L'imprevedibile destino di Emily Fox-Seton di Frances Hodgson Burnett

Di Frances Hodgson Burnett devo aver letto anche Il giardino segreto e Il piccolo Lord, perché ricordo i libri, in quelle vetuste edizioni alte e cartonate di una volta, bene impilati sugli scaffali della soffitta che un tempo era il mio luogo preferito per leggere. Solo che non ne ricordo granché, stiamo parlando di una ventina d'anni fa, e la mia memoria è labile come i disegni sulla schiuma del cappuccino.
In compenso ricordo con immutato affetto Un matrimonio inglese, qui entusiasticamente recensito anni fa, il mio primo incontro con la Burnett scrittrice per adulti. È pensando a Un matrimonio inglese che mi sono fiondata su L'imprevedibile destino di Emily Fox-Seton, uscito per Astoria nella traduzione di Alessandra Ribolini pochi mesi fa.
In questo libro la Burnett racconta una versione vittoriana di Cenerentola, una storia mille volte nota e mille volte conosciuta, con una protagonista di una banalità sconcertante e un eroe a dir poco scialbo. Dunque sapete cosa c'è di estremamente interessante in questa lettura? La schiettezza nel descrivere ogni aspetto di Emily e di chi le sta intorno e il punto di vista della Burnett. Questa storia, raccontata da Georgette Heyer o da un'altra scrittrice amante dei bei tempi andati, avrebbe potuto risolversi in un romanzo spassoso e raffinato sulle sciocchezze della nobiltà e sugli intrighi d'amore. La Burnett è diversa, però. Magari i suoi personaggi si innamorano indossando ghette e crinoline, ma le sue storie sotto l'organza hanno il ferro.
Dicevo che Emily Fox-Seton è una donna semplice, amabile e banale. Buona oltre la tontaggine, debole come un fuscello. Modesta, povera e fastidiosamente umile. Sono queste le caratteristiche che spingono Lord Walderhust, un marchese di mezz'età, a chiederle di sposarlo.
Allo sposalizio seguono mesi di lieta e appagante noia, turbata dalle pretese ereditarie di un lontano nipote del marchese. E qui le cose si fanno più interessanti, più cupe, più inquietanti, perché in gioco ci sono un sacco di soldi e chi vorrebbe mai vedere le proprie speranze di riscatto scivolare via nelle mani di una Emily?
Ciò che ho particolarmente apprezzato di questo romanzo è la doppia lettura che offre. Il modo in cui la storia e i personaggi vengono visti dalla Burnett, il soffio di realtà portato dal suo punto di vista che porta quello che ormai è un archetipo narrativo dall'ovvio all'orribile. Mi piace pensare che l'autrice si sia divertita con questo romanzo, che abbia voluto prendere una delle strutture narrative più abusate per piazzarci personaggi ancora più banali e raccontarli coi propri occhi, rendendo il romanzo davvero nuovo.
Perché sì, va bene, è ben scritto, è interessante anche di per sé, se si amano i classici inglesi d'ambientazione vittoriana. Ma vogliamo mettere con la Burnett che guarda in faccia i suoi personaggi e ci dice cosa sono realmente? Senza disprezzarli, ma senza nemmeno portarceli a esempio.
E diamine se lo consiglio. Però Un matrimonio inglese rimane imbattuto.