Piccoli scorci di libri #33

Beh, buongiorno. Per me lo è di sicuro. Ottimo, volendo proprio fare i pignoli. Il cielo è di quel bel perlaceo lattiginoso che mi piace tanto – e che il resto del mondo definisce all'unanimità 'tempo orribile' – e il caffè mi è venuto proprio buono. Poi berlo con mia sorella è la gioia.
Sì, mi bullo del mio buonumore. Embè?

La scommessa di Lello Gurrado – Marcos y Marcos, 2010

Adoro i libri che parlano di libri e di lettori. E mi piacciono i libri che raccontano di mondi in cui la lancetta della realtà si sposta, ma di così poco che la stranezza viene annotata senza che la sospensione dell'incredulità vacilli, rimane solo quel sottofondo sfrizzolino di 'beh, non dovrebbe essere così, ma è così'.
Questo libro parla dell'incontro di uno scrittore di gialli, Renato Schiavi, con un critico letterario e saggista, Francesco De Vita, in carcere. Non è un carcere 'normale', viene infatti chiamato l'Albergo. Il suo direttore, Walter Piccolo, va fiero dei suoi detenuti modello e della mancanza di disordini e problemi di ogni tipo. Per questo, essendo Schiavi ridotto quasi a una larva al suo arrivo, il suddetto direttore decide di chiedere a De Vita di prendersene cura, di risvegliare il suo interesse per la vita, di fare con lui qualche chiacchiera di livello culturalmente adeguato. E De Vita si avvicina a Schiavi, per poi proporgli una scommessa. Schiavi avrebbe scritto un giallo, e se De Vita non fosse riuscito a scoprire il colpevole prima dell'ultimo capitolo, l'avrebbe fatto evadere.
Qui parte il racconto nel racconto, ovvero la stesura del giallo. Non è un granché, ma è piacevole vederlo cambiare alle rimostranze di De Vita, e poter leggere le spiegazioni che Schiavi dà delle piccole cose. Gli stratagemmi, gli indizi, i nascondigli di un giallista.
Però il racconto giallo, che prende un sacco di pagine, non è davvero un granché. È un peccato, perché la 'cornice' mi è piaciuta moltissimo.
Quindi... sì, lo consiglio. Non è un capolavoro, però mi è piaciuto molto. E mi ha tirata fuori da uno di quegli orribili periodi in cui la voglia di leggere è tanta, ma fatica a focalizzarsi su un unico libro.

I maghi di Caprona di Diana Wynne Jones - Salani, 1993, 2002, 2010 – traduzione di Angela Ragusa

Ho citato spesso Diana Wynne Jones e la sua accogliente fantasia, eppure non mi è mai capitato di parlare di un suo libro. Credo dipenda dal fatto che preferisco parlare di libri appena letti, con gli occhi ancora impregnati delle pagine sfogliate. E questi libri li ho letti un po' di tempo fa, appena usciti. Però nel periodo cui facevo cenno poc'anzi, quello in cui la lettura mi sfuggiva, mi sono gettata su libri già letti e conosciuti. Dopo diversi Harry Potter, è toccato a questo.
Quando definisco la fantasia della Jones 'accogliente', intendo dire che... non è facile da spiegare. È più che altro una sensazione. Non ci si intrufola nelle sue storie, è lei che ti sente avvicinare e viene ad aprirti la porta con un sorriso. E rimani lì a sfogliarla con lei. È una fantasia rassicurante, che annuisce e ti prende per mano. È una testa confortevole.
Dicevo, I maghi di Caprona. È uno dei vari volumi che compongono le Cronache di Chrestomanci, iniziate con Vita stregata. Non tutti i volumi – anzi, solo un paio – hanno come protagonista Chrestomanci, però, spesso è soltanto un personaggio che compare in quanto autorità magica. Un aiutante, un consigliere e nulla più.
Dunque, c'è Caprona, in provincia di Pisa. Solo che nel libro non è provincia di Pisa, è una città a sé stante. L'Italia sembra infatti ancora saldamente divisa in tante piccole realtà indipendenti. È difficile dare una collocazione cronologica a questo libro. Diciamo tra '800 e '900. Però con la magia. E la nobiltà al potere.
Ecco, c'è Caprona. È una città magica, protetta dalle invasioni senesi e pisane dal potere dell'Angelo sceso secoli prima per proteggerli. Ci sono due famiglie magiche, i Montana e i Petrocchi. La citazione è ovvia, e la sarà ancora di più dopo che vi avrò specificato quanto queste due Case si odiassero. Rivali all'estremo.
Ora, la magia dell'Angelo si sta indebolendo. Le parole del canto con cui ha scacciato gli invasori da Caprona sono andate perdute, e le protezioni della città si stanno affievolendo. Siena e Pisa minacciano di attaccare da un momento all'altro ed entrambe le Case vengono incaricate di ritrovare le parole del Canto. E nel frattempo Angelica Petrocchi e Tonino Montana, giovanissimi, vengono rapiti. Scomparsi.
Il tutto inframezzato con scene familiari in salsa magica. E gatti. E spettacoli di burattini. E ancora gatti.

Quindi, sì, certo, consiglio questo libro e tutta la serie di Chrestomanci.