Piccoli scorci di libri, ovvero recensioni assai brevi e poco impegnative #24

Siatemi vicini nella tristezza, che stamattina mi sono debitamente messa la sveglia, ben decisa ad andare in libreria, poi poi rendermi conto che nel portafoglio non mi restavano neanche i soldi per l'autobus. Sigh.
Ma gioite con me per l'arrivo di Lucy! La bellissima Lucy, la formidabile Lucy! Che è un eredear, un 'Leggo' della IBS. Scelto sì perché credo sia il più economico in commercio, sia perché è della IBS. E a me Amazon calpesta proprio le noci.
Ah, il nome 'Lucy' viene da 'Lucy in the sky with diamonds' dei Beatles, una delle prime canzoni dei Fab4 che mi sono entrate in testa. Ero ancora alle medie... bei tempi. Però fa pensare anche a Lucy Van Pelt, quindi doppio legame affettivo con suddetto nome. E dunque, dicevo, ieri è finalmente arrivata Lucy. E ho inframmezzato la divertentissima lettura di I tre moschettieri con qualche sbirciata all'ereader, che mentre I tre moschettieri è scritto in piccolo e mi devasta la vista, con Lucy ho potuto ingrandire i caratteri a dismisura, portandomi tanto ma tanto sollievo.
E dunque...

La casa sfitta di Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, Wilkie Collins, Adelaide Anne Procter – traduzione di Valeria Mastroianni, Lorenza Ricci, Camilla Caporicci – Jo March, 2013

Odiatemi e invidiatemi, che questo libro l'ho preso in anteprima al Salone di Torino. No, oddio, potevo ingiungervi di portarmi invidia e rancore fino a un paio di giorni fa, ora è uscito in libreria, quindi il livore sarebbe un attimino fuori luogo.
Ad ogni modo, questo libro è frutto di una collaborazione tra le penne degli autori sopra citati, uscito a puntate sulla rivista di Dickens, Household Words. E vi dirò, è la prima volta che gradisco 'sì tanto qualcosa che è stato scritto da Dickens. Ne sono sommamente lieta, mi riempio di speranza per quando leggerò Grandi Speranze o Il circolo Pickwick, che mi sono stati tanto consigliati.
Dunque, la trama. La trama è molto semplice, per quanto la risoluzione finale sia alquanto arzigogolata. Un'anziana signora di nome Sophonisba si trasferisce in una casetta elegante davanti alla quale sorge una casa abbandonata, rovinosa e rovinata. Una casa che finisce per ossessionarla, visto anche che la zona è buona e deve pur esserci una motivazione al suo stato di abbandono. Giungono allora il fedelissimo servitore Trottle e il vecchio amico Jarber ad aiutarla a risolvere il mistero.
Il tutto è diviso a capitoli ben separati tra loro. Il primo, quello scritto da Dickens e Collins, mi è piaciuto davvero tanto e si concentra su Sophonisba e il suo trasferimanto. Il secondo, quello di Elizabeth Gaskell, è stupendo, assolutamente il mio preferito (d'altronde è la Gaskell) parla di qualcosa che è avvenuto nella casa, di vecchi inquilini. Non dirò altro, però veramente... Gaskell. Punto. Poi c'è un nuovo capitolo di Dickens che mi è piaciuto un sacco, sempre sulle vicende della casa. Di cui comunque non posso dire nulla perché, voglio dire, sono quasi racconti a sé stanti, due parole e li rovino. Poi un capitolo di Adelaide Anne Procter, che forse è l'unico a non avermi esattamente entusiasmata. Il fatto è che più che un racconto, è una lunga poesia. E la storia che vorrebbe narrare, di cui si legge qualcosina nei capitoli successivi, è davvero bella, se l'avesse messa in prosa sarebbe stata... Vabé, comunque. Un altro capitolo di Wilkie Collins – di cui ho già scaricato mezza bibliografia su Lucy – e quindi il risolutivo capitolo finale, dalle penne congiunte di Collins e Dickens.
Che dire? È quasi superfluo che io parli dello stile degli scrittori o dei loro personaggi, anche perché è un romanzo collettivo e ognuno ha modi diversi di muovere la storia. Dovessi trovare un difetto sarebbe che i capitoli sembrano a volte un po' disgiunti gli uni dagli altri. Ma ciò non mi impedisce di consigliarlo comunque. Un sacco.

Zombie Press – AZAB – All Zombies Are Bastards di Daniela Barisone e Alexia Bianchini – La mela avvelenata, 2013

Di rado lo stacco tra due mini-recensioni è stato così netto e violento. Prima Dickens, ora zombie. Eppure beh, l'ereader l'ho inaugurato con questo ebook. Era un po' che lo tenevo sott'occhio, un po' la copertina, un po' la storia... e sono lieta di poter dire che ha mantenuto tutte le promesse, ho passato qualche ora di puro zombifero svago.
La storia inizia con Mary e Shelley che si preparano all'apocalisse zombie. Si muniscono di mazza da baseball e manuale di sopravvivenza e scappano dalla città infetta. Poche pagine per narrare quello che avviene in due anni, prima che venga scoperta una cura e che gli zombie – non tutti, ma tanti – possano tornare alla 'vita' di tutti i giorni. Vediamo così un mondo ribaltato, in cui i pochi rimasti vivi, gli umani, vengono ghettizzati, fatti oggetto di mobbing, osteggiati e quotidianamente umiliati. A comandare sono gli zombie 'vegani', cui la cura impedisce di mangiare ogni tipo di carne. Da qui i continui riferimenti ricolmi d'odio ai veggie, che dopo un po' ammetto che un cicinin me le hanno anche fatte girare. Ma soprassediamo.
Mary e Shelley erano e sono tornate ad essere editor in una casa editrice che rifiuta i racconti inviati dagli umani. Eppure cominciano a metterne da parte alcuni, che ci verranno anche mostrati a puntate. Il racconto di Ewan l'ex-poliziotto, del dottor Russo, poi verso la fine di una 'fanciulla innamorata'. Ora, io non posso dire poi tanto, anche perché un ebook breve, se andassi troppo avanti con la trama finirei per spoilerarvi tutto. E magari evito.
Ad ogni modo, lo consiglio a chiunque abbia voglia di un po' di zombie o di un po' di violenta evasione. È una lettura veloce, divertente e sanguinosa, che finirebbe dritta tra le 'letture da esame splatter', se mai dovessi riscrivere un post del genere. Certo è poco realistico, i nomi delle protagoniste sono inverosimili a Milano, ma la citazione ci sta tutta. E ammetto anche che qualche dialogo era un po' poco credibile – ma neanche troppo, a dire il vero – e che le volgarità fioccano come coriandoli. Non che la cosa mi abbia dato fastidio, ma oh, io avverto. Non so quanto e se farà piacere alle autrici, ma mi ha un po' riportato alla Hamilton delle origini.
Che dire? Io attendo il seguito. E spero vivamente non mi si faccia aspettare troppo.