Splatter, vampiri e tanta piacevole acidità

Sono stata molto assente, in questi ultimi giorni. Sono stata assente sia dallo studio che dal computer – non solo dal blog, facebook e posta li ho appena controllati – che dagli amici che da... beh, un po' da tutto. Se avessi molti e più intensi 'follower' probabilmente chiederei perdono, ma secondo me al momento basta un semplice 'Ehi, ho di nuovo una tastiera sotto mano :)'
Comincerò subito a sottolineare l'ovvio, come al solito. In questo caso vorrei parlare un po' di una serie notissima, famosissima, osannata, odiata, disprezzata e da molti prima adorata e poi detestata. Io non so bene come pormi. Ho amato questa serie – soprattutto la protagonista – con tutte le mie forze di lettrice esasperante per molto tempo, prima di accettare, alla fine, che l'autrice non riesce più a darmi nulla.
Si tratta della serie di Anita Blake, la Sterminatrice, creata da Laurell K. Hamilton, edita da Nord, cominciata con 'Nodo di sangue', seguita da 'Resti mortali', quindi da 'Il circo dei Dannati', e da... beh, da molti altri volumi. Innanzitutto, che c'è da dire? I volumi sono autoconclusivi, le trame molto semplici e schematiche, i personaggi discretamente delineati – alcuni molto bene, certi appena abbozzati – e la serie in sé è molto ripetitiva: Anita si trova ad affrontare un caso, rischia di farsi ammazzare, litiga con amici e nemici e poi uccide il mostro/vampiro/demone/licantropo/banda criminale di turno con piacevoli spargimenti di sangue. Fine. Almeno, vorrei poter dire così. Perché, siamo sinceri, l'uomo non può vivere di solo Eco. Ci vuole, magari nei momenti di stress o di stanchezza, qualcosa di molto leggero, poco impegnativo e coinvolgente. E la serie di Anita Blake risponde a tutti i requisiti, pur essendo scritto decentemente – niente di aulico né di poetico, ma grammatica e coerenza logica ci sono e, in certi casi, tanto mi basta. L'ambientazione è molto semplice: St. Louis, Missouri, così come lo conosciamo. Unica differenza, benché molto significativa, è stata accertata e accettata l'esistenza di creature precedentemente credute di fantasia. Vampiri, mannari, fate, streghe, naga... devo dire che la Hamilton si è ben documentata e che il sorgere di gruppi simil-KuKluxKlan che mirano ad eliminare tutto ciò che non è umano e ad annientarne i diritti politici è sociologicamente molto realistico. Anita stessa, la cinica protagonista, all'inizio è molto più vicina alle idee di questi gruppi piuttosto che al tipico sdilinquimento di molte eroine di questo genere di saghe.
La Hamilton ha, inoltre, un altro merito – o demerito, dipende da come si guarda alla cosa. Direi che è forse tra le autrici che vantano il maggior numero di imitazioni. Al momento, schematizzando molto, direi che ci sono tre filoni principali nella letteratura 'vampiresca': il filone Twilight, il filone gotico e il filone Blake. Nel primo mettiamo storie d'amore adolescenziali, figaccioni tenebrosi che sputano miele ad ogni frase e... beh, tante altre cose di cui ammetto di non essere fan. Questo particolare sottogenere ha avuto il via con Twilight ed è proseguito con diverse altre serie che non posso non definire scadenti. Prevedo che presto farò un post unicamente dedicato a questi tre filoni, ma prima è meglio se mi documento un po' meglio. E dolorosamente. Il secondo filone, quello gotico, comprende Anne Rice, i Diari della famiglia Dracula della Kalogridis e tante altre meraviglie. Ovviamente ci sono anche libri che trattano di vampiri ma che non rientrano in nessuno di questi filoni che ho appena inventato, come Le notti di Salem di Stephen King o Lasciami entrare di Lindqvist, ma tanti altri hanno in comune caratteristiche peculiari che permettono di metterli nello stesso insieme.
Infine, il terzo filone è quello Blake, originatosi dalla saga della Hamilton. Certo, l'idea di una cacciatrice di creature fantastiche non è certo nuova e originale – non siamo forse cresciuti con Buffy? - ma in libreria non si era ancora trovato niente di così forte e di successo. E quando un'opera ha successo, in un certo senso 'legittima' le sue simili, che cominceranno a godere di un successo quasi riflesso. Credo che i romanzi della Hamilton abbiano funzionato in questo modo, così come hanno fatto Twilight e seguiti.
Ad ogni modo. Sfortunatamente, i volumi della Hamilton non sono fatti solo di risposte argute, sangue e violenza gratuita. Anita uccide i vampiri cattivi, 'anima' i morti e collabora con la polizia nelle indagini. E questo è bene. Purtroppo, entrano in scena un vampiro bello e tenebroso e un licantropo... beh, anche lui bello e tenebroso. E questo è male. Molto, molto male. Perché essenzialmente sappiamo bene come andrà a finire. Anzi, no. Non lo sappiamo. La scelta tra i due diventerà ad un certo punto il fulcro della trama. E questo non è solo 'male', è qualcosa di peggio. È il male supremo.
Ora, a me non interessa chi va con chi. Sono lieta che Anita abbia una vita sessuale attiva e che si diverta nel suo tempo libero. Ma quando la trama diventa una breve parentesi tra un atto sessuale e un altro, allora no, per me si è andati troppo oltre. O si è tornati troppo indietro, non saprei dire. Perchè questo è il punto cui arriva Narcissus, l'ultimo libro della Hamilton che ho preso tra le mani e di cui non sono arrivata neanche a metà. Quello che lo precedeva, Butterfly, è stato il mio preferito in assoluto. Fantastico. Ne ho adorato la storia, i personaggi, il modo in cui erano raccontati e il modo in cui interagivano tra loro. Perchè è riuscito così bene? Perchè Belloccio1 e Belloccio2 non c'erano, visto che Butterfly è ambientato lontano da St. Louis.
Ovviamente, consiglio la serie a tutti coloro che hanno voglia di letture leggere e disimpegnate e violente. Soprattutto, a coloro che apprezzerebbero una protagonista femminile forte e indipendente e non la solita sciacquetta che se non la sorreggono in venti non riesce a fare un passo. Fino a Blue Moon (volume prima di Butterfly), l'interferenza della sfera sessuale di Anita è stata, con alti e bassi, abbastanza sopportabile. I primi volumi sono godibilissimi e si leggono d'un fiato. Solo due non mi sono piaciuti molto, mi pare siano 'Dono di cenere' e 'Blue Moon'. Per il resto li ho letteralmente adorati.
Uno scorcio di analisi più seria: commercialmente, possiamo tutti renderci conto di quanto abbia funzionato e di come continui a funzionare. È arrivato nel posto giusto al momento giusto, è una lettura abbordabile e il suo proseguimento – salvo l'iper-sessualità della protagonista e dei comprimari – non disturba né annoia. L'insieme vampiri-splatter-detective rende la storia aperta a più target. Copertine azzeccatissime, titoli perfetti.
Prese singolarmente, le trame di ogni libro funzionano molto bene. Gli scopi dei 'cattivi' sono ben spiegati e tutto sommato tutti i personaggi si comportano bene. Certo, non ci si aspetti estrema precisione o puntigliosità nella psicologia, ma la caratterizzazione funziona. Forse la trama conta un po' più dei personaggi, ma non ci sono squarci nella storia, al massimo qualche pezza ben rattoppata.
Lo stile è molto semplice, è Anita a raccontare in prima persona al passato. Abbiamo accesso a tutti i suoi dubbi, alle sue paure, alle sue isterie e alle sue spacconate. Io adoro le sue spacconate.
Ribadisco: se è il vostro genere, ve lo consiglio. Altrimenti non fareste che odiare Anita, l'autrice e me che ve l'ho consigliata.