Black City - Victor Gischler (Come spiazzare il lettore mettendo una vampira popona sulla copertina di un romanzo post-apocalittico)

Quest'oggi comincerò col dire che non mi sono mai imbattuta in una copertina tanto fuorviante. Allora, c'è una classica popona in copertina, pallida come un morto, con gli occhi rossi – che guardando l'immagine da vicino ci si accorge che riflettono un'esplosione alle sue spalle, perciò non so bene che gioco di specchi debba esserci dietro questa prospettiva, ma vabè – e un filo di sangue che le scende dalle labbra. E che le scende malissimo, perché non tenta neanche di seguire la linea del mento, il Photoshop è così palese da sfiorare il ridicolo. Ma a parte questo, cosa mi comunica la popona in copertina? Vampiri. Sicuramente, vampiri.
Ci sono vampiri in questo libro? No. Neanche mezza ombra. Niente creature fantastiche, niente magia, stregoneria, niente licantropi, né streghe né elfi né niente di tutto questo. Cosa me la mettete a fare una vampira popona in copertina? No, perché io questo libro l'ho adorato, l'ho trovato assurdamente brillante e me ne sono goduta ogni pagina. Ma mi sarei io avvicinata ad un libro con una copertina così? Mai. E chi si avvicina ad un libro con una copertina così, lo comprerà mai dopo aver letto la trama sul retro della copertina? No, lo rimetterebbe a posto. Quindi, che razza di target fantasma c'è nella mente del grafico?
Ma andiamo avanti.
Anzi no. Prima ringrazio calorosamente Lady Debora di Happy Red Book per avermi insignito del 'My Beautiful Blog' e Nereia da LibrAngoloAcuto per avermi assegnato il 'Premio Dardos'. Grazie, fa sempre piacere :) Ce li ho doppi, perciò non mi rimetto a fare tutta la trafila dei post appositi con relativa assegnazione, però grazie. Lo apprezzo assai.
Dicevo! 'Black City' di Victor Gischler, edito dalla Newton Compton nel 2011. In origine il titolo era 'Go-go Girls of the Apocalypse' e avrei tanto preferito che Messer Compton l'avesse mantenuto, visto che rendeva molto meglio l'idea. Tra l'altro, mi era già capitato di riferirmi a quest'opera, in questo vecchissimo post. Era questo il libro che cercavo e che, ahimè, non ho trovato. Il destino, eh?
Allora, la trama.
È accaduto, ormai da diversi anni, ciò che l'essere umano temeva. Maremoti, terremoti, inondazioni, guerre nucleari, il Parlamento distrutto e gli Stati Uniti lasciati a sé stessi. Ordine, legge, sicurezza ormai sono i bei sogni di un tempo che fu. Adesso c'è il cannibalismo, ci sono armi, c'è la legge del più forte, ci sono le Strisce Rosse. L'unica autorità riconosciuta sono i nightclub della catena 'Joey Armageddon', venti filiali sparse per gli Stati Uniti nelle quali vengono adoperate le uniche monete ancora valide, i dollari Armageddon. Lo sfondo è questo: lo sfacelo. La razza umana ridotta al suo peggio.
Il protagonista è Mortimer, che dopo il disastro ha passato ben nove anni rifugiato in una grotta nel Tennessee, in totale solitudine. Lui e le sue provviste. Ma dopo nove anni decide di scendere, perché vuole capire cosa ne è stato del mondo dopo che Internet e la radio hanno cessato di funzionare. E lì inizia il suo rocambolesco viaggio, idealmente alla ricerca della moglie Anna. Non uso spesso la parola 'rocambolesco', ma devo dire che questo libro la grida proprio. Durante il viaggio Mortimer si trasforma. Sarebbe assurdo non essere trasformati da una simile devastazione e dalla facilità con cui si uccide e si viene uccisi.
Sono pochi i personaggi secondari dotati di spessore, giusto Sheila e il cowboy post-apocalittico Bill. Per il resto sono tutti molto pittoreschi e molto funzionali alla trama, ma non per questo piatte macchiette. Spesso la loro apparizione è rapida e fuggevole, visto che i nostri sono sempre in viaggio, ma riusciamo comunque a cogliere qualcosa del loro carattere, del loro vissuto, di com'erano prima dell'Apocalisse e di come quest'ultimo abbia agito su di loro.
Va da sé che non ci sono lunghi capoversi poetici pieni di riflessioni sull'umana sorte, si tratta di una lettura cruenta ma a suo modo leggera. Un colpo di scena segue un altro colpo di scena. Alcuni salvataggi sono un po' tirati per i capelli, ma in un'opera del genere la cosa non stride e non infastidisce se non in un paio di punti. Mi ha ricordato molto il Joe R. Lansdale de 'La Notte del Drive-In', in tutto il suo sanguinario e spietato splendore. Certo, non ci sono elementi, per così dire, 'magici', né presenta tutta quell'angoscia. Però ho apprezzato molto l'energico lavoro di fantasia nella creazione dei personaggi, delle varie micro-comunità, dell'ambientazione in sé. Il Jack Daniel's è fantastico. E un'altra trovata che ho adorato e che avrei preferito fosse stata sviluppata un po' di più sono le opere d'arte. Non dico altro, che poi lo leggete e mi maledite per gli spoiler. Sto zitta. Mi liquefo. It's, oh, so quiet.
Però fossi in voi lo leggerei. Tralasciando il fatto che la Newton Compton ce lo tira dietro – in origine 6.90 euri, ma io l'ho trovato ultra-mega scontato a 2.90 – è una figata. Davvero. Posso stare ore a decantare trama e personaggi e originalità, ma alla fine 'Awesome' è la parola più attinente che io possa trovare. Stra-consigliato a tutti coloro che gradiscono il genere.
Aggiungo che l'autore è anche sceneggiatore per la Marvel, per la quale ha sfornato uno dei fumetti più assurdi, geniali e meravigliosi di sempre, ovvero 'In viaggio con la testa', protagonista Deadpool. E io adoro Deadpool.