Buongiorno a tutti! Da
stamattina ho ricominciato a mettermi la sveglia per alzarmi ad un
orario almeno decente e sono ancora un po' intontita. Anche perché
ieri notte sono rimasta alzata fino a tardi per finire di leggere 'La
scuola dei desideri' di Joanne Harris. Bello, eh. Fino
alla fine non avevo avuto neanche il sentore di... e invece. Astuta,
astutissima Harris. Ammetto che in italiano la sua abilissima trovata
ha perso un po' per via della traduzione, ingannando più che
celando, però non si poteva fare altrimenti. Avrei voluto leggerlo
in originale. Avrei voluto leggerlo in originale anche perché una
traduzione così approssimativa e scadente non credo di averla mai
vista. Ma davvero. Eppure a 'Laura Grandi/Grandi Associati'
era stata affidata anche la traduzione di 'Chocolat', secondo
me decisamente riuscita. Non so cosa stia accadendo da un po' di
tempo a questa parte ai traduttori, ma posso ben immaginarlo. Tempi
più stretti, paghe minori ed eliminazione del correttore di bozze.
Ne parlerò più avanti perché è un argomento che mi sta molto a
cuore, per adesso mi limiterò a cantare le lodi di Joanne Harris,
che se lo merita.
Joanne è nata nel 1964
nello Yorkshire da madre francese e padre inglese. I nonni avevano
una pasticerria, la bisnonna era una specie di strega guaritrice ed è
evidente che ha attinto a piene mani dalla propria esperienza
familiare nella stesura delle proprie opere. Esordisce nel 1989 con
'Il seme del male', quattro anni dopo pubblica 'Il fante di
cuori e la dama di picche' e finalmente, nel 1999 pubblica il suo
capolavoro, 'Chocolat'.
Molti di voi avranno
visto il film di Chocolat, uscito nel 2000 per la Miramax. L'ho visto
anch'io e mi è piaciuto un sacco. Ogni volta che lo ridanno in
televisione non posso trattenermi dal guardarlo di nuovo. Adoro
l'ambientazione, la colonna sonora, la voce narrante di Anouk, i
colori, gli attori... un bel film. Davvero un bel film. Tuttavia,
quando qualche tempo fa ho pensato che fosse ora di leggere qualcosa
della Harris, avrei preferito non cominciare con 'Chocolat', proprio
perché perché pensavo di essermi rovinata il libro guardando il
film. Invece poi, chissà perché, uno degli ultimi giorni di
tirocinio lo prendo dallo scaffale e comincio a leggerlo. Subito
trovo che sia scritto davvero bene. Poi la storia va avanti e compare
il prete. E mi dico 'Oh, ma guardalo! L'adorabile pretino che ascolta rock&roll!', ancora col filtro del film sugli occhi. Rimango
basita quando capisco che il 'cattivo', se così si può definire, è
lui.
Se qualcuno non ha visto
il film, rimediamo subito: Vianne Rocher e la figlia Anouk sono
girovaghe. Vianne ha sempre vissuto passando da città a città con
la madre, facendo piccoli lavori saltuari o chiedendo l'elemosina e
hanno attraversato Europa e Stati Uniti felici e per decenni finché
la madre di Vianne non si è ammalata di cancro. Ora Vianne e la
figlia hanno deciso di fermarsi per qualche tempo in un paesino
chiamato Lansquenet, piccolo e pittoresco. È la piccola Anouk, sei
anni, ad insistere per fermarsi, ma Vianne si trova quasi subito
d'accordo. Trova che Lansquenet abbia bisogno di un po' di colore.
Dopo le dovute ristrutturazioni, aprono una cioccolateria. Davanti
alla chiesa del paese.
Il giovane prete,
Reynaud, è furente. La vede come un parassita, un emissario del
demonio, pronto a ghermire le deboli anime delle sue pecorelle con la
sua cioccolata e i suoi vestiti sgargianti. Vianne è atea e ha una
figlia nonostante si presenti come 'signorina'. Per Reynaud, reso
sempre più astioso dal digiuno quaresimale, è un affronto e una
vergogna. E la trama, semplicemente, scorre.
Ora, la differenza
maggiore tra libro e film è questa: nel film il prete era un giovane
timido e simpatico, succube di un sindaco tirannico e impomatato
fissato con la rispettabilità. Nel libro questo sindaco non compare.
Non esiste, non c'è. È sconcertante che da un libro così
anti-clericale si sia scelto di fare un film per poi cancellare la
sfida alla Chiesa. Assurdo. Non so come l'abbia presa Joanne Harris,
io mi sarei imbufalita. E non mi spiego neanche perché l'animaletto
immaginario di Anouk, il coniglietto Pantoufle, si sia trasformato in
un canguro. Perché?
Ad ogni modo, è un libro
delicato e piacevole, profuma di foglie bagnate d'autunno e
cioccolata. C'è un pizzico di magia, ci sono le vite dei personaggi
che si incrociano e si raccontano, la cosiddetta rispettabilità che
viene smascherata per l'egoismo che nasconde. E tutto scritto
splendidamente, la voce narrante in prima persona che si alterna da
Vianne a Reynaud, una scelta calzante che si ripresenta anche negli
altri libri che ho letto di Joanne Harris e che permette di rubare
gli occhi ai suoi personaggi, di appropriarci dei loro punti di
vista, di capirli fino in fondo. Cosa che gradisco sempre.
Quindi, consigliatissimo.
Le vicissitudini di
Vianne e Anouk continuano con 'Le scarpe rosse' e secondo
Girasonia uscirà un ulteriore seguito a novembre, 'Il
giardino delle pesche e delle rose'. Io 'Le scarpe rosse' l'ho
letto e non posso dire che non mi sia piaciuto. Però mi ha fatto
male, molto male. Sapere che... ma no, non si può dire. Leggete
'Chocolat' e poi ci lamenteremo insieme.
A presto :)