Leggendo Il libro delle illusioni di Paul Auster

E dunque, io vi avverto, questo è un post di scarsa – se non nulla – utilità. Un post da 'ho voglia di fare due chiacchiere'. Quindi non vi aspettate di trovare nulla qui che non sia puramente tralasciabile.
È che ultimamente sono parecchio impegnata. E, beninteso, non me ne sto lamentando affatto, anzi. Adoro lo stage in libreria, adoro passare ore e ore a sguardicchiare libri, chiacchierare di libri, annusare libri. Ma è anche vero che il tempo a mia disposizione per leggere si è drasticamente ridotto. Un po' anche per via del blog, attraverso il quale vengo invasa da roba da leggere. E sia chiaro, neanche di questo mi lamento. Anzi, ne sono ben lieta.
Però era da un po' che sentivo la mancanza di un certo tipo di libro. Praticamente da quando ho finito – quanto tempo fa sarà stato? Ormai più di un mese – Alta Definizione di Adam Wilson, di cui ho gioiosamente favellato qui. Il fatto è che buona parte di quello che leggo nelle ultime settimane proviene da consigli trovati su altri blog o ricevuti per mail e diciamo che nella blogosfera un certo tipo di letteratura non abbonda affatto. Non che sia del tutto assente, ma credo di poter affermare con una certa sicurezza che è molto marginale. Cosa che non mi spiego, pur rendendomi conto che pure io è da un po' che non ne parlo.
Parlo dei libri-epifania. È un nome che mi è venuto in mente ieri, mentre mi chiedevo cos'avrei potuto leggere ora che avevo finito La bambina senza cuore di Emanuela Valentini – che mi è piaciuto un fracco e di cui probabilmente vi parlerò domani – senza trovare una risposta. Mi riferisco a libri come Pastorale americana, Espiazione, Danny l'Eletto, La figlia del pianista, L'inconfondibile tristezza della torta allimone, Figlio dell'Impero Britannico, La versione diBarney... sono diversi dagli 'altri' libri. Cioè, sia chiaro, amo anche gli altri, ma questi sono diversi, hanno qualcosa di speciale.
Ci sono libri in cui si entra, e altri che invece ti entrano dentro. Che ti scavano via gli occhi e ti si infilano nelle orbite, riempiendo tutta la tua vista, cosicché finisci per vivere attraverso il filtro di quel libro. È un filtro che può durare per tutta la lettura e anche per giorni dopo che l'hai finita. Ostacola quello che vedi del mondo, lo vedi annacquato dalla voce dell'autore. Sono letture intense, cocenti, bastarde. Non se ne può abusare, ma se ne sente il bisogno.
Ecco, io era da un po' che non mi facevo una lettura così.
Poi un paio di giorni fa su Twitter Mezzatazza – che non ha idea di quanto le sia grata – mi dice che ha letto un libro bellissimo, Il libro delle illusioni di Paul Auster, autore che conosco di nome ma che non ho mai provato. Detto fatto, mi ci getto. Dopo settimane d'assenza, stamattina lo requisisco in biblioteca prima di andare in libreria.

Al momento sono più o meno a metà.