Aldo Manuzio di Andrea Aprile e Gaspard Njock

Ebbene, è giusto che io ammetta prima di tutto che non sono un granché nel recensire i fumetti, o graphic novel, che dir si voglia. Apprezzo le arti visive, ma non le capisco come capisco le lettere. Però diamine, qui si parla di Aldo Manuzio.
Aldo Manuzio lo conosciamo tutti, almeno di nome. L'intrepido editore che da Venezia ha saputo inondare l'Italia di libri a prezzo contenuto. Per i biblio-fanatici è un po' una figura mitica, è un po' come un santo nell'iconografia cattolica. Eppure non è che ne sapessi molto. Lo incontravo qua e là, leggendo di libri che parlano di libri, eppure non riuscivo a decidermi a saperne di più, nonostante spesso mi ripromettessi di fare qualche ricerca. Voglio dire, Manuzio. Un po' di studio se lo merita.
Poi qualche giorno fa vengo contattata dall'ufficio stampa della Tunuè, che mi annuncia l'uscita a settembre di un fumetto dedicato alla vita del suddetto biblio-santo. Sarebbe stato da stolti rifiutarne la lettura, e dunque eccomi a ringraziare (grazie, siori Tunuè) e ad accingermi a parlare della graphic novel, sceneggiata da Andrea Aprile e disegnata e colorata da Gaspard Njock.
C'è una cornice narrativa piuttosto semplice, quella di un uomo interessato ai libri che deve incontrare a Venezia con una donna conosciuta su Internet, che però non vedrà mai perché si perde dietro un'altra donna, ed è un immenso e immediato colpo di fulmine che avviene tra i libri, in un'antica stamperia. Nel frattempo conosce per caso anche l'ultimo erede di Manuzio, che gli racconterà volentieri del suo antenato.
Ammetto che la cornice mi ha fatto un po' storcere il naso. I personaggi che vi compaiono non si “presentano” abbastanza, non li si arriva a conoscere fino in fondo. Presumo sia una cornice motivata dalla volontà di mediare tra l'immediatezza del presente e il 1500 di Manuzio, e lo capisco, eppure non credo che ce ne fosse dopotutto bisogno. Certo, Luigi e Caterina hanno una loro storia, che magari merita anche di essere narrata, però... non so, ho avuto la sensazione che si trattasse di una storia “altra”, che mancasse di collegamenti a quella di Aldo, nonostante i piccoli punti d'incontro.
Ma veniamo al cuore di tutto, ovvero a Manuzio.
C'è la sua storia, la sua giovinezza, i suoi studi. Grazie all'intercessione del padre e del maestro viene accolto nella casa di nobili romani, per studiare con loro la grammatica e i classici greci e latini. I contrasti con uno dei precettori, la rivelazione di un libro stampato e della sua meraviglia. La crescita, il trasferimento a Ferrara, dove stringe una forte amicizia con Giovanni Pico della Mirandola, diventa precettore lui stesso, continua gli studi.
Tutti i passi che intraprende per giungere al compimento della sua opera, di cui ignoravo la portata finché non ne ho letto in questo fumetto. Perché è stato Aldo Manuzio a inventare il formato tascabile dei libri. A capire che perché la cultura potesse davvero viaggiare, c'era bisogno di diminuirne le dimensioni e il peso, e non soltanto il prezzo. Un concetto tanto semplice da sembrare scontato, e che tuttavia ha richiesto il suo ingegno e la sua ostinazione.
Di questa graphic novel ho apprezzato molto anche i disegni, e soprattutto i colori. Non ne capisco abbastanza per parlarne da esperta, posso dire soltanto che l'ho trovato visivamente piacevole, e che mi piacciono i toni acquarellati. Oltre a questo direi solo sciocchezze.
Quindi sì, suggerisco con veemenza la lettura di questo volume, quando uscirà. Diamine, è Aldo Manuzio. È doveroso saperne e capirne di più. Tra l'altro nelle ultime pagine è riportata una breve biografia che riassume alcuni dei traguardi di Manuzio, così come alcune delle sue conoscenze. Cosa assai utile. Per dire, io del corsivo non lo sapevo proprio.