E
va bene, lo confesso! Il primo motore di questo nuovo post di
Scribacchiolando è la mancanza di libri letti da recensire. Sarà il
caldo, saranno gli impegni, sarà che sto leggendo quasi unicamente
romanzi prestati o in ebook che non posso portarmi nella vasca o
sfogliare durante i pasti, pena pataccona unta in copertina. Sta di fatto
che ho voglia di chiacchierare, e questo è il primo argomento che mi
è spuntato in testa.
Dunque.
Per
quanto mi riguarda, ho sempre pensato che un libro sia fatto più di personaggi che di accadimenti. Le cose che capitano al personaggio dipendono dalla
caratterizzazione di quel personaggio, dal suo modo di rispondere
agli stimoli, dal suo mi-butto/mi-chiudo-in-casa-a-tripla-mandata.
Io
i miei li conosco poco a poco, anche se mi arrivano già completi.
Almeno credo. È come se mi piombassero nel centro libroso del
cervello come dei meteoriti, già belli e pronti, persone già
finite. Poi però sta a me far loro le giuste domande,
prospettarmeli in situazioni diverse, per riuscire a capirli. La cosa migliore è farli
interagire tra loro, liberamente, in botta e risposta che non stonino
con l'immagine che si è già creata.
Io
i miei personaggi li disegno. O meglio, li scarabocchio.
Abbozzo
i lineamenti, la piega delle labbra, l'espressione degli occhi, la
curvatura delle sopracciglia. Bastano un paio di tratti e i
personaggi iniziano a delinearsi chiaramente, a dialogare, ad
assumere spontaneamente certe posture che sapranno dirmi qualcosa.
Non
so se questo sia un metodo che mi è derivato dall'infinita scorpacciata di fumetti iniziata alle elementari; anzi, non so
nemmeno se si tratti di uno stratagemma comune o se siamo in pochi a
farlo. Magari mi credo di svelare chissà quale tecnica segretissima,
e invece è una cosa che facciamo più o meno tutti.
Posso
dirvi che a me risulta davvero comodo. Non mi si svelano
soltanto le caratteristiche fisiche e caratteriali dei personaggi, ma
anche determinate frasi, situazioni, gesti. Disegno due personaggi
vicini tra loro, che magari si scambiano uno sguardo, e iniziano a
dialogare tra loro, così velocemente che a malapena riesco a stare
dietro ai loro botta e risposta, devo segnarmeli subito prima
che scompaiano. Se sono buoni, intendo.
Si delineano una situazione, un
contesto, un giusto tempo. Una scena prende forma nel giro di due
schizzi.
Certo,
potrebbe anche trattarsi di una forma letteraria di schizofrenia
latente.
O,
come ho detto prima, di una trovata originale quanto l'aglio nel pesto.
Ma
via, non v'è motivo per non chiacchierarne.