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Non
so quanto a lungo si possa chiacchierare di questo romanzo senza
sviscerarlo del tutto. È piuttosto breve, e la narrazione procede
lineare, nonostante parta all'inizio con una Eszter anziana, vicina
alla morte, che anticipa il momento in cui Lajos l'ha “spogliata di
tutti i suoi beni”, punto saliente del romanzo. Penso che potrebbe
diventare la recensione più breve che io abbia mai scritto, ma non
mi va di accorparla a un'altra della stessa lunghezza, e di farne poi un
post di recensioni cumulative. Non credo le mie remore dipendano dal
nome troppo alto dell'autore, e nemmeno dall'affetto che potrei aver
provato per i personaggi. Eszter mi è francamente insopportabile. E non è neanche che il libro mi sia piaciuto a
livelli estremi. Eppure, non so, non posso dedicarvi meno di un post.
Vai a capirmi.
Dicevo,
dunque, che questo libro inizia con un Eszter anziana. È sola e
abbandonata, dalle sue parole traspirano rassegnazione e povertà . Da
anni cerca di raccontare quanto è accaduto quella domenica
lontana in cui Lajos le ha portato via tutto ciò che aveva. E dopo
questa piccola parentesi, torna indietro a raccontare, fin dal
momento in cui ha ricevuto la lettera in cui Lajos annuncia il
proprio arrivo imminente. La donna, confusa, corre a dare la notizia
a Nunu, l'anziana zia con cui vive. E lei sembra accoglierla con
tranquillità , ma le consiglia subito di nascondere l'argenteria. E
di chiamare rinforzi negli amici, per il giorno in cui Lajos suonerÃ
alla loro porta.
Lajos
non è una vera persona. Non è particolarmente astuto, né
avvenente, né forte, checché ne dicano i personaggi. La sua forza,
tutt'al più, sta nella sua totale mancanza di orgoglio. E non avendo
affatto a cuore la propria immagine, può abbassarsi al peggio. Ma è
un nemico facile da schiacciare, in potenza. Leggendo, mi dava
l'impressione che bastasse una risata per frantumarlo.
E
dunque, giunge la domenica fatidica, Eszter e Nunu attendono Lajos
insieme a un paio di amici. Eszter torna indietro, racconta di come
Lajos sia entrano a far parte della loro vita, del legame col
fratello e coi familiari tutti. Del matrimonio con la sorella, di
vecchie ferite. Poi Lajos arriva, e le cose continuano ad accadere.
Ciò
che non ho amato di questo romanzo è la conclusione. Non so cosa mi
aspettassi, e annunciare con prepotenza ciò che avrei cambiato non è
tra le mie competenze. Ma ho avuto l'impressione che tutta la storia
fosse stata costruita per una fine diversa.
Poi
certo, mi è piaciuto, e anche molto. Mi ha tirata fuori da uno di
quegli orridi periodi di non-lettura. Ovvio che lo consiglio
comunque, nonostante mi abbia delusa alle ultime pagine, quelle che
le precedono ne valgono assolutamente la pena.
Però.
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