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Da
ieri c'è un bellissimo albero di Natale nel mio salotto. No, non quello della foto. Quello l'ho trovato su Internet. Ad ogni modo, la presenza di un qualsiavoglia segnale natalizio mi è fonte di
inenarrabile gioia. Non ha senso nascondere la foga natalizia che mi
prende ogni anno, infatti neanche ci provo. Sfoggio il mio spirito
natalizio come una cannellosa corazza contro i mali del mondo.
… più
o meno. In massima parte, canticchio 'Let it snow'.
Ordunque,
l'anno scorso avevo inframezzato i post di dicembre con qualche post
di consiglio sugli acquisti natalizi, setacciando i generi alla
ricerca di libri 'adeguati' ai diversi gusti.
Qui
le varie puntate: fantastico, horror, fattore LOL, bambini e
classici.
Quest'anno
i consigli saranno un tantinello più... beh... a caso. Intanto, oggi
comincio coi libri che parlano di libri, che da qualche anno escono a
vagonate, e di cui non ho letto che una minima frazione, ma di cui
innegabilmente vado ghiotta.

La
trama... beh, lo sto ancora leggendo, quindi non mi è dato di
entrare nello specifico, ma narra le vicende di François Villon,
poeta e farabutto, ambientate alla fine del Medioevo. La stampa è
stata inventata, e la possibilità di diffusione che comporta è
merce ghiotta per il sovrano di Francia. François e un amico sono
incaricati di prendere contatto con Johann Fust, collega di
Gutenberg, e poi di imbarcarsi verso Gerusalemme, in cerca di testi
rari, e poi... e così via. Abbiate pietà, sono ancora a un terzo
del libro. Ma è scritto – e tradotto – davvero bene, con cura e
dovizia di particolari. È una lettura 'bella', oltre che
interessante. C'è amore per le parole, oltre che per i libri.
Della
serie di Thursday Next di Jasper Fforde ho già
chiacchierato qui, e con estremo entusiasmo. È una lettura
imprescindibile per i bibliofili, è il nostro mondo ideale, quello
in cui i libri sono più che importanti, vitali. E poi è
divertentissimo. E surreale. E... no, dai, è fantastico. È da
leggere.
I
ferri dell'editore di Sandro Ferri non è narrativa, ma la
casa editrice e/o raccontata dal suo creatore. È un libro breve, che
ho divorato in poche ore. Ferri adora i libri e la propria casa
editrice, si vede. Svela qualche retroscena editoriale, e chi ha
voglia di saperne un po' di più, farebbe bene a procacciarselo.
Non
è narrativa neppure Come finisce il libro di Alessandro
Gazoia, di cui mi sono sperticata in lodi qui. L'editoria
e le sue mutazioni post-digitali, un sacco di chicche e di
informazioni più che interessanti. Assolutamente consigliato.
Libriomancer
di Jim C. Hines, edito il mese scorso da La Ponga Edizioni, ho finito di leggerlo pochi
giorni fa. È quello che mi verrebbe da definire un
urban-literary-fantasy, perché la magia di cui parla viene dai
libri. Cioè, prende forza dall'immaginario collettivo, di cui i
libri sono le porte. È svelto, scorrevole, combattimenti improbabili
e un sacco di citazioni. Un bel libro, il primo di una serie che
spero continui ad essere tradotta in italiano. Non posso però non
fare cenno alla traduzione piena di errori, e a una buona dose di
refusi, che spero gli editori correggano nelle ristampe.

Crune
d'aghi per cammelli di Maria Silvia Avanzato, edito da
Fazi, è il racconto tragicomico di un'aspirante scrittrice
ossessionata dall'idea della pubblicazione. Ne chiacchiero un po' più
diffusamente qui.
Sarebbe
imperdonabile non parlare di Se una notte d'inverno un viaggiatore
di Italo Calvino.
Un capolavoro del meta-romanzo. E un capolavoro in generale, punto.
Una storia che si dispiega tra gli incipit, attraverso la ricerca di
una trama che sembra irrintracciabile. È stupendo, e ne ho
chiacchierato meglio qui.
E credo che sia il caso di finirla qui. Per adesso, almeno. Mi rendo conto di
aver ancora un sacco di libri sui libri da consigliare, ma non amo i
post troppo lunghi, men che meno quando sono io a scriverli.
La seconda parte incombe, ovviamente.
La seconda parte incombe, ovviamente.
Ed
ora, con estrema gioia, torno a I cacciatori di libri.
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