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Sinfonia per theremin e merli di Andrea Viscusi (di cui avevo già adorato un sacco di tempo fa Dimenticami, trovami, sognami, che sarebbe il romanzo con cui ho iniziato a leggere fantascienza italiana), uscito per Zona 42 nel 2021, e da me prontamente arraffato nel mese del mio compleanno, perché di libri me ne regalano pochi e mi tocca rimediare – “mi tocca”. Ci ho messo un bel po’ a iniziarlo, e sì che l’argomento che mi ero appena accennata mi interessava parecchio. La matematica, o meglio, il suo fallimento strutturale, la sua novella incompetenza. Quello che sapevo del romanzo, ignorandone l’ambientazione e i personaggi, era questo: ci sarebbe stato un theremin – strumento bizzarrissimo caro agli horror che conoscevo grazie a quel gran pezzo di manga che è Nodame Cantabile –, uno o più merli, che il fulcro-motore del romanzo sarebbe stata l’improvvisa scadenza dei processi matematici, ovvero che da un certo momento in avanti, sconvolgendo il mondo, la matematica avrebbe smesso di aderire al reale, di descriverlo. Non avrebbe più funzionato e basta.
Quella di Viscusi è a tutti gli effetti un’ucronia, e un’ucronia molto profonda, che lo avvicina al romanzo storico – i matematici presenti, dopotutto, sono effettivamente esistiti – che alla fantascienza, benché il cuore dell’opera stia in uno stravolgimento nell’ordine delle cose che non può essere più fantascientifico di così. Eppure lo stile, l’accuratezza, lo sviluppo degli eventi sono classici, davvero da romanzo storico; forse è l’assenza di sensazionalismi, perché ciò che al lettore risulta inconcepibile – perché ALLA FACCIA DELL’UCRONIA – è normale per chi vive in mezzo a quella fetta di non-storia, e quindi le distanze tra le realtà non vengono sottolineate o strombazzate; ci sono, bom. Fine.
Accade a Firenze, nel pieno del fascismo. O meglio, tutto inizia in Germania, negli stessi anni. Nel 1930, per l’esattezza, quando il matematico Gödel pubblica la trattazione della cosiddetta Teoria dell’Incompletezza, che sancisce che la matematica non può spiegare la matematica, che in un certo senso la matematica non basta a se stessa. Dice anche altro, ma io di matematica mi tenevo stretto un sudato 3, quindi facciamo che va bene così. E la matematica, in tutto il mondo, smette di funzionare. Non c’è progetto che tenga, non c’è misurazione che valga. Matematica e mondo concreto, reale, immanente, non funzionano più con le stesse regole. La matematica viene disconosciuta, vilipesa. Cancellata, letteralmente.
La storia prende strade diverse. A Firenze, in Italia. Non voglio dire altro perché personalmente l’ho trovata la parte più succosa del romanzo, ma a me piace tantissimo andare a vedere come il cambio di un elemento ne cambia tanti altri con un effetto a cascata che sembra naturale, ma è misurato accuratamente da chi quegli elementi li ha disposti. Il protagonista è Andrea, poco più che un ragazzo quando viene arrestato per aver fatto matematica. Non è uno spoiler, ma l’inizio del romanzo. Segue l’inizio della storia di Andrea con la matematica, e più indietro ancora, la storia della matematica vissuta da suo nonno che lavorava come ingegnere in università, della nonna che insegnava musica e suonava il theremin che le aveva costruito il marito – è tutto quello che resta di lei.
Il finale del romanzo mi ha sorpresa. Sinceramente. Mi sarei aspettata che le cose andassero molto diversamente. In un certo senso, mi sembra che seppure in maniera sottile, silenziosa, Viscusi sia voluto andare contro le regole del romanzo – il Romanzo inteso come istanza letteraria universale, non come questo romanzo – non mentendo né sparandola grossissima, ma, come dire… può non sembrare, ma questo mio appunto è molto positivo. Viscusi qui ha fatto esattamente quello che voleva. “Ti aspettavi questo? EBBENE NO”.
E non so bene come dirlo, ma anche se mi aspettavo, e forse volevo, un finale diverso, sono sempre contenta quando una qualche regola – o meglio, in questo caso un’aspettativa, che però prende la forma di una regola nella misura in cui l’autore riflette sul lettore – viene distrutta.
Andrea Viscusi
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