Terry Moore al Circolo dei Lettori (e il mio molesto entusiasmo)

Dunque, vediamo. Sono molti gli aspetti di questo resoconto che vorrei mettere in luce. L'amore che provo per Strangers in Paradise, la gratitudine per il modo in cui i suoi personaggi mi hanno forgiata; l'immenso rispetto che provo per Moore come disegnatore, come fumettista, come essere umano; l'incredulità per un uomo etero che riesce a entrare nel mondo abitato dalle donne e non solo a raccontarlo per come è, ma pure senza cercare di schernirsi in quanto uomo, di levarsi di dosso colpe che nessuno cerca di affibbiargli; il rispetto per la Bao, per l'entusiasmo che ci mette, per la coerenza e la costanza di un progetto editoriale che si prende davvero sul serio e che tuttavia non mette barriere tra sé e il lettori, tra sé e un altro tipo di fumetto, nonostante sia evidente che la rinascita del fumetto e del modo di fare e pubblicare fumetti in Italia debba moltissimo alla Bao.
Rileggendo quanto già scritto, mi rendo conto di stare fallendo miseramente. Questo resoconto mi sta uscendo noioso, didascalico, scevro di entusiasmo e allegria. Tenetelo presente e magari aggiungeteli voi mentre leggete.



Ieri sera, al Circolo dei Lettori di Torino, c'è stato l'incontro con Terry Moore per chiacchierare del suo nuovo volume dedicato all'universo narrativo di Strangers in Paradise, SIP Kids, in cui i personaggi della sua serie più celebre vengono riproposti nei panni di bambini simil-Peanuts. Considerando ciò che provo per l'opera omnia di Moore, penso che non sarei mancata neanche se mi avessero diagnosticato l'ebola. Strangers in Paradise è il mio fumetto preferito di sempre, e c'è stato un periodo in cui di fumetti ne leggevo veramente a vagonate. Un po' è per il disegno, la storia fa un sacco, ma soprattutto sono i personaggi. Cercherò di dare un abbozzo della trama prima di parlare dell'incontro, ma non si tratta di un compito facile, quindi prima di proseguire oltre vi invito con tutto il cuore di procurarvelo. Davvero.



Strangers in Paradise è prima di tutto l'amicizia tra Katchoo e Francine, un'amicizia che dura fin dai tempi delle superiori. Katchoo è una dura, ed è uno di quei personaggi cui sarò sempre intimamente grata, perché riesce a essere tosta pur essendo tappa. All'inizio della serie è arrabbiata, feroce, ancora pregna del mondo orrendo di cui ha fatto parte per qualche anno e di cui Francine non sa nulla, un mondo fatto di sesso-soldi-violenza che vorrebbe essersi lasciata alle spalle, e che invece torna presto a bussare alle porte della vita normale che era riuscita a costruirsi con Francine. Francine è l'esatto contrario di Katchoo; una di quelle persone gentili e condiscendenti che passano facilmente per deboli. È quando inizi a guardarti intorno che ti accorgi di quanto più fegato ci voglia a mostrarsi vulnerabili, piuttosto che mandare avanti l'armatura. Francine è forte e adorabile, ed è per questo che riesce a stare accanto a Katchoo. Ed è anche per questo che Katchoo è innamorata di Francine. Seguono complicazioni sentimentali, sociali, familiari, criminali. E uno stuolo di personaggi così veri che li puoi toccare. A un certo punto ti accorgi di avere iniziato a capire e a voler bene pure a Freddie Femur, l'ex di Francine che potrebbe essere descritto come un paio di mutande che si abbassano molto velocemente all'urlo di “Lei non sa chi sono io!”
Dicevo poc'anzi che spiegare Strangers in Paradise non è facile. Mi correggo, è impossibile. Mi arrendo all'evidenza e vedo di chiacchierare dell'incontro.


Sono entrata nella Sala Grande del Circolo dei Lettori insieme a quattro amici a quasi un'ora dall'inizio dell'incontro. Ci siamo accampati davanti al mini-palco chiacchierando, ho scroccato penna e taccuino all'amicacoinquilina e mi sono messa a comporre mentalmente la canzone “Marry me Moore”, che fortunatamente sono riuscita a non cantare una volta innanzi al Maestro.
Le prime parole pronunciate da Terry Moore sono state un ringraziamento per l'accoglienza. Adorabile essere umano. Subito è iniziato il dialogo con Michele Foschini, alias Mr Bao, nel ruolo di editore e ottimo interprete. Dapprima hanno chiacchierato dell'amore di Terry per i Peanuts e per le comics strips che si trovavano sui giornali e che Terry aspirava a disegnare sin da bambino; subito dopo, della morte dei giornali e del fatto che Terry si sia reso conto che non sarebbe riuscito a raccontare alcunché nello spazio dedicato alle comic strip. Aveva bisogno di un volume intero per raccontare una storia.


Strangers in Paradise è nato nel 1993, sul tavolo della sua cucina; il primo volume è stato pronto nel giro di tre mesi, e si incentrava su quattro personaggi che interagivano tra loro. Katchoo, Francine, David e Freddie. Mr Bao era stupito per la presenza di Freddie nel quartetto iniziale, e si è premurato di farlo notare. So che pure io sono stata poco clemente con Freddie, definendolo poc'anzi “una mutanda che si abbassa molto velocemente etc”, eppure riesce ad essere uno dei miei personaggi preferiti, insieme a Casey. Forse perché sono così convenzionalmente fallati, così pienamente a posto con ciò che sono, nonostante siano nati come spalle comiche.
Ad ogni modo, Strangers in Paradise nasce, citando il Maestro Moore, come “una ragazza rompe col suo ragazzo, e la sua amica si arrabbia.” E poi diamine se la faccenda cresce.
Moore ha raccontato della sua decisione di autopubblicarsi dopo il terzo volume, del suo passato di chitarrista in una cover-band che l'ha portato a non voler più lavorare su cose non sue; del finale tragico inizialmente previsto per Strangers in Paradise in cui “EVERYBODY DIES”, abbandonato in seguito all'11/09/2001. L'America non aveva bisogno di altra tragedia, ha detto. Aveva bisogno di speranza, e lui ha cercato di infonderla. Io personalmente non so quale finale risulti più tragico. Il finale definitivo di SiP è uno di quelli che mi fa immancabilmente piangere; un forma incompleta mi risulta più tragica e ingiusta di una forma in frantumi, perché puoi immaginarti l'intero e sentirne la mancanza e dirti che “sarebbe bastato così poco”. Credo che avrei pianto di meno se il finale avesse previsto un massacro, perché nessuno sarebbe rimasto in vita a piangerne.
Ma dicevo, Terry racconta di come impara a conoscere i personaggi attraverso il disegno, con un progressivo e instancabile profiling. Disegna un tizio e mentre lo disegna inizia a chiedersi “Chi è? Che tipo è? Come sono i suoi genitori? Ha un cane? Gli piacciono i cani? È mai stato morso da un cane?” e così via, finché quel personaggio non diventa una persona.


Ha raccontato, spronato dalle riflessioni di Mr Bao sulla differenza tra Darcy Parker – villain di SiP – e Caino, villain di Echo – sì, il Caino biblico – di aver conosciuto persone assimilabili a Darcy, grazie al lavoro del padre in televisione; Darcy è un lupo in un mondo di pecore. Ha una sua profondità, e possiamo vederla quando David, il fratello minore, racconta la sua vita prima di incontrare Katchoo. Darcy non riesce a relazionarsi col mondo, per lei non esiste altro che il fratello. Tutto il resto, ai suoi occhi, è un giocattolo. Nel Magico Mondo delle Persone Ricche, Terry asserisce che queste persone esistano davvero. Darcy Parker, dice, è Martha Stewart.
Una cosa che non si può fare a meno di apprezzare è la fierezza con cui Mr Bao parlava delle edizioni Bao delle opere di Moore. Solo la Bao e una casa editrice francese – di cui non ricordo il nome – hanno fatto di Moore un progetto editoriale personale. Dopo qualche considerazione sulla tipografia – ho apprezzato moltissimo che venisse chiamato sul palco il tipografo di SiP, a imbarcarsi in una discussione tecnica sui neri e sulle griglie appositamente create da Moore, sulla sezione aurea e sul piano medio cinematografico – siamo arrivati alle domande del pubblico, e ho finalmente potuto chiedere qualcosa sui miei diletti Freddie e Casey e su quando fossero diventati personaggi “veri”.
Inizialmente Freddie e Casey erano puro “comic relief”, erano la risata assicurata. Poco a poco però Terry si è reso conto di come Freddie non sarebbe mai uscito dalla vita di Katchoo e Francine. Freddie è l'amico irritante che ti tieni accanto per vent'anni, il cagnaccio che finisci per adottare. Casey invece ha iniziato a rispettarla rendendosi conto di quanto fosse coraggiosa. Casey è quella che riesce a dire a Katchoo ciò che nessun altro ha il coraggio di dirle. La prende di petto come tutti gli altri temono di fare. È uno dei motivi per cui la adoro.
Mi ha stupita molto scoprire, dopo un'altra domanda, che l'arte di Katchoo presente in SiP non è altro che la produzione artistica di Terry. Non sono un'esperta e non intendo passare per tale. Posso dire che i quadri di Katchoo mi sono sempre piaciuti molto, soprattutto Ragazza morta.
È stato poi il momento della domanda cui immagino Maestro Moore debba rispondere più spesso, ovvero “perché protagonisti femminili?”. Soprassediamo sulla domanda, ma ridiamo della risposta, che ho trovato di un'onestà commovente. Terry ha esordito dicendo che, mentre il suo Io-Scrittore è abbastanza evoluto, il suo Io-Disegnatore è al livello di un gorilla. “Mi piace disegnare donne, scusatemi”. Ha continuato dicendo che, dovendo scegliere di disegnare un sedere per un sacco di tempo, e dovendo diventare davvero bravo nel disegnare quel sedere, preferiva che quel sedere appartenesse a una donna.
Come si fa a non volergli bene?
Ha chiacchierato della madre che l'ha minacciato quando ha sospettato che la madre di Francine colpita da Katchoo con una abat-jour su una delle cover di Sip fosse lei; ha raccontato della barista soprannominata Cookie, bassina e cazzuta, di un pub che frequentava un tempo, e di quanto Katchoo abbia preso da lei.
E poi è stata la volta degli autografi e dei disegni. E qui una parte di me spera che vi siate annoiati, che siate sazi dei miei sproloqui, che vi rifiutiate di andare avanti. Diciamo che questo è il punto in cui la mia dignità ha iniziato a perdere colpi.



Adoro Strangers in Paradise, adoro Terry Moore. Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per entusiasmo. Tipo inchinarmi ripetutamente. O ripetergli quanto adorassi il suo capolavoro. O chiedergli di fare una foto insieme. Peraltro ho così tanti scatti del momento in cui mi approccio a Maestro Moore che posso creare comodamente una gif del momento in cui mi inchino, mi rialzo per stringergli la mano e poi mi inchino di nuovo. Temo di averlo spaventato un po'; spero di non averlo spaventato troppo.
Durante la sessione di autografi e disegni sia Mr Bao che Terry Moore sono stati di una gentilezza indescrivibile. Terry sorrideva e disegnava, Mr Bao chiacchierava con i fan in attesa, di fumetti e di facezie, della donzella ufficio-stampa di Bao che un po' lo terrorizza, del suo bisogno imperativo di preparare il caffè in redazione; della Comic House di Sarzana quando gli ho detto che sono di La Spezia, delle presentazioni di ZeroCalcare in cui nessuno portava loro da mangiare – curioso, perché mi immaginavo processioni di fan armati di plumcake da offrire in sacrificio.
La sorpresa inaspettata è che io e un paio di amiche, grazie al nostro evidente entusiasmo – e alla mia mancanza di dignità – ci siamo guadagnate una visita alla redazione. Citando Mr Bao, “Avete vinto la serata, vi voglio in redazione.”

Citando me stessa ieri notte, essere scemi paga. Paga sempre.
Grazie a Terry Moore per la pazienza e per il disegno; grazie a Michele/Mr Bao per la gentilezza. E al Circolo dei Lettori per non aver sbattuto fuori tutti, visto che si stava facendo tardi.