L'imperatrice di Silvia Vaccari

Ordunque, vediamo. Questa è una recensione che rimando da tempo immemore. Non perché abbia sentito la necessità di interrogarmi su cosa scriverne, anzi, il mio giudizio sul libro è di una semplicità disarmante, senza sfumature o incertezze. Il problema è che l'ho letto in un momento in cui io e il computer eravamo due entità distinte e separate, e poi ho finito per rimandarlo fino ad oggi. Io e la mia procrastinazione folle.
Intanto ringrazio infinitamente l'autrice, Silvia Vaccari, per avermelo mandato. Mi è piaciuto davvero molto, nonostante mi ci sia voluto così tanto per decidermi a parlarne. Tra l'altro ho gradito un sacco l'apporto di informazioni sulla vita a Roma all'inizio del '500. Storia è una delle materie che ho sempre preferito, eppure mi rendo conto di essermi trascinata dietro enormi lacune, che mi riesce ben più semplice colmare con la narrativa piuttosto che con lo studio vero e proprio.
A scanso di equivoci L'Imperatrice di Silvia Vaccari, pubblicato da Fazi nel 2015, non racconta di Lucrezia Borgia, come avevo inizialmente ipotizzato. Racconta invero la storia di un'altra Lucrezia, Lucrezia la cortigiana, figlia di un'altra celebre cortigiana, Diana. Lucrezia che viene allevata fin dalla culla per diventare la cortigiana più ambita di Roma, e assicurare così una vita di lussi e fasti alla madre e al di lei marito.
La trama si svolge su diversi piani narrativi. C'è quello in cui Lucrezia agonizza per giorni dopo aver ingerito del veleno. Attorno a lei scalpitano Diana col marito e un amante richiamato dalla tragedia, che lei ascolta senza riuscire a parlare. C'è quello in cui la figlia di Lucrezia, che porta il suo stesso nome, cresciuta in convento e sposata con un ricco mercante, fa visita alla tomba della madre e grazie all'incontro con Messer Chigi riesce a far luce sulla sua vita. E ovviamente c'è la narrazione della vita di Lucrezia – madre – in prima persona, raccontata dalla Lucrezia avvelenata e agonizzante.
Lucrezia racconta della sua giovinezza, degli insegnamenti che le vengono affibbiati dalla madre, del suo primo amore, il figlio del patrigno con la passione per la poesia. Racconta della sua ascesa sociale, di qualche amicizia, di diversi uomini, del sacrificio, del peso costante di recitare una parte difficilissima da sostenere. Lucrezia è intelligente, acuta, acculturata. Vede e manipola, e teme il futuro. E intanto la figlia a cui ha dato lo stesso nome e Messer Chigi parlano di lei, perché una della madre non ha mai voluto sapere o capire nulla, e l'altro è forse la persona che meglio può raccontargliela.
Dire altro vorrebbe dire allungare il brodo, e dare un'impressione sbagliata del libro in sé. L'imperatrice è la storia di Lucrezia, una storia ben costruita, che scorre piacevolmente, in cui le informazioni sul contesto storico sono bene incastonate nella descrizione degli ambienti. Non so se questo si possa considerare un pregio o un difetto; io, avendo fame di nozioni storiche particolareggiate, forse avrei gradito se l'autrice avesse deciso di scendere più nel dettaglio anziché no, ma immagino che sia questione di punti di vista.
In sostanza, L'imperatrice è una lettura più che piacevole e interessante, in cui la vita di una donna si intreccia con un certo modo di vivere Roma. Pare superfluo specificare che lo consiglio assai.