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Si avvicina il Natale e io, se mi si permette, mi ci fiondo con gioia. Pensate quello che volete, datemi della consumista, della facilona, della spendacciona, della superficiale... ma io adoro il Natale. Tanto per cominciare, le luci. Lucine colorate e decorazioni ovunque. Si cammina sotto fasci di stelle intermittenti. Musichette allegre che ti seguono per i negozi e per le strade. Per non parlare dei dolci! La cannella, la cioccolata calda, il panettone, il pandoro... zucchero a velo come piovesse. E, non ultimi, i regali. Io adoro i regali. Adoro FARE i regali. Cercarli, rifletterci, arrovellarmici. Certo, poi bisogna anche spenderci. E di norma, i soldi che ricevo ogni anno dai parenti vanno a coprire le spese dei regali. Ma mi piace farli! Sei lì che cerchi, scruti, vaghi, ti arrovelli, ti chiedi se il regalo piacerà e ti immagini che faccia farà chi lo riceve mentre lo scarta. Il crepitio della carta da regalo che viene stracciata, gettata sul pavimento e poi calpestata distrattamente, come un manto di foglie secche d'autunno.
Amo il Natale.
Ma non volevo parlare solo del Natale. Più che altro tutta questa manfrina è una vaga introduzione per presentare il tema che mi è venuto in mente quest'oggi, mentre facevo il bagno – tanto per rimanere in tema natalizio, con lo shampoo alla cannella.

Poi, però, ci sono gli altri libri. Quelli che, quando li scartiamo, ci fanno afflosciare le spalle e cascare la mascella, intorbidire lo sguardo e raggrinzire l'anima. Dura solo un attimo, poi ci mettiamo la maschera sorridente che è buona educazione indossare quando ci vengono fatti dei regali di cui avremmo potuto – voluto – fare a meno e ringraziamo, con le lacrime che ci riempiono il cuore al pensiero dello spreco di danaro che sono stati quei libri malnati e tutti gli altri modi in cui avresti preferito fossero impiegati quei soldi. Produzione di supposte per manichini, ad esempio. Rivestimento interni dei bossoli. Fondo tinta per stampanti. E via enumerando cavolate.
Ecco, nel mio caso sono stati sicuramente:
- Al primo posto, Tre metri sopra il cielo. Quinta superiore. All'epoca mi trovavo in un periodo insonne e paranoide in cui non leggevo che noir e thriller. Ora, la colpa sarà stata anche della commessa che ha malconsigliato mia madre, ma se nella lista – per ogni ricorrenza che prevede lo scambio di regali compongo delle accurate liste per evitare appunto regali indesiderati – si trovano Ellroy, Rendell e 'Il Dizionario dei serial-killer', non mi si prenda quello che al massimo, a giudicare da titolo e copertina potrebbe essere un romanzetto sentimentale. A mia madre lo rinfaccio ancora oggi, povera cara.
- Secondo posto, 'Cinquanta domande da fare a Dio', dal nonno ultra-cattolico. Non ricordo quanto avessi all'epoca, se fossi alle elementari o già alle medie, ma ero già abbastanza cresciuta da considerare quel libro una grande delusione.
- Il terzo mi è stato regalato quando ero alle medie, immagino l'età giusta per letture di questo genere. Il fatto è che io, all'epoca, divoravo quel 'un po' di tutto' che trovavo in casa – e tra mio padre, mia madre e mia sorella, avevo davvero tanto tra cui scegliere e sguazzare – e mi ero già abituata ad argomenti un poco meno, ecco, superficiali? Tralasciando il fatto che un libro del genere, che vorrebbe insegnare a giovanissime donne ad accettare i difetti del maschio come biologicamente determinati e quindi a subire col sorriso sulle labbra, mi avrebbe fatto rabbrividire anche alle elementari. Il libro in questione, regalatomi per il mio compleanno da un'amica a 11-12 anni, è 'Ragazze, non facciamoci illusioni: i maschi vengono da un altro pianeta'. Anche allora, ovviamente, sorriso, 'tante grazie' e un brontolio di cuore.

E voi? Sono curiosa di leggere delle altrui delusioni e farmi due – sadiche – risate.
... Dio, sono così piena di Natale che potrei esplodere in un'apoteosi di campanelle e festoni dorati xD