Editori, fiducia e un po' di (innegabile) fanatismo

Qualche giorno fa chiacchieravo seduta al bar con un'amica, ed essendo pure ella vorace lettrice, il discorso veleggiava lietamente da Harry Potter a Stephen King. È poi giunto al Salone di Torino, cui non vedo l'ora di recarmi e in cui prevedo di mettere all'asta un rene per potermi procacciare il più sostanzioso numero di libri possibile. E dunque, mentre enumeravo gli stand delle case editrici verso le quali prevedo di accamparmi, la mia amica mi fa notare che sto parlando di case editrici, e non di autori, né di titoli. Possibile che il ruolo degli editori mi sia diventato così caro da essere preponderante rispetto alla trama, allo scrittore, a tutto il resto?
Nì. Non esattamente. Non nego la predilezione per certi editori, ma è una predilezione nata in conseguenza, o nell'aspettativa, dei libri pubblicati. In parte sarà pure dipeso dal fatto che, in assenza del programma – uscito soltanto due giorni fa, con un tempismo che levate – era ben difficile ipotizzare quali autori andare ad ascoltare. E un po' dipende dal fatto che... beh, il Salone per me è scoperta di qualcosa di nuovo, di qualcosa che magari gigioneggiando per le librerie della mia città rischierei di non incontrare mai. Non ho niente – o meglio, non così tanto, e non certo indiscriminatamente – contro i grandi editori le cui uscite affollano le librerie, un buon libro è un buon libro a prescindere da chi lo pubblica, che sia Astoria o Mondadori, Jo March o Feltrinelli.
Eppure, ci sono editori che ti danno qualcosa in più. È una questione di vicinanza, o più probabilmente di fiducia. Fiducia nel fatto che quel libro sarà esattamente quello che promette di essere, che l'impegno profuso nel migliorarlo sia stato il massimo spendibile, dalla revisione alla traduzione. Fiducia, spesso, che nei cataloghi di certi editori si troveranno libri che, per genere o dimenticanza, non si potranno trovare altrove. Una questione di scoperta e di riscoperta. Che se non fosse stato per la Jo March, col piffero che avremmo mai letto la Gaskell in italiano, che se non fosse stato per il Sir Libraio della Miskatonic di Reggio Emilia difficilmente avrei scoperto la Dunwich e il livello estremo del mio gradimento per lo steampunk. Figuriamoci quando mi sarebbe capitato di leggere romanzi di fantascienza quali ne sta pubblicando la Zona 42, che è riuscita a insegnarmi – nonostante lo scetticismo – che la fantascienza non è solo astronavi e alieni tentacolati. E della Astoria, con M. C. Beaton e Georgette Heyer, ne vogliamo parlare?
Come dire, quando ho a che fare con certi editori ho l'impressione che siano lettori quanto me, e che abbiano pubblicato i loro libri perché hanno amato leggerli in forma di manoscritti o in lingua originale, e che ce l'abbiano messa tutta. C'è una certa familiarità, ecco. Prendono il posto di quegli amici al cui biblio-giudizio ti affideresti senza battere ciglio. È una sensazione difficile, impossibile da riprodurre con gli editori più grandi, anche se nessuno mette in dubbio la meraviglia editoriale di una grande casa editrice come Adelphi o come Guanda.
E dunque, queste sono le motivazioni per il mio occhio di riguardo verso la figura dell'editore indipendente. Non che io ci trovi assolutamente nulla di male o di giammai condivisibile nel pensarla all'opposto, strafregandosene dell'editore, che il libro lo fa l'autore, o sperando in una maggiore competenza dei grandi per possanza di mezzi. Tutti i Lettori sono Lettori in modo diverso l'uno dall'altro, e va bene così.
Ordunque, ora mi produrrò in una lista alfabeticamente corretta degli editori che non vedo l'ora di visitare al Salone, e che vi consiglio di occhieggiare. Di alcuni ho già letto qualcosa, di altri ho già letto tutto, certi mi sono ancora estranei ma attendo di provarli su istinto o consiglio, alcuni sono già grandi e non ero nemmeno certa di infilarli nel post, altri sono ancora editori mignon, certi non so neanche se saranno al Salone perché sul sito non compare la dannatissima lista degli editori. E qui rinnovo i miei complimentoni agli organizzatori. Intanto, consiglio occhiate plurime a:


Accetto più che gioiosamente consigli, anche perché sicuramente mi sarò dimenticata di inserirne una buona metà.
Voi chi progettate di andare a importunar... voglio dire, quali stand pensate di visitare? E c'è qualcuno che attribuisce la mia stessa importanza all'editore o sono un pelo fanatica?