche se la libreria era ingombra di gente e di sedie e ho
avuto poco modo di scrutareli appieno. Comunque intendo
ri-chiacchierare della questione.
E
finalmente i miei appunti iniziano a fare riferimento a Real Mars.
Era anche l'ora.
Giorgio
e Alessandro – editore e autore – annunciano con soddisfazione
che il libro sta girando parecchio, e non soltanto nell'ambiente
della fantascienza; sono infatti di ritorno da un incontro con un
gruppo di lettura romano dedicato alla letteratura non di genere. Si
parla del pregiudizio nei confronti della fantascienza, del fatto che
un libro di fantascienza riuscito e di successo difficilmente viene
definito fantascientifico dal grande pubblico, vedasi 1984. Secondo
Vietti però questo pregiudizio non c'è, o quantomeno influisce
molto meno di quanto non si tenda a pensare. Se il libro proposto al
pubblico è interessante, dice, il pubblico apprezzerà e non si
porrà il problema del genere. Bisogna evitare di fossilizzarsi come
se il pregiudizio esistesse. Mi è parso un punto di vista
interessante, e ammetto che un po' mi ha stupita sentirlo in loco;
che la fantascienza – e il fantasy – siano generi di nicchia,
malvisti da una parte piuttosto consistente del mondo letterario, è
una verità universalmente riconosciuta.
Dopodiché
si è parlato di una questione interessante, quella faccenda triviale
che ha dato il via a Real Mars. I soldi. Real Mars parla di una
missione spaziale, quattro astronauti mandati su Marte dall'ESA –
Agenzia Spaziale Europea – finanziata da un canale televisivo. Real
Mars è infatti il nome del reality in cui vengono seguiti minuto per
minuto i quattro personaggi, ed è esplicitato fin da subito che se
non fosse stato per la televisione la missione non si sarebbe mai
potuta concretizzare. È una questione che si ripresenta spesso,
tramite l'immissione di metafore nella narrazione o attraverso i
dialoghi dei personaggi; ne valeva la pena? Il peso del mezzo e del
fine possono equipararsi? Il mito della scoperta, del sogno, della
ricerca insozzato dal turpe terra terra del reality? Vietti afferma
che l'appassionato di fantascienza ha sempre in mente la conquista
dello spazio, ha in mente l'Enterprise di Star Trek.
“Ma
l'Enterprise costa un casino, e in Star Trek non si parla mai di
soldi.”
Vero.
Credo, non guardo Star Trek.
Il
discorso passa poi alla scelta di narrare la missione spaziale
attraverso un punto di vista particolarmente originale, che mi ha
finalmente chiarito le motivazioni di una copertina così poco
“spaziale”. E premetto che si tratta di una scelta originale
quanto scorrevole, la particolarità del punto di vista è limata al
punto che ci si potrebbe pure non fare caso. Non si tratta di un
“Ehi, guardate che narratore ho scelto, quanto sono figo per aver
pensato 'na rob così particolare, vedrò di sottolinearlo ogni 3x2”.
In tutta onestà, complimenti a Vietti. Che non mi pare avere bisogno
dei complimenti, durante la presentazione si vedeva quanto fosse
sicuro e soddisfatto della sua opera.
Dicevo,
il punto di vista, la voce narrante.
Ora,
noterete che la copertina presenta uno sfondo candido, latteo, e un
divano ugualmente bianco appena macchiato di grigio dalle ombre.
Posso essere onesta? Quando l'ho vista non mi convinceva affatto, e
pure adesso continuo ad avere delle perplessità, pure avendola
capita. C'è però da ammettere che dice tutto, buona parte di quello
che c'è da dire. È un invito a sedersi e a osservare le vicende dei
quattro astronauti dall'interno del libro, a diventare spettatori.
Perché a narrare è la televisione, il racconto è sempre mediato
dallo schermo – o talvolta dalle pagine patinate di un giornale –
e insieme alle vicissitudini dei protagonisti ci prendiamo anche quei
minuti in cui gli spettatori guardano Real Mars. C'è una forte
multimedialità in Real Mars, proprio perché l'autore ha voluto
raccontarci la missione spaziale così come secondo lui verrà
narrata nel giro di venti-trent'anni.
A
questo proposito, c'è da sottolineare un'altra questione
interessante, un po' più ludico-divertente e meno filosofica, ovvero
il fatto che essendo Real Mars ambientato appunto a pochi decenni dal
nostro presente, compaiono alcuni dei nostri VIP. Sgarbi, ad esempio,
per non parlare del commento di Michele Serra alla prima puntata del
reality. Sono tutte cose che ci spingono quasi a forza all'interno
del libro, che aiutano a fruirlo come se facessimo davvero parte del
pubblico. Quello di Real Mars non è un universo poi così
alternativo.
Altra
questione particolarmente interessante – e buffa – sono state le
reazioni al profilo facebook di Ettore Lombardi, uno dei quattro
astronauti selezionati per il programma. Vietti ha infatti creato il
suddetto profilo, gestendolo personalmente interpretando il proprio
personaggio, settimane prima dell'uscita del libro. In realtà, prima
ancora che si sapesse dell'uscita del libro. Tralasciando la
genialità della cosa in sé, è bello sapere che un genitore ha
scritto a Ettore Lombardi dopo aver trovato il nome per caso, che è
il nome dato al figlioletto appena nato. Ed è anche meraviglioso
sapere di tutti quelli che si sono indignati perché “Ma come,
andiamo su Marte e nessuno ne parla? Komplotto111!”.
Il
mondo è bello, quando ci si mette.
La
presentazione è stata ganza, e continuare a inserire pedissequamente
tutto ciò che è stato detto rischia soltanto di ridurla a una
sfilza di annotazioni e riferimenti malamente legati l'un l'altro. Si
è parlato anche del magico mondo dell'editoria italiana, della lunga
trafila che ha infine portato Real Mars alla pubblicazione. C'è
stata una sorpresa finale di cui non parlerò, nonostante
l'entusiasmo iniziale e i bei sentimenti, perché non mi appartiene e
non voglio banalizzarla. Però è stato bello assistere e dedico un
sacco di auguri a chi ne ha fatto parte.
Una
cosa che mi ha fatto immensamente piacere è vedere Zona 42 crescere
e continuare a pubblicare titoli interessanti. È una casa editrice
che nomino spesso, quando chiacchiero di fantascienza, perché non
fosse stato per loro, io la fantascienza avrei continuato a guardarla
da lontano, a saltare del tutto gli scaffali entrando in libreria.
Ora, non che io sia un'appassionata, non che io ne capisca granché,
anzi. Ma non fosse stato per Zona 42 io Dick non l'avrei ancora
letto, per dire, e la mia lista di lettura sarebbe assai più corta.
Quindi sono contenta dei traguardi della Zona, così come del fatto
che proprio loro abbiano pubblicato un'opera ganza come Real Mars.
E
magari la chiudo qui, che il post è lunghissimo e sta finendo in una
tirata di inaudita ruffianaggine.
(ma
soprattutto, sapete che il 15 e il 16 a Milano c'è Strani Mondi,
nevvero?)