Che tristezza, che
irritazione, che cordoglio.
Sono andata in libreria,
quella libreria che in questo post ho portato come esempio della
'Buona Libreria'. Sapevo che aveva aumentato la propria offerta in
narrativa, sapevo che mia sorella aveva ciacolato allegramente di
libri col libraio e che quest'ultimo le aveva fatto uno sconticino
così, per simpatia. Senza contare il fatto che ho trovato questo
meraviglioso spezzone d'intervista girovagando per l'Internet e...
cioè, come si fa a non volersi servire lì?
E allora ci sono andata.
E che bella libreria. Opere di case editrici piccole, sconosciute e
messi bene in evidenza al centro della sala d'entrata libri
meritevoli, dietro alla cui scelta s'intravede della cura, del gusto,
dell'interesse. Allegra e gioiosa mi approccio al libraio per
chiedere se potevo ordinare dei libri.
No, mi viene risposto con
mestizia. Perché la libreria si trasferisce a Torino. Tralasciando
l'orribile e patetica scena cui il gentile libraio ha dovuto
assistere 'No! Ma come? Proprio voi? Ma siete la libreria competente
della zona!', impreziosito da un bel 'Non credo più in niente...',
mi sono fatta promettere un'intervista. Quindi, amici cari, in questi
giorni vi apparira innanzi il mio primo post-intervista. Con un
libraio. Un libraio vero, non un commesso.
Tra l'altro, vi annuncio
che ho fatto pure acquisti: 'Verso Occidente l'Impero dirige il
suo corso' di David Foster Wallace (di cui non ho ancora
letto nulla ma mi dicono sia imprescindibile) edito dalla MinimumFax
e 'Il nazista e il barbiere' di Edgar Hilsenrath edito
dalla MarcosyMarcos, che mi fa tanta simpatia. Che altro dire?
Non c'è che da sospirare
e scuotere la testa.
A presto.