Post riempitivo - Ultra-caratterizzazione

Ebbene, buongiorno.
Lo dico fin da subito, questo è un classico post 'tanto per'. Uno di quelli a tematica scarsa o assente, senza capo né coda, cui mi abbandono quando ho il cervello troppo impegnato altrove. Invero è un periodo in cui leggo poco, e soprattutto libri già letti. Non mi ero mai data così tanto alla rilettura. Diversi Harry Potter e ora I maghi di Caprona di Diana Wynne Jones. Meravigliosa saga di Chrestomanci.
Dunque, chi mi leggicchia dovrebbe aver oramai subodorato quanto io adori i personaggi ben fatti. Quelli che se si comportano in un certo modo, dopotutto un motivo c'è. Com'è giusto che sia. I back-ground pignoli, anche se non necessariamente complessi, mi mandano in brodo di giuggiole.
Sapevate tra l'altro che le giuggiole sono chiamate anche datteri cinesi e sono i frutti di una pianta appartenente alla famiglia delle Ramnacee? Grazie, Wikipedia.
Dicevo, io adoro i personaggi le cui azioni e i cui moti hanno un senso. Non è che li preferisco, li necessito proprio. Altrimenti la storia perde di sostanza, diventa un denso blob melassoso in cui un branco di personaggi senza volto si muovono senza alcun criterio. Senza una caratterizzazione coi fiocchi, i fili che muovono i personaggi si fanno evidenti e io interrompo la lettura. Il che non vuol dire che bisogna andare a ricercare il trauma emotivo dietro la minima sciocchezza, ma che l'autore deve avere ben chiaro nella testa il passato del personaggio e come questo ha influenzato il suo carattere.
Ora, c'è un'opera in particolare che mi ha esploso dentro questo bisogno di caratterizzazioni ossessive. Non è un libro, non è un film, non è una graphic novel. È un manga. Proprio un manga.
Andavo ancora alle medie, quando ho iniziato a seguire Angel Sanctuary di Kaori Yuki. Credo che ancora adesso sia il mio fumetto preferito. Non tanto per come l'autrice si sia divertita a sconquassare la mitologia cristiana, ma per i personaggi. Che sono, davvero, meravigliosi. Tutti. Tutti.
C'è un protagonista, Setsuna Mudo. E c'è tutta una sua storia disgraziata di angeli, battaglie, reincarnazioni e punizioni divine. E attorno a questo fanciullo vorticano decine di personaggi che non si limitano a fargli da comprimari, non sono dei meri aiutanti. Prima o poi l'occhio del narratore si staccherà da Setsuna e si focalizzerà sul tizio che gli sta accanto, o sul cattivo che lo ostacola, o sull'amico del cattivo, o sul tipo della fazione ribelle, nonché sul sottoposto del tipo della fazione ribelle. Ai personaggi secondari e al loro vissuto la Yuki accorda la stessa dignità accordata al vissuto del protagonista. Non ci sono personaggi lasciati un po' così, poco chiari. Non ci si chiede 'ma come mai...?', nessuno si sacrifica a caso. Il bulletto morto nel primo volume ce lo ritroviamo all'Inferno e di lui sapremo tutto. E si finisce per comprendere e volere un po' bene anche allo psicopatico dittatore che massacra e tortura i tuoi personaggi preferiti. Perché via, con quello che ha passato, un po' lo capisci. Perfino la sottoposta del sottoposto che muore all'inizio della storia ha un suo spazio. E le relazioni tra i personaggi non hanno come unico referente il protagonista, anzi. Interagiscono tra loro, i loro rapporti si evolvono, si saldano, si sgretolano. Non esistono in funzione del protagonista o della storia stessa.
E quindi... beh, non posso farci nulla, ho letto Angel Sanctuary proprio nel periodo in cui il mio gusto di lettrice stava formandosi. Se leggo di ragazzini super-saggi senza motivo, o di tizie super-badasse, violente e disadattate ad minchiam, o di giovani tormentati col background di un Mini-Pony, mi schifo immediatamente. Forse dipende anche dal fatto che conoscevo una così alle superiori. Si disegnava le occhiaie con l'ombretto per avere un'aria più afflitta. Giuro.
Credo che i personaggi poco approfonditi siano il motivo primario per cui abbandono una caterva di libri prima di arrivare a pagina 50.

Voi siete fissati come me? Magari trovate eccessivo lo spazio dato al minimo personaggio secondario?