Viaggio in treno con libro brutto che scatena riflessioni variegate.


Buongiorno a tutti!
Ieri si laureava una mia amica, a Milano. Da qui sono circa tre ore e mezza di treno, ma per gli amici si fa questo e altro, perciò mi sono armata di caffè e coraggio e mi sono fieramente diretta verso la santificazione universitaria della mia amica. Che è andata benissimo, tra l'altro, ma questo non c'entra. In tutto, tra arrivo e ritorno, sono passate tre ore, senza contare la metro. Arrivo a Milano alle 14 e alle 17 ho già il treno. Yeee. Mi sarei sparata. Soprattutto quando, una volta salita sul treno di partenza, apro il libro che mi ero portata dietro per scoprire che... è brutto. Ma brutto. Inizialmente un po' speravo, lasciavo che il mio senso critico latitasse deluso, tenevo a freno la lettrice razionale che è in me e che continuava a ripetermi 'Ma dai! Ma non vedi? Ma su! Ma non è possibile!'. Poi ad un certo punto mi sono dovuta arrendere all'evidenza: per una giornata che contava 6-7 ore di treno, mi ero portata solo un libro brutto. Di cui parlerò, tra l'altro. Ve lo prometto. Che non cadiate nel mio errore.
E questo mi ha fatto ponderare e teorizzare per un po'.
Tempo fa avevo letto questo intervento su CriticaLetteraria, ''CriticaLibera: per una decrescita editoriale?'', che riportava in comodi a ulteriori interventi. Una piccola discussione su quanto il mercato editoriale si sia gonfiato a dismisura, rigettando su un numero di lettori sempre uguale, enormi montagne di libri, così tanti che devono essere ritirati dagli scaffali sempre più in fretta per fare posto alla cascata successiva. Tempi ristretti e troppi libri. Non poteva che riflettersi nella qualità delle opere, no? Un lavoro editoriale più svelto, meno attento, padre dei refusi e delle traduzioni scadenti. Un tempo non sentivo di dover essere così scaltra e pignola, quando entravo in libreria. Ero fiduciosa che, se un editore aveva pubblicato un dato libro, schiaffandoci sopra il suo rispettabilissimo marchio, allora quel libro doveva pur valere qualcosa. Ora no, ora passo quarti d'ora a soppesare volumi sempre più costosi, cincischio, sfoglio, conscia delle probabilità sempre più alte di trovarmi in mano una schifezza. Magari una schifezza che potenzialmente sarebbe potuta diventare una lettura discreta, piacevole, apprezzabile. Ma che è rimasta schifezza, che la Fata Madrina non ha avuto il tempo di metterla in ghingheri per la pubblicazione e le è toccato presentarsi in libreria sporca di fuliggine e vestiti cenciosi.
E poi ho notato anche come seguire tanti blog influenzi le mie letture. Dopo la laurea della mia amica, sono giunta in stazione a una mezzora dal treno. Mi sono fiondata alla Feltrinelli, alla disperata e furiosa ricerca di qualcosa che potesse sostituire la costernata lettura di poc'anzi. Non avendo tempo per diventare tutt'uno con pagine e inchiostro, per sfogliare, indagare, sospettare, accertarmi, mordermi le labbra e decidermi con tutta calma, ho vagato dapprima un po' a caso, poi mi è balenata in testa la copertina di un libro che avevo visto recensito qualche tempo fa, l'ultimo della trilogia di Katherine Pancol. Mi sono quindi fiondata a prendere il primo e sono corsa alle casse senza neanche leggere la trama. Così, sulla fiducia.
Dando un'occhiata alla mia libreria Anobii, mi sono accorta di come buona parte delle mie letture sia stata, negli ultimi tempi, enormemente influenzata da altri blogger. 'Espiazione', '1Q84', 'Il caso Jane Eyre', 'Zia Mame', 'Un calcio in bocca fa miracoli', 'Black City', 'Cose da salvare in caso di incendio'... sono arrivati tra le mie mani e sotto i miei occhi perché già erano stati accolti, divelti e giudicati da altri blogger. E mi sono fidata. Sono l'unica, qui? Avete mai accettato consigli da me o da altri blog, così, quasi a scatola chiusa?
Tra l'altro, 'Gli occhi gialli dei coccodrilli' mi sta piacendo moltissimo. È un libro leggero, una lettura piacevole di quelle che scivolano velocemente da non accorgersene. È un bel volumone, ma sono quasi alla fine. Non mi sono fermata un attimo, ieri in treno e stanotte mi sono addormentata che erano quasi le due, a forza di voltare pagine. E credo che non l'avrei mai preso in considerazione, se non fosse stato per la recensione entusiastica di chi l'aveva già letto.
L'unico appunto a questo libro, i punti esclamativi. Perché così tanti punti esclamativi dove proprio non dovrebbero esserci? Che senso hanno? Perché nessono se n'è accorto? E perché nessuno ha posto rimedio?
Ma lasciamo stare. Intanto terrò in casa il 'Libro Brutto', che non posso non mettervene in guardia. Merita una recensione per l'incuria di cui è stato vittima.
A presto :)