Due figlie e altri animali feroci - Leo Ortolani


Salve a tutti! Mi duole constatare che, sebbene io sia tornata dalla vacanzuccia già da diversi giorni, ho difficoltà ad aggiornare il blog. Non perché non ne abbia voglia o perché abbia poco di cui parlare, anzi. È lo studio che mi fagocita, mi mastica e mi sputa come un grumo di stanchezza e occhi brucianti. L'esame è tra meno di nove giorni e io... beh, io studio.

Ma oggi è domenica e intendo ritagliarmi un minimo di tempo per parlarvi di un libro che ho letto mesi e mesi fa e che mi ero ripromessa di recensire. E che tra l'altro dovrei restituire all'amica che me l'ha prestato, prima o poi.
Trattasi di 'Due figlie e altri animali feroci' di Leo Ortolani edito da Sperling&Kupfer nel 2011. Chi conosce Ortolani sa che non si tratta 'soltanto' di uno scrittore, ma soprattutto di un fumettista. Il fumettista italiano più famoso e di successo dell'ultimo decennio. Rat-man, il suo supereroe, è tanto celebre che nessuno che s'azzardi ad entrare in una fumetteria può ignorare la sua esistenza. Tranne le ragazzine che vanno pazze per gli shojo-brutti. Dai, quelli che lei è la sfigatona e lui è il figo della scuola e lui s'innamora di lei e gente a caso si mette in mezzo senza motivo e alla fine si mettono insieme. Quelli sono gli shojo-brutti. Al momento occupano una percentuale orribilmente ampia degli scaffali dedicati ai manga delle fumetterie e questo mi fa soffrire.
Comunque.
Rat-man è un fumetto comico e, fin dall'inizio, fa spanciare dal ridere. È esilarante. Giochi di parole, situazioni improbe, rimandi a opere celebri. Un super-eroe imbranato e mingherlino che si veste da topo, nato come parodia di Bat-man. Io lo seguo da anni, da quando ero ancora alle superiori. E, col tempo, io e i miei amici (nerd) abbiamo notato che qualcosa stava cambiando nelle storie e nel modo di raccontarle. Diventavano più profonde, più amare, riso e lacrime si mescolavano. Io le preferisco così, altri rivorrebbero il Rat-man delle origini. Questione di gusti.
Col libro di cui tratta questa recensione, Leo ci spiega le ragioni che lo hanno portato ad amalgamare tristi riflessioni e cinismo alle sue storie altrimenti allegre e, comunque, divertentissime.
Leo è sposato con Caterina. Un matrimonio felice che si riflette nei suoi fumetti, dove lui e la moglie compaiono spesso in siparietti comici, non sdolcinati, ma carini. Quel carino che non è vomitevole, è proprio carino. La loro unione è però priva di figli e, passati entrambi i 30 anni, decidono di scoprire perché. Risulta che non possono averne ed è il 2001 quando decidono di tentare con l'adozione.
Questo libro è una raccolta – ovviamente rivista e corretta – delle mail che Leo inviava a parenti e amici quando si trovava in Colombia con Caterina per adottare due sorelline, Johanna e Lucy Maria. Rispettivamente, tre e quattro anni. I momenti di divertimento si alternano con attimi di desolazione. Mi ha fatto stare male soprattutto l'inizio, quando Leo raccontava dei meccanismi dell'adozione, dell'insensibilità cruda e della cattiveria immotivata dell'assistente sociale che per anni si è rifiutata di riconoscerli idonei come genitori. Amare riflessioni, l'impossibilità di avere figli come una condanna all'umiliazione. Non sapevo che la trafila fosse così lunga e aspra. Non ne vedo il motivo.



L'incontro con Lucy Maria e Johanna è pieno di goffo imbarazzo. Leo, poi, neanche parla spagnolo e solo Caterina è in grado di comunicare con loro. Non si sa cos'abbiano passato le due proto-figliole nella loro breve infanzia, ma sono appiccicate l'una all'altra come colla, unite per le mani e per il sangue come Rose sulla porta galleggiante sull'acqua gelida. A modo loro, sono forti e ben piantate nel mondo. O forse è solo perché cercano di farsi forza a vicenda.
Leo e Cate trascorrono qualche settimana in Colombia con le bambine. Viaggiano, girano, imparano a conoscersi. Conoscono altre famiglie, si sfiorano per un poco e poi si separano, diretti infine in Italia come una famiglia 'intera'.
È quasi sconcertante quanto questo libro riesca a pungere e a divertire al tempo stesso. È ghiaccio e calore insieme, è rassegnazione e coraggio. È granito e pan di Spagna.
Sulla coerenza della storia, c'è poco da dire. È così che è andata ed è così che ci viene raccontata. Breve scenette di vita, fugaci riflessioni mitigate da battute e disegnini buffi. Per lo stile, i miei complimenti più sentiti a Ortolani. O a chi l'ha corretto ed editato 'sì mirabilmente, ma considerando l'abilità dell'Ortolani-fumettista tendo a credere che sia tutta farina del suo sacco. Sublime. Davvero.
Quindi. Ne consiglio la lettura a chiunque. Perché è un bel libro, davvero. E già basterebbe questo, no? Però svela anche i tetri retroscena di una realtà che solo chi si trova a doversi affidare all'adozione può conoscere. E secondo me potrebbe rivelarsi un'utilissima fonte d'informazioni per chiunque si trovi in questa situazione. E anche un abbraccio. O una pacca sulla spalla, se gli interessati non sono persone da abbraccio. Quindi, tenetevelo bene a mente per quando un vostro amico dovrà gettarsi nell'oscuro baratro dell'adozione. Mi raccomando.