Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte –
di Mark Haddon, 2003, uscito in Italia per Einaudi nella traduzione
di Paola Novarese – mi è stato consigliato spesso e da diverse
persone, tutte con un ottimo gusto letterario; dunque è capitato
come capita spesso in questi casi – come con Espiazione di
McEwan o Pastorale americana di Roth – che è diventato un
libro che prima o poi avrei finito per leggere di sicuro, e quel
prima o poi si è allungato a dismisura fino a pochi giorni fa. Mi ci
sono voluti più di dieci anni per decidermi a leggerlo, e qualcosa
come mezza giornata per divorarlo.
Si riaggancia, anche se la cosa non è affatto
volontaria, all'ultima recensione postata da queste parti, quella su Un ragazzo d'oro di Eli Gottlieb, per la voce narrante del
protagonista. Lo saprete già, figuriamoci, non sto parlando di una
pubblicazione recente di una piccola casa editrice indipendente che
ha lo studio nello scantinato – non che la descrizione valga per
minimum fax, intendiamoci – ma il protagonista e narratore di Lo
strano caso del cane ucciso a mezzanotte si chiama Christopher Boone,
ha quindici anni ed è un Asperger, – nel gergo aspie, ma
potete pure scriverlo con l'hashtag #aspie e magari arrivare a farvi
un giro sui social con #aspiepride o sguardicchiare le meravigliose
pagine piene di meme presenti sull'internet, come questa o questa per farvi un'idea realistica e non necessariamente catastrofica.
Dunque, la trama. Tutto ha inizio con Christopher nel
cortile della vicina, che vorrebbe salutare il suo cane ma lo trova
morto, infilzato con un forcone da parte a parte. È tramortito dalla
visione, non sa come reagire, gli stimoli sono insostenibili. Viene
avvistato dalla vicina mentre si stringe al petto il cane morto, e
pensando che sia stato lui, quella chiama la polizia, e le forze
dell'ordine non sempre sono capaci di individuare i disturbi dello
spettro autistico e ad agire con la dovuta cura, quindi un rapido
giro di conseguenze porta Christopher in questura.
Il padre lo raggiunge, tornano a casa, la vita va avanti
secondo le rotaie della norma. Christopher ce le racconta in mezzo a
qualche digressione sulle sue abitudini o sui suoi interessi o sul
suo rapporto claudicante con gli altri – sapete qual è il gesto
che nel linguaggio dei segni identifica l'autismo? Le due mani
puntate verso la propria persona, ma è difficile spiegarlo bene per
iscritto – ma è chiaro che abbia un piano
in mente, scaturito dalla sua passione per i gialli, e per Sherlock
Holmes nello specifico: vuole scoprire chi ha ucciso il cane.
E questo, va da sé, porta un sacco di sterzate
improvvise nelle sue giornate preconfezionate, gli esplode la
routine, con tutte le dovute conseguenze. Il punto cessa presto di
essere il cane, le indagini di Christopher lo portano a scoperte
incandescenti sulla sua vita, sulla sua famiglia etc. Il pretesto
perde presto di importanza, il punto centrale è la vita di
Christopher.
Ci sono due cose da dire – positive, intendiamoci –
su questo romanzo. La prima è che intrattiene un sacco, la lettura
fila come un treno pagina dopo pagina, manco fosse il thriller del
secolo. La seconda è che io a Christopher credo; nella recensione
del già citato Un ragazzo d'oro, lamentavo di non riuscire a
vedere il protagonista e narratore come una persona fatta e finita,
ma come il prodotto del proprio disturbo, certamente più pervasivo –
la differenza tra autismo e asperger non è affatto trascurabile.
Christopher invece è un ragazzo affetto da una sindrome che fa parte
di lui e che influenza in modo pervasivo ogni aspetto della sua vita
senza però negare la sua persona. Leggendo Lo strano caso etc,
io credo a quello che leggo, credo a quell'istanza finzionale che è
Christopher e mi racconta delle sue giornate, delle sue goffe
indagini e che tra una cosa e l'altra mi mostra candidamente i suoi
processi mentali sbiellati.
Quindi sì, plaudo all'abilità di Mark Haddon. Sulla
pila di libri da leggere che trema accanto al mio letto – temo che
abbia superato il metro d'altezza – c'è altro Haddon, Una cosa
da nulla, e mi sa che lo leggerò presto.