Ma poi perché si scrive?

No, tranquilli, stavolta non voglio disquisire di Masterpiece. Giusto un cenno, un'allusione e via. Ma, ecco, l'altra sera lo stavo guardando e c'era un ragazzo che, alla classica domanda 'perché scrivi?' ha risposto con un poco convincente 'perché sono depresso'. O qualcosa del genere, non è che sono stata ad appuntarmi ogni facezia. Lì per lì non c'ho fatto neanche caso, poi su Fb è sorta una discussione legata a Masterpiece e a un certo punto un tizio ha spiegato perché, secondo lui, si dovrebbe scrivere.
'Per esprimere la propria interiorità'.
Ecco. Io credo sia la peggiore risposta possibile. Forse solo 'per dissenso verso la società' o 'per parlare di temi sociali' sono peggio. Anche 'per vendetta/rivalsa', 'per noia', 'perché avevo tempo' non sono male nella classifica delle minchiate. Ce ne sono tanti di motivi, plausibilissimi per alcuni, che per me non hanno proprio senso. O almeno, non un senso buono.
Che poi non ho chiaro nemmeno io 'perché' si dovrebbe scrivere. Non 'come', proprio perché. Che dopotutto, se scrivi 'sul serio', è un impegno gravoso. Appagante fino a un certo punto e durissimo. Col rischio poi – oddio, più certezza che rischio – che il proprio lavoro venga deriso, criticato, maltrattato, cosa che comunque capita soltanto ai più fortunati la cui opera passa dallo scandaglio della pubblicazione.
Davvero, perché si scrive? È una cosa che ho sempre fatto, ma non riesco a rispondermi. Certo, si scrive per raccontare una storia, va bene. Ma quella storia la devi creare, nutrire, distruggere, riparare, mettere in ordine. Non è cosa da poco.
Ho letto che creiamo storie per dare un senso al mondo, ma ammetto che mi pare un po' una boiata. Tanto per cominciare perché se così fosse le creeremmo tutti. E poi, che senso vuoi dare ancora al mondo? Ormai lo sappiamo da dove vengono i fulmini, che cos'è il fuoco, abbiamo accettato che la pioggia non viene dispensata da un allegrone che saltella sulle nuvole. Che cosa abbiamo ancora da spiegarci?
Forse le persone, il modo in cui si comportano. Forse sintetizziamo in una storia quello che vorremmo essere, quello che vorremmo fare, quello che vorremmo vedere se il mondo fosse fatto in un certo modo.
Però se penso ai miei personaggi, non mi è difficile staccarmi da loro. Non vorrei mai somigliare ai miei protagonisti, né ai loro rivali. Non li vedo come parte di me, non scrivo per guardarmi in uno specchio distorto. Che sia stata io a crearli non vuol dire nulla, non sono 'me'. Almeno credo.
E... e beh, non so. È da qualche giorno che mi ci arrovello, ma non riesco ad afferrare una risposta precisa e plausibile. E come faccio sempre in questi casi, butto qui tutti i miei dubbi.

Voi perché scrivete?