La biblioteca dei libri proibiti di John Harding. Libro eminentemente brutto.


Ricorderete – forse... ma magari anche no – che qualche tempo addietro mi sono imbattuta in un Libro Brutto. Che son salita sul treno con quell'unico tomo a farmi compagnia, affacciandomi su una giornata che mi prospettava due viaggi di tre ore e mezza l'uno. Ecco, oggi parlerò di quel libro. Quello brutto.
Non ho finito di leggerlo, lo ammetto. Non ce l'ho proprio fatta. Un po' perché storcevo il naso ogni volta che mi cadeva l'occhio sulla sua copertina ingannatrice e un po' perché ero distratta da ben altre letture. Credo di essermi letterariamente innamorata di Carlos Ruis Zafòn. Cioè, ho tra le mani L'ombra del vento e Il gioco dell'angelo, mi devo rimettere a leggere un libro brutto? No, dai, non ne ho la forza. Non avendolo finito, comunque, è mio dovere sottolineare che sono arrivata soltanto a metà, quindi magari dopo quel punto, si sarebbe anche potuto riprendere. Chi può dirlo? Quello che posso dire è che, fino a metà, è ancorato alla sua essenza di Libro Brutto.
Vi avverto! Qui spoilero un po'. Un bel po'. Perché non vedo cosa possa esserci di piacevole nel leggere questo libro, che vi sconsiglio profondamente. L'unico lato buono della faccenda è che un aspirante scrittore può scovarci millemila errori e prenderlo ad esempio per non ripeterli. Comunque, vedete voi. Io vi ho avvisati.
'La biblioteca dei libri proibiti' di John Harding, inspiegabilmente pubblicato da Garzanti nel 2010. Il titolo originale sarebbe stato 'Florence and Giles', ovvero il nome della protagonista e del fratello minore. Ma approfittiamo gioiosamente del trend delle biblioteche, anche se qui la stessa ha un ruolo marginale solo nell'educazione di Florence e non nello sviluppo della trama. Una trama che io, fino a metà, non sono riuscita a comprendere. Ad un certo punto ho strizzato gli occhi e distanziato le pagine dal viso, realizzando che stavo leggendo quello che avrebbe voluto essere una specie di thriller-horror-goticheggiante e che io fino a quel punto avevo preso per una lettura per bambini camuffata con una copertina promettente e un titolo che c'entrava ben poco.
Allora, Florence e il fratello condividono il padre, ma hanno madri diverse. Tutti morti, comunque. A crescerli, o meglio, a 'rilevarli' è lo zio bacchettone, di cui non riesco a trovare il nome neanche sfogliando il libro, che non vede di buon occhio l'educazione delle fanciulle e che lascia la nipote ignorante come una zappa, proibendole di leggere, scrivere o che altro. In casa ci sono un autista, una cuoca-cameriera e una governante, che tiene i conti della casa. Lo zio, seppure ricchissimo, è spilorcio come non mai per quanto riguarda i nipoti, cosa che onestamente mi puzza un po'. Le ragioni della sua tirchiaggine non sono spiegate, specie se si considera che i due nipoti risiedono in un'enorme magione di famiglia, quando potrebbero essere alloggiati in appartamenti ben più modesti e seguiti da un'unica persona. Comunque, Florence arrivata ad una certa età impara a leggere. Da sola. Mi pare a otto anni. Ripeto, da sola. Senza avere mai avuto nessuno accanto che leggesse o che le spiegasse cos'è un libro. No, lei a otto anni decide d'imparare a leggere, senza aver mai ricevuto uno stimolo in vita sua. Volendo, questa decisione si sarebbe potuta spiegare con una governante precedente e scomparsa, che era sempre persa nei libri. È vedendo e imitando, che s'impara. Ma no, Florence fa tutto da sola, senza aiuto. Già questo mi aveva lasciata un po' così. Nel giro di pochissime pagine, Florence ha 12 anni, il fratellino Giles 8 e compare nella loro vita un certo Theodore Van Hoovier, un pirlotto alto e goffo che s'innamora perdutamente della ragazzina a prima vista. Così, a'ggratis. Dopo circa mezzora dal loro primo incontro, le chiede un bacio. Proprio come dovrebbe fare un personaggio timidissimo e goffo nel 1891, no? E lei gli chiede in cambio un componimento. Bruttissimo. Ma lasciamo stare.
Allora, la trama è... confusa. Dovrebbe esserci un mistero, ma non è chiaro quale sia questo mistero. Fatti e personaggi si accavallano alla rinfusa, scompaiono e ricompaiono quando viene comodo alla trama, tra loro si instaurano relazioni incomprensibili... ad esempio, Florence ci viene descritta come un topo di biblioteca, una che ha sempre bisogno di avere un libro in mano, di leggere, conoscere e quant'altro. Tralasciando il fatto che è impossibile che per anni nessuno si sia accorto che sapesse leggere, né trovo plausibile che la sua assenza pomeridiana quando sgattaiola in biblioteca non venga notata per anni, Florence si bagna le labbra pomposamente con nomi famosi e autori accreditati, ma basta che compaia un ammiratore che, bum, cade innamorata come una pera cotta e non riesce più ad interessarsi alla lettura. Ricordo poi una particolare figura retorica senza alcuna forza e con un appiglio fragilissimo alla scena, un corvo sulla neve. Ecco, per un discreto tot di pagine ogni tanto tornava, puntuale come la morte, questo corvo sperduto nella neve. Poi, dopo un po', più nulla, viene dimenticato.
I personaggi sono piattissimi, non hanno una vera e propria caratterizzazione, sono praticamente intercambiabili. Sono lì solo per fare da contorno a Florence, delle sagome deambulanti con cui dialogare. E i dialoghi sono pessimi. Giles, il fratellino, è descritto come timidissimo, eppure appena uno si avvicina corre a fargli domande eminentemente stupide. C'è un punto, poi, in cui mi sono dovuta arrendere all'incapacità dell'autore di interessare il lettore. Ad un certo punto, Giles viene tolto da scuola, essendo stato vittima di maltrattamenti. Lo zio decide quindi di avvalersi dell'aiuto di un'istitutrice e giunge quindi questa signorina Whitaker. Che ha a malapena il tempo di comparire, prima di crepare. Così. Una misera mezza pagina è stata dedicata al fulcro del romanzo, un omicidio incomprensibile e dai risvolti arcani. Mezza pagina da quando la vittima compare per la prima volta alla sua morte, che rimane un mezzo-mistero finché la nuova istitutrice non chiede a Florence di parlargliene. Comprendo che l'autore volesse creare un po' di pathos, nutrire la nostra curiosità, ma... ma non ce l'ha proprio fatta. Non mi ha fatto trasalire e pensare 'Oh! Cosa sarà successo?' con la mano premuta sul cuore, mi ha solo fatto aggrottare le sopracciglia e mormorare 'Ma che ca...?'.

Piccolo stacco. Ho voluto sfogliare velocemente la seconda metà del libro, un po' perché mi chiedevo dove sarebbe andato a parare e un po' perché mi rimordeva la coscienza a recensire qualcosa che non avevo finito di leggere. Ora, dov'è che va a parare la trama? Nel nulla. Non ha senso. Questo finale non ha assolutamente senso. È uno di quelli che proprio mi danno fastidio, anzi. Sapete, quando un autore vuole stupire e allora ti tiene tutto nascosto, ti svia tranquillamente e poi salta fuori con una conclusione improponibile a cui non avresti mai potuto pensare, non per la sua astuzia, ma proprio perché non ha niente di plausibile. Tra l'altro, nel corso di questo finale fatto di coincidenze schifosamente fortuite, non solo non viene spiegato nulla del 'mistero', né viene fatto cenno a personaggi che sono stati bellamente abbandonati, ma Florence si macchia di un atto di cui non sarebbe mai stata capace, considerando la sua caratterizzazione. Davvero, mi irrita un esito del genere. È una presa per i fondelli bella e buona, questo libro sta battagliando con 'Il bacio d'argento' per il podio del putridume letterario.
In sintesi, avvenimenti e personaggi piallati su una trama inconsistente, piccoli spunti aggiunti al mucchio per motivare scelte improbe e poi dimenticati, come se non ci fosse bisogno di spiegarli. Florence, forse, è la meno caratterizzata di tutti. Non ha senso, il suo personaggio, non più degli altri. Tra l'altro, ho dei dubbi anche sulla competenza storica dell'autore. Nel 1891 è credibile un ragazzo e una ragazza vengano lasciati soli durante il loro primo incontro?
Ha poi avuto senso che lo zio fosse bigotto o tirchio? Che ruolo ha avuto il divieto a Florence si leggere? Come vengono spiegate l'astuzia improvvisa della protagonista e la sua incredibile capacità di giocare con le persone, considerando che ha passato un'esistenza da reclusa con il fratellino e tre servitori imbecilli? Perché la signorina Whitaker?!
No, davvero, non ho parole.
Se non ci fosse Zafòn a risollevarmi morale e fiducia nell'intelletto umano... a presto :)