A
questo libro sono arrivata tramite la mia scorciatoia preferita,
ovvero i sogni. Una o due volte all'anno mi capita di sognare un
libro, di leggerlo o di comprarlo, e di norma mi fiondo a comprarlo,
anche se qualche volta si sono rivelati piuttosto deludenti. Ma il
sogno è quantomeno una richiesta da parte dell'inconscio, quindi
tendo comunque a fare quanto mi richiede. Poi Mele Bianche – di
Jonathan Carroll, edito da Fazi nella traduzione di Lucia Olivieri –
è stato un incontro ancora più curioso, perché un paio di giorni
dopo averlo sognato me lo sono ritrovato davanti alle bancarelle di
Via Po, ed è stato un attimo portarmelo via.
Dunque,
vediamo, di che parla Mele bianche? Intanto è un libro strano. Un
libro che sono arrivata a pagina cento capendone poco e nulla, la
trama mi sfuggiva dalle mani manco fosse di vento e acqua, non
riuscivo a posare i piedi sulla storia per trarne ipotesi e
conclusioni. Era confusione, colore, cambiamento, e non è che la
cosa di solito mi faccia impazzire, tutt'altro. Poi a un certo punto
mi sono accorta che Mele bianche mi aveva presa tantissimo, che stavo
adorando la lettura, da una pagina all'altra le regole di quel mondo
mi sono apparse chiare e la lettura ha iniziato a scivolare con
naturalezza.
Inizia
con la vita normale del suo normale protagonista, Vincent Ettrich.
Ettrich che ama le donne, che esce con Coco, che fa il pubblicitario.
Ma poi iniziano ad accadergli cose strane, assurde, il mondo gli si
sposta da sotto i piedi, e viene a scoprire poco a poco di essere
morto. Morto e tornato in vita, non si sa come, non si sa perché.
Lui non ricorda quasi nulla, e Coco pare saperne di più, ma gli
lancia soltanto qualche segnale che sta a lui decifrare.
E
poi? E poi il mistero si allarga al di fuori di Vincent, si sposta su
un altro amico che ha subito la stessa sorte, Bruno Mann, e su
Isabelle, l'amore della sua vita. E la posta in gioco diventa così
grande che il libro a malapena riesce a contenerla.
Dicevo
che è un libro strano. Ha tanto di Neil Gaiman, nel modo in cui i
personaggi giocano con regole del mondo che non conosciamo, con
semplicità e naturalezza, e sembra che seguano percorsi che dovremmo
conoscere ma che abbiamo dimenticato. Che poi è così che funzionano
le storie, dammi una spiegazione coerente e puoi fare esplodere
l'universo.
Va
da sé che lo consiglio, Mele bianche mi è piaciuto un sacco. Ma
penso sia inutile rimarcarlo oltre.