Il pasticciere del re di Anthony Capella

Questo libro l'ho desiderato ardentemente fin da quando ho letto la segnalazione della sua allora imminente uscita. Tanto per cominciare, è edito dalla Neri Pozza, che domina il podio delle case editrici di cui mi fido fermamente. Poi mi piaceva la copertina, mi attirava il titolo. Mi piaceva l'odore delle sue pagine e in libreria è andato esaurito più volte, scomparendo dallo scaffale delle novità così velocemente che pareva i lettori se lo mangiassero.
E poi avevo voglia di romanzi storici. Ne ho ancora, solo che non so come soddisfarla perché di romanzi storici non capisco nulla. Senza contare il fatto che sono ultra-settoriale. Mi interessano solo i romanzi storici ambientati nell'Europa occidentale, tra il '500 e l'800. Il resto, duole dirlo, non mi tange granché. Quindi beh, su questo mi sono fiondata non appena la Somma Libraia ha voluto prestarmi la sua copia personale.
C'è anche da aggiungere che non sono partita con pretese altissime. Non ha entusiasmato la Somma Libraia, ne ho letto giusto una recensione positiva ma con riserva. Su Anobii ha solo tre stelline e mezzo.
Eppure a me è piaciuto da matti. Ho perso due autobus per finire di leggerlo e non ritengo il mio entusiasmo esagerato.
Dunque, vediamo. La storia riprende le vicissitudini di due personaggi storici realmente esistiti, Carlo Demirco e Louise de Kerouialle. Siamo nel tardo '600 quando Carlo inizia a raccontarci la sua storia. E la narrazione – in prima persona, sempre – resta concentrata su di lui così a lungo che quando è passata a Louise sono rimasta confusa per un po'. Carlo è stato venduto dai genitori a un sorbettaio persiano che lo sfrutta e lo maltratta, ma che finisce per insegnargli tutto ciò che sa. Lavorano per i nobili di Firenze, perfino per i Medici e Carlo è orgoglioso di quello che fa. Studia i movimenti del ghiaccio, il modo in cui prende la consistenza desiderata, rimugina, fa domande – anche se ben di rado ottiene risposta.
Quando però si rende conto della miseria della sua stessa posizione, coglie la palla al balzo e scappa con un francese che intende servirsi delle sue capacità per diventare sorbettaio ufficiale del Re di Francia.
E poi c'è Louise, che entra in scena solo lì, a Parigi. Che accetta di provare un sorbetto alla fragola con una spruzzata di pepe bianco. Che diventa vittima e poi maestra di giochi di potere che non le competono. Di lei non è possibile dire molto, i suoi cambiamenti dipendono troppo da quanto avviene nel corso della storia perché io mi senta di rivelare alcunché. Però beh, un personaggio davvero ben gestito.
E c'è il compito di convincere Carlo II Stuart di affiancare la Francia nella guerra contro l'Olanda, affidato a Demirco e a Louise. Per motivi che, ovviamente, mi tengo per me.
Ora, io della trama non dico altro. Anzi, forse ho detto fin troppo. Aggiungo che Capella è stato a mio avviso abilissimo nel rendere 'personaggi' persone realmente esistite. Non risultano statici o intralciati dalla storia che giustamente li ingabbia, ma anzi, si muovono con naturalezza, hanno vita, sono perfetti. Imperfetti, ovviamente, in quanto umani. Ma è quello il bello. Capella arriva quasi ai livelli di Susan Vreeland, che io adoro senza ritegno.
Quindi lo consiglio. Senza indugio. Che coloro che l'hanno macchiato con un'unica stellina su Anobii possano vedere le loro dita ghiacciarsi e cadere, di modo che non possano più compiere atti 'sì ripugnanti.

(Se avete voglia di consigliarmi romanzi storici di questa risma, siete i benvenuti.)
(La copertina originale mi risulta un po' inguardabile.)