Scrivo
questa simil-recensione in pigiama, satolla di Natale e di pandoro.
Internet ha deciso di disertare la casa materna, e dovrò ridurmi a
sfruttare la connessione a casa dei nonni non appena arriveremo lì
per il pranzo, che inizierà con gli antipasti e finirà col citrato,
così come vuole la tradizione.
Shirley,
di Charlotte Bronte. Tradotto da Fedora Dei, edito da
Fazi. Shirley, che in Italia è rimasto inedito orrendamente a
lungo, di cui mi sono state segnalate vetuste edizioni e di cui avevo
trovato anni fa, in biblioteca, una versione ridotta e orrenda.
Duecento pagine al massimo, scritte in caratteri enormi, in luogo
delle 684 del corposo originale.
Io
adoro Charlotte Bronte, è la mia Bronte preferita, nonostante io
debba moltissimo a Emily, che Cime Tempestose è stato il mio
primo classico. Eppure il mio amore per le Bronte è stato Jane
Eyre, finito di leggere in treno in un pomeriggio freddo e
soleggiato. Il mio terzo classico, lo ricordo bene. Il secondo è
stato Orgoglio e Pregiudizio.
Charlotte
Bronte. Di cui ho adorato Villette, non so scegliere tra
quello e Jane Eyre, sono entrambi i miei preferiti a fasi alterne. E
ricordo di quando ho trovato Il professore in libreria, la mia
reazione è stata tale da imbarazzarmi a distanza di anni, poiché
ero con un'amica e i suoi genitori. Spero abbiano saputo dimenticare.
E
dunque, Shirley. Mandatomi assai gentilmente dalla Fazi, poiché
avevo accettato di pubblicarne il primo capitolo in anteprima qui.
Vediamo.
Posso
dire che la scelta del titolo mi risulta assai curiosa? Forse prima o
poi Charlotte avrebbe deciso di cambiarlo in Caroline o in
Caroline e Shirley, perché fin dall'inizio la vera
protagonista è Caroline, anche se Shirley riveste comunque una
grande importanza nel romanzo, e uno spazio preminente verso la fine.
Ma il libro è così incentrato su Caroline che mi sono giunti
messaggi di confusione da parte di lettori che si chiedevano quando
sarebbe comparsa colei che ha ispirato il titolo. Ma ha poi senso
stare a perdere righe su questa questione?
Yorkshire,
inizio '800. L'Inghilterra è in guerra contro la Francia di
Napoleone, e pare sull'orlo della sconfitta. Il blocco navale
strangola gli industriali coi magazzini pieni di merci, che a loro
volta lasciano a casa orde di disoccupati. Non è un buon momento per
l'Inghilterra. Specie per lo Yorkshire, con le sue fabbriche ferme.
C'è
Caroline, una ragazza di diciotto anni che vive con lo zio, Mr.
Helston, scontroso e coriaceo, più giusto che realmente buono. È
innamorata di Robert Moore, vago parente e industriale della zona,
che è riuscito ad attirarsi le ire violente dei disoccupati del
circondario e oltre. Caroline è una ragazza fondamentalmente buona,
appassionata, e Moore è un calcolatore che guarda ai sentimenti come
fossero segno di debolezza, soprattutto i propri. Shirley giunge
sulla scena più avanti, centinaia di pagine più avanti. Ha un paio
di anni più di Caroline, è bella, ricca e raffinata. Forte,
pungente e selettiva, elegge Caroline per il ruolo di amica e
confidente, e il loro rapporto, soprattutto i loro dialoghi, sono tra
gli aspetti del romanzo che ho gradito di più.
La
trama si dipana lentamente, prende varie deviazioni che non è il
caso di ripetere. Vengono date risposte di cui non mi ero posta le
domande, e in certi punti, tocca ammetterlo, si dilunga un po'. C'è
da dire che sono molti i temi trattati, e la questione sentimentale
copre solo una parte del romanzo. C'è la questione dei lavoratori e
degli industriali, c'è il clero da mettere in ridicolo, ci sono ben
due eroine con questioni diverse da affrontare e risolvere. Per
quanto sia assurdo da dire, ammetto che Charlotte avrebbe potuto
tenere meglio le fila di tutte queste storie, come ha dimostrato in
Villette. Non che la mia critica sia tremenda e definitiva,
tutt'altro. È davvero un bel libro, e una lettura più che
piacevole. Ma conoscendone – e adorandone – l'autrice, mi viene
da dire che avrebbe potuto renderlo meglio.
E
vorrei parlarne di più, parlarne meglio e più diffusamente. Fare
paralleli con Elizabeth Gaskell, accennare al contesto storico,
smussare la sintassi di questo post che non mi soddisferà oggi,
quando andrò a pubblicarlo. Ma come dicevo, sono in pigiama, e i
parenti attendono.
Quindi,
molto più brevemente di quanto vorrei e con settimane di ritardo,
sottolineo l'atteso ritorno di Shirley in libreria. E lo consiglio,
ovviamente. Anche se trovo più indicati, per i neofiti di Charlotte,
Jane Eyre o Villette. A fasi alterne.