Piccoli scorci di libri, ovvero recensioni assai brevi e poco impegnative #30

Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino – Einaudi, 1979

Di questo libro avevo sentito parlare un sacco. Me lo sono trovato in diversi esami come rarissimo esempio di libro scritto in seconda persona, citato come narrazione assurda. So che tanti lo adorano e che alcuni non sono riusciti a leggerlo, perciò prima di avvicinarlo mi chiedevo come sarebbe stato per me. E beh, nonostante il primo attimo di confusione, mi è piaciuto veramente un sacco. Non che non conoscessi Calvino prima, che di baroni che rampano e di cavalieri che non esistono ne avevo letto anni fa. Però... ecco, questo è decisamente un'altra cosa.
C'è questo Lettore che prende questo libro in libreria. E con 'questo libro' intendo proprio questo libro, Se una notte d'inverno un viaggiatore. Ciao, quarta parete. Ti ho voluto bene. La storia, però, s'interrompe dopo poche pagine. Dev'essere una copia difettosa, quindi torna in libreria a farselo cambiare e, già che c'è, chiede informazioni sulla storia che stava leggendo, che pare non essere Se una notte d'inverno un viaggiatore, ma l'inizio di un altro romanzo. In libreria incontra la Lettrice, una che divora i libri, li adora, comincia a sommergerlo di considerazioni sui libri non appena lui si avvicina. Anche lei si era ritrovata con una copia difettosa, ed entrambi anziché farsela sostituire con Se una notte d'inverno un viaggiatore, decidono di farsi dare il romanzo di cui avevano letto l'inizio.
Solo che si trovano tra le mani un libro diverso. E il Lettore lo comunica alla Lettrice, si danno appuntamento per parlarne – che a lui più che del libro interessa la Lettrice, ma poco a poco inizia a interessarsi del mistero – e tra un incipit e l'altro ci sono gli incontri tra Lettore e Lettrice e quella specie di assurdo complotto che viaggia sul surreale e naviga verso l'assurdo, uno scrittore e un traduttore che...
Beh, è un libro strano. Originalissimo. Sperimentazione a secchiate, però... ecco, ci sono quelli fissati col voler innovare perché fa figo e tirano fuori delle robe illeggibili, pesanti, noiosissime. Calvino no. Calvino ti confonde e ti spiazza, però nel mentre ti sorride. È una conversazione tra amanti della lettura, è una storia dedicata ai libri e a chi li legge, a chi li scrive e a chi li edita. È una lettura bizzarra, ma che non si dimentica della gradevolezza necessaria al leggere.
Quindi ovvio che lo consiglio.
Anche se mi rimane l'irritazione di tutte quegli inizi di storie che non finirò mai di leggere, dannazione.

Apocalisse Z di Manel Loureiro – traduzione di Claudia Marinelli – Edizione Nord 2010, Edizione Tea 2012

Ho già chiacchierato un po' di questo libro, sia su Facebook che qui sul blog, nell'ultimo stiracchiatissimo post. Però volevo ancora dirne due parole, perché dopotutto avevo soprattutto ciacolato degli zombie e del perché non ho gradito davvero questa lettura.
C'è questo protagonista senza nome. Ha trent'anni, è un avvocato, è spagnolo, vive con un gatto di nome Lucullo in una villona rinforzata in un quartiere 'bene'. La prima parte del libro è composta dai suoi post sul suddetto blog, poi su quello che scrive su un diario che è riuscito a portarsi dietro. Essenzialmente l'intero libro è la storia delle sue varie peripezie e peregrinazioni da un nascondiglio all'altro in un mondo ormai invaso dagli zombie.
Ora, le mie critiche.
Il blog non è un blog. È un diario, non c'è nessuna interazione con l'esterno e il tizio si limita a riepilogare le notizie che trova in giro. Sarebbe stato interessante se fosse stato davvero un blog, se fossero stati riportati anche i commenti dei lettori o se il protagonista avesse scritto o fatto cenno ad altri blog. Invece no, è tutto un contorno e i suoi post sono... boh, proprio diari. Tra l'altro l'aveva aperto su consiglio dello psicologo per superare il lutto della moglie morta in un incidente due anni prima, ma della moglie parla tipo una o due volte e si limita a farne un vago cenno. Mah. Non saprei.
E la narrazione è troppo funzionale, davvero troppo.
E il protagonista è di una stupidità che stride col suo restare in vita. Nonostante sia chiarissimo che il rumore degli spari attira gli zombie, il geniaccio continua a sparare, pure quando non è minimamente necessario e potrebbe limitarsi a bastonate sul cranio o a trapassarli con un silenzioso e funzionalissimo arpione. La struttura è quasi sempre quella, c'è un attimo di pace, sparo, casino, fuga, pace. Eccheccavolo, una smorsicata se la merita.
I personaggi non ci sono. Cioè, ci sono degli attori, degli attanti, ma non dei personaggi. Né il protagonista né quei pochi che compaiono sono caratterizzati davvero. Non hanno carattere, sono proprio... mah. Quindi non lo consiglierei granché. C'è un po' di piacevole violenza, un gioioso massacro, si legge veloce. Non sarebbe male, se non ricalcasse esattamente la stessa storia zombie di sempre, quindi... vedete voi.