Il ragazzo dei mondi infiniti - Neil Gaiman e Michael Reaves

Il 27 settembre è uscito, edito da Mondadori, il nuovo libro di Neil Gaiman. La mattina stessa sono corsa alla Feltrinelli, mi sono compiaciuta della sua copertina e mi sono domandata chi fosse Michael Reaves, co-autore dell'opera. La mattina del 28 ho iniziato a leggerlo e la sera l'avevo già finito. È un libro corto, leggero, scorrevole. Carino. Sfortunatamente, non era affatto 'Gaiman'. Si capisce subito che è scritto a quattro mani, dell'atmosfera Gaimaniana neanche l'ombra. Se devo essere barbaramente sincera, 'Il ragazzo dei mondi infiniti' mi ha un pò delusa.
Io adoro Gaiman. Le sue storie, i suoi personaggi, il modo sottile in cui li descrive. In due parole, di loro sai tutto. Li capisci, li comprendi, te li figuri con estrema chiarezza. Eppure lui non fa che darti qualche spunto, dal quale poi sarai tu a trarre le conclusioni. Amo il suo essere obliquo, per nulla esplicito eppure chiaro.
Ecco, io mi figuro gli autori che amo come abitanti di un bizzarra città fatta di mille mondi diversi. Gaiman abita un appartamento buio, con mobili antichi e polvere sul pavimento, tende che sventolano e sorrisi appena accennati. Diana Wynne Jones vive sopra di lui e danza sulle note di un'arpa, in una stanza piena di luci e colori. Terry Pratchett abita a qualche isolato di distanza, fatto di stradine strette di fanghiglia e pozzanghere in cui risuonano poderose risate e rumori di lotte impacciate. Walter Moers, invece, sta proprio sullo stesso piano di Gaiman e me lo figuro mentre gli va a chiedere una tazza di zucchero. Potrei andare avanti per ore a descrivere che immagine ho degli scrittori che amo. Questo libro mi ha delusa perché non ha molto a che fare col 'solito' Gaiman, come se dalle sue stanze fiocamente illuminate fosse stato improvvisamente spostato in mezzo ad un universo sconosciuto che di suo non ha nulla, pieno di colori troppo accesi e di suoni confusi. È anche vero che un autore può crescere, evolversi e così cambiare. È successo a tanti, perché non a lui? Il fatto è che questa storia ha una certa età: Neil e Michael ne discutono, recita la postfazione, già dal 1995. Niente mutamento dovuto al passaggio del tempo, quindi. Solo un Gaiman che, immagino un po' per i limiti posti da una collaborazione, un po' perché il tema era stato inizialmente pensato come produzione televisiva, non dà affatto il meglio di sé.
Scritto in prima persona, narrato dal protagonista Joey, un comune quindicenne totalmente privo di senso dell'orientamento, 'Il ragazzo dei mille mondi' è un romanzo per ragazzi che vira con decisione verso la fantascienza e strizza l'occhio al fantastico. Joey è ragazzo come tanti, che un giorno, durante un compito di educazione civica assegnato alla sua classe dall'eccentrico professor Dimas – personaggio che avrebbe meritato più considerazione e magari una parte più importante all'interno delle varie vicende – si ritrova sperduto in un mondo che sembra proprio il suo, ma non lo è affatto e dove presto si ritroverà preda di due diverse fazioni, i 'binari' e gli 'ESA', che sfruttano quelli che, come Joey, sono in grado di 'camminare' tra i mondi per ottenerne energia. I 'Camminatori' sono però organizzati e... beh, ripeto ancora, odio gli spoiler. Perciò mi vieto tassativamente di dire altro sulla trama.
Ovviamente, è scritto bene. Non in modo eccelso, ma bene. L'impressione complessiva è che la storia sia stata un po' tirata via e che sarebbe stato molto meglio se Gaiman vi avesse lavorato di più. D'altronde, si tratta di una storia che aveva concluso a fine anni '90, quindi non posso certo pretendere che dopo tutto questo tempo abbia ancora voglia di metterci mano. D'altro canto, ho notato tante piccole cose che avrebbero potuto migliorare il romanzo se fosse stato dato loro un po' di spazio, personaggi da ampliare, situazioni da spiegare meglio, ambientazioni da riempire di sprizzi di Gaimanite... sinceramente, se guardo ai mondi che ha saputo costruire con Nessun Dove o con Coraline e poi a questo nuovo libro, viene da domandarsi se siano stati creati dallo stesso autore... d'altronde, si tratta di una collaborazione. Ma è anche vero che la collaborazione di Gaiman con Terry Pratchett in 'Buona Apocalisse a tutti' – che a tanti non è piaciuto, ma che io ho adorato – è riuscitissima e ben equilibrata ed entrambi gli autori hanno saputo dare del loro al romanzo. Inoltre, un paio di strappi rovinano quasi impercettibilmente la storia. Anzi, più che strappi veri e propri si tratta di piccoli interrogativi che restano fastidiosamente aperti, che potrei accettare e sopportare molto meglio se comparissero in opere di scrittori con meno esperienza. Perciò, ribadisco, delusione.
Tuttavia, resta un libro carino, che probabilmente avrei apprezzato di più se non fosse stato per le mie altissime aspettative, senza contare il fatto che la fantascienza è un genere che proprio non mi appassiona. Tutto sommato la storia è carina e funziona, nonostante resti un po' l'amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere e che purtroppo non è stato. Sarebbe bastato poco per migliorare il tutto, per dargli quel tipico tocco Gaiman... e invece niente. O quasi. Peccato.
Aggiungo velocemente che la copertina mi piace molto, specie il font usato, molto particolare. Tuttavia, avrei preferito se fosse stato dato più spazio all'illustrazione e meno al testo, come è stato fatto per 'Il Figlio del Cimitero'. A giudicare dalla copertina, può sembrare un romanzo su un ragazzo che inciampa e cade all'indietro.