Un po' di consigli natalizi

Prima di tutto, vi piace la nuova grafica? No, perché non ho ricevuto molti responsi, e dunque mi domando se non piaccia solo a me e alle altre due persone che hanno detto di gradirla. Ammettiamo che quella precedente era veramente infima e proseguiamo verso un futuro privo di Paint.
Ci avviciniamo al Natale, ed è il periodo dell'anno in cui i blogger iniziano a elargire lunghe liste di consigli per regali che non facciano orrore, ed è giunto il momento che mi butti anch'io nella mischia. Quest'anno avevo pensato di suddividere i consigli per provenienza geografica, ed è assai plausibile che l'idea mi sia venuta perché nella memoria mi ristagnava il progetto Libri in valigia promosso da Il giro del mondo attraverso i libri e dalla Lettrice Rampante, di cui linko i post, qui e qui, invitandovi caldamente ad occhieggiarli.
Dicevo, mi sarebbe piaciuto suddividere i miei consigli in questo modo, ma mi sono resa conto che le mie letture non variano abbastanza, geograficamente parlando. Leggo soprattutto italiani, inglesi e americani, per il resto spizzico.
Dunque, come scegliere cosa consigliare? Nel modo che preferisco, col metodo che mi contraddistingue e che domina le mie strategie di Risiko. A caso.

La festa di Margaret Kennedy è un libro stupendo, di cui avrei davvero voluto sentire parlare di più. Potrebbe essere stata la mia lettura preferita del 2015, e mi urta che se lo siano filato così in pochi. Certo, deve piacere lo stile inglese, devono interessare le classiche paturnie familiari. Ma il sottofondo di inquietudine non è secondo a quello trasmesso di Shirley Jackson, a mio modesto parere. Sì, Shirley Jackson. Lo ribadisco.
La vita perfetta di William Sidis di Morten Brask è un libro che, a ripensarci, mi ha lasciato addosso un senso di dolcezza sofferente. È la storia altamente romanzata di un genio del secolo scorso, che si sforza per potersi costruire una vita che sia davvero sua, un cantuccio in cui nessuno gli ripeta quello che rappresenta il suo cervello benedetto.
Chiamate la levatrice, primo volume della trilogia di Jennifer Worth, è una lettura... beh, dolce. L'autrice racconta della sua esperienza come levatrice nei docks di Londra, dopo la guerra. Parla di un mondo che non c'è più, violento, aggressivo e stranamente caloroso. Delle suore di Nonnatus House che si prendevano cura delle partorienti disagiate. Mi è piaciuto il tono della Worth contrapposto alle situazioni in cui si trovava a operare.
Lo diciamo a Liddy? di Anne Fine è un libro inquietante e divertente, che offre molteplici letture dei rapporti tra le persone, e tra l'immagine che le persone hanno di sé e quello che sono realmente. È anche una storia tra sorelle, e per questo l'ho sentita particolarmente.
Piccola dea di Rufi Thorpe mi è piaciuto da morire. Anche questo, attraverso il rapporto strettissimo e travagliato di due amiche d'infanzia e le loro storie, dibatte su quello che facciamo di noi e quanto gli altri significhino per noi. Per Mia, la protagonista e narratrice, Lorrie Ann è davvero una piccola dea.
Raffles di E. W. Hornung, meravigliosa riscoperta letteraria. Ora, io adoro il personaggio di Sherlock Holmes e ho letto con piacere buona parte dei racconti di Arthur Conan Doyle. Ecco, Raffles, ideato dal cugino – o era il cognato? - dello stesso Doyle, è meglio. Mi dispiace, Arthur. È molto più divertente, dinamico, fallibile. Davvero, date un'occhiata a questa raccolta, che spero ardentemente verrà seguita da un'altra. Merita immensamente. È quasi più Wodehouse che Doyle.
Quando le chitarre facevano l'amore di Lorenzo Mazzoni è uno di quei libri che non spereresti più di leggere. Non da un autore italiano, almeno. È intricato, con un sacco di personaggi uno più pazzo dell'altro, con un sacco di musica e trovate bizzarre, eppure ci credi. Ci credi e ti godi il viaggio psichedelico.
Hannah Coulter di Wendell Berry è difficilmente descrivibile senza macchiarlo di noia. La vita di una donna di nome Hannah e del posto in cui ha vissuto senza mai spostarsi. Non è che siano solo gli occhi di Hannah a fare delle storie comuni delle grandi storie, è anche il posto in cui vive che le rende speciali, ed è soprattutto l'idea che Berry ha di “comunità”.
Cassandra al matrimonio di Dorothy Baker è... beh, difficile da spiegare in poche righe. Rapporti tra sorelle, morbosità, vite separate dal resto del mondo. Anni '60. Uno sposalizio, un sacco d'alcol. E una leggerezza imprevista.

Fine dei consigli, non voglio darne troppi, che poi perderebbero di significato. Almeno credo. È una lista che concerne soltanto i libri che ho letto nell'ultimo anno, che altrimenti non sarei riuscita a darmi un limite.

Va da sé che apprezzerò assai chi vorrà condividere i propri consigli nei commenti, che mi mancano da fare ancora un paio di regali.