Scribacchiolando #10 - Ingabbiarsi in un genere

Ieri, tra un paragrafo e l'altro della tesi, sono tornata a scribacchiolare un po'. Non che ne sia scaturito qualcosa di particolarmente buono, anzi, delle sei-sette pagine che mi sono uscite ne salvo giusto mezza, però è confortante sapere che quando vuoi sai ritrovare il ritmo perduto. Faccio questa precisazione perché il tema dell'odierno post mi girellava in testa da un po', solo che, non avendo più messo mano alla tastiera se non per chiacchierare di trame altrui, non mi sentivo granché legittimata a scrivere di scrittura. Non che l'assenza di cotanta rubrica porti i più alla disperazione, ma comunqe.
Dunque, la malattia del rinchiudersi in un genere, non perché lo si preferisca, beninteso, ma perché ci si ritrova intrappolati. Capita, credo. Almeno, a me è capitato, e magari il malessere di uno è indicativo di una moltitudine di malesseri.
Un tempo scrivevo di tutto, veramente di tutto. Dall'horror al fantastico, dalle storie di guerra a pipponi mezzo sentimentali senza capo né coda, e innumerevoli tripudi di storie sul passaggio dall'adolescenza all'età adulta, roba che Holden confrontato ai miei protagonisti era un allegro compagnone. Poi non so bene cosa sia successo, ma mi sono ritrovata che non c'era trama che mi passasse per la mente cui io non appiccicassi elementi magici. Da qualsiasi punto partissi, che volessi raccontare di un avvenimento drammatico o elaborare una storiella divertente, finivo sempre col rendere tutto fantastico. Tutto. Così, a caso. Per gradire. Infradiciavo le mie trame di magia in quanto, e mi ero proprio stampata in testa questa massima, “Tutto è meglio con un po' di magia”. Il che non è sempre vero né sempre sbagliato. Sicuramente sarebbe tutto un altro Holden, quello che ha la possibilità di sparare schiantesimi sulle anatre.
Penso di essermi ingabbiata nel periodo in cui sono rimasta invischiata in una storia che ancora progetto di scrivere, ma che per il momento ho accantonato, perché non sono ancora pronta a scriverla. È una storia che ho a cuore, che è piena di me e che a rivederla pure da lontano mi piace un sacco, e che per anni ho riscritto e cancellato, iniziato daccapo e cancellato di nuovo. Continua a cambiarmi sotto le dita e praticamente non mi sono dedicata ad altro fino all'anno scorso. Decidere di metterla da parte è stato duro ma necessario. Il problema è che dopo anni di assoluta devozione il mio cervello era rimasto impregnato del genere di quella storia, e non riusciva più a produrre niente che non fosse quantomeno urban-fantasy. Almeno credo che l'ingabbiamento sia iniziato così. Magari qualcosa di diverso riusciva a giungermi da una fortuita convergenza di sinapsi, solo che nel giro di pochi arrovellamenti tornava a imporsi la massima sulla magia come suprema panacea di ogni trama, e finiva per spazzare via tutto il resto.
Solo da qualche mese, finalmente, sono riuscita a fuoriuscire dalla gabbia del fantastico. Che rimane il mio genere preferito, perché che diamine, la magia non migliorerà proprio tutto, però ci si avvicina. Per dire, io un Holden che schianta le anatre l'avrei adorato. Ma sono contenta di essermi riscoperta in grado di pensare ad altro e, nonostante ogni tanto mi torni la tentazione di infilare vampiri e strigi nella storia che sto – lentameeeeeente – scrivendo, riesco a resistere senza problemi.
Ovviamente non sto dicendo che tutti coloro che restano fedeli a un unico genere siano ingabbiati, giammai. Ma a me personalmente è sempre piaciuto variare nella creazione di trame, e mi dispiacerebbe scoprirmi incapace di sviluppare una storia se non in presenza di magia, quando le uniche storie che sia riuscita a portare a termine – millenni fa, e oggettivamente pessime – non sono affatto fantastiche.
A qualcun altro è mai capitato di ritrovarsi incapace per diverso tempo di uscire da un determinato genere? E non è che magari mi sto illudendo di poter vagheggiare tra vari generi, mentre invece sono già inconsapevolmente votata al fantastico e non riuscirò mai a scrivere d'altro?
Paranoie scribacchiolanti.