A
questo libro ho fatto la posta per diversi mesi. Ne avevo letto
estremamente bene su un qualche blog, anche se non riesco
assolutamente a ricordare quale. Me ne ero anche fatta un'idea tale
da non corrispondere neanche vagamente a quello che è in realtà. Mi
aspettavo un ritratto dell'aristocrazia inglese dei (più o meno)
nostri tempi, con tanta ironia, faciloneria, risate, bicchieri che
tintinnano, liete assurdità. Un libro serio ma un po' frivolo. E poi
mi sono ritrovata a leggere una storia meravigliosamente scritta, ma in molti punti davvero orribile. Amara, aspra, dolorosa da leggere. Una storia che parte da
babbo e mamma Melrose – più diversi personaggi di contorno – e
continua nel secondo libro col disgraziato figlio Patrick, scivolato
in fondo al pozzo dell'eroina a 22 anni.
Ora,
questo libro è composto da quattro libri. L'ultimo, Lieto fine, è
uscito pochi mesi fa separatamente. E lo voglio. Dicevo, il primo
libro ripercorre un'unica giornata a casa dei Melrose, raggiunti la
sera da vari amici di famiglia. Patrick ha cinque anni e... beh,
l'orrore. Il padre è un sadico sociopatico, la madre annega la
propria coscienza nell'alcol. Poi il secondo libro è appunto la
storia di Patrick e della droga. Pochi giorni a New York trascorsi
con le ceneri del padre e un sacco di droga. È stata una lettura
curiosamente... beh, non posso dire piacevole, ma appassionante sì.
Ed è strano, perché disprezzo cordialmente chi riesce a
fare una scelta tanto imbecille come quella di bruciarsi le vene.
Inoltre nulla è più noioso e prevedibile della routine di un
drogato o alcolizzato.
Oh, chissà che piega prenderanno i successivi eventi.
Eppure
i pochi giorni di Patrick a New York sono stati belli da leggere.
Forse per tutto quello che ripercorre, forse per le sue
allucinazioni.
Poi
il terzo libro, una serata a casa di amici dei Melrose,
precedentemente conosciuti nel primo libro. Circa dieci anni dopo le vicende narrate nel secondo libro.
E
poi l'ultimo libro, di cui non mi sento di dire nulla, che dopotutto
è uno spoiler verso tutti quelli che l'hanno preceduto.
In
sostanza St Aubyn racconta del bel periodo che la nobiltà inglese ha
passato più o meno a metà del secolo scorso, almeno per quanto
riguarda le stirpi che sono riuscite a foraggiarsi grazie a matrimoni
con americani facoltosi e simili espedienti. E poi racconta la caduta
di questo genere di vita. Prima prende i nobili oziosi
insopportabilmente snob e li dipinge nelle loro teche di cristallo,
pronti a disprezzarsi l'un l'altro, se non hanno altri bersagli a
portata di mano. Idee incredibilmente retrograde, al punto che mi
chiedo se l'autore non abbia esagerato. Ci sono stati punti in cui mi
scoprivo a sperare l'arrivo di un'orda di zombie a massacrarli,
oppure a pareggiare le differenze sociali. Forse è per questo che mi
piace tanto l'idea dell'Apocalisse Zombie, la vedo come la grande
livellatrice, portatrice di democrazia.
…
dicevo.
Prima descrive queste persone così assurde da apparirmi aliene, poi ripercorre l'erosione della loro specie. Il che fa anche piacere.
Questo
libro racchiude i ritratti che St Aubyn fa di un certo tipo di
persone e le conseguenze di un certo tipo di vita. Ma la cosa
meravigliosa è che queste persone arriviamo a conoscerle benissimo,
anche quelle che compaiono per poche pagine, anche le minime
comparse. Cogliamo perfettamente anche gli schizzi appena abbozzati.
Certo,
il quarto libro è molto diverso dagli altri. Ha inizio nel 2000,
quando quella vacua civiltà è quasi scomparsa, perlomeno dalle vite
dei personaggi che St Aubyn segue. Ma, come ho già detto, preferisco
non dire altro.
Dico
solo 'bello'. Davvero bello. Strazianti i primi due libri, irritante
il terzo – orridi riccastri, che lo zombie vi colga – ma tutti
meravigliosi.
Sì,
ovvio che lo consiglio. È stupendo e basta.
E
diamine, voglio il seguito.