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La
trama, vediamo. C'è Mattias, che ci racconta le sue vicende in prima
persona. Tutto inizia con Mattias che lavora in un vivaio,
soddisfatto del proprio lavoro. Gli piace la silenziosa routine, i
rapporti immobili coi colleghi, gli piace portare mazzi e corone in
giro. Gli piace sentirsi una piccola e utile ruota nell'ingranaggio
che governa il mondo, si sente al sicuro nell'anonimato. Non cerca
altro, non cerca il successo. È una filosofia che gli ha passato
Buzz Aldrin, il secondo uomo a camminare sulla Luna. E fin qui va
tutto bene. Sta con Helle da dodici anni, parrebbe esserne
innamorato. Ha un amico stretto, Jorn, e dei genitori che gli
vogliono bene e che lui cordialmente ricambia. Adora cantare e sembra
essere un virtuoso, ma non lo fa mai, sempre per la questione del non
farsi notare. E poi a un certo punto il terreno inizia a crollargli
da sotto i piedi, prende una nave con Jorn e si apre una crepa tra la
sua vita di prima e quella che segue. E io magari non aggiungo altro.
In
Mattias debolezza ed egoismo vanno di pari passo, ed è questo che
non riesco a sopportare. È lecito non volersi esporre, ma allo
stesso tempo è crudele privare gli altri della propria presenza. Non
riesco a spiegarmi bene; non penso che apparteniamo agli altri,
eppure non riesco a pensare che siamo completamente nostri. Col
tempo, con la fortuna e forse con un briciolo di impegno – ma
diciamocelo, soprattutto fortuna – sono riuscita a formarmi un
sacco di rapporti importanti con persone che adoro. E che la loro
vita competa soltanto a loro è sacrosanto, ma allo stesso tempo se
di punto in bianco decidessero di tagliarmene fuori, ecco, mi
sentirei come derubata di qualcosa di importante. Ed è quello che fa
Mattias, scompare, rifiuta di capire il danno che provoca. E io
questo non riesco a sopportarlo nemmeno in personaggio.
Per
il resto è un bel libro, davvero. Forse si dilunga un po' troppo, le
storie dei diversi personaggi vengono affrontate in maniera un po'
schematica, una per volta. È anche uno dei pochi libri che mi ha
fatto venire voglia di sottolinearne alcuni punti, che la filosofia
di Mattias la aborro, forse, proprio perché a volte ci annego.
Lo
consiglio, pur col mio astio per il protagonista, che il libro non ne
ha colpa.
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