Salone del Libro - Incontri

Ecco, alla fine sono qui pure io, pronta a narrare delle vicende torinesi. Ieri notte sono tornata alle 3, reduce da un viaggio in macchina durante il quale ho cercato di sdormicchiare il più possibile senza riuscirci e da tre giorni di totale estasi libresca. Per non parlare dell'amica che mi ha ospitata e di sua madre, che sono state semplicemente meravigliose. Ai miei occhi di ligure (Toh, lì c'è la caffettiera, fatti il caffé.) sono stata trattata con mille paia di guanti, tutti spessi e morbidissimi. Ho passato ogni giorno nella commozione.
Comunque!
Vediamo, il Salone del Libro... che posso narrare? Perché ce ne sono, di cose da narrare... anche troppe. Infatti dividerò le questioni in tre post, 'Incontri', 'Case editrici' e 'Blogger'. Perché a ben vedere quasi tutto il tempo che ho passato al Salone è stato in piacevolissima compagnia di gente mai vista prima di quel momento (a parte Salomon e Camilla, ma voi già lo sapete che vi adoro quindi posso evitare di sottolinearlo ulteriormente, no?) e che si sono dimostrate così simpatiche e intelligenti e... e davvero, sono così felice di aver potuto constatare che le ragazze che leggo abitualmente sono davvero come lasciano intravvedere nei loro post. Sono davvero felice di averle incontrate.
Ma visto che qui rischio di dimenticarmi pure i temi degli incontri, vedo di iniziare da quelli.

Laboratori di traduzione.
Come si fa una proposta editoriale

Questo è stato il primo incontro, raggiunto con una ventina di minuti di ritardo dall'inizio perché... beh, perché mi ero persa. Qui alcuni editor e traduttori (Marcos y Marcos, E/O, Del Vecchio) davano consigli ai traduttori sul modo migliore di proporre un libro da loro tradotto. Mi sembravano consigli abbastanza logici, ma forse non lo sono così tanto, a giudicare dalle occhiate e dalle risatine che si scambiavano... quindi, vediamo. Mandare il testo a una casa editrice di cui si è già esaminato il catalogo. Mandare un testo interessante. Mandare qualcosa di davvero ben preparato. Direi basta. No, non è stato dei più proficui. Per me, almeno. Ma io non sono traduttrice, quindi...

Elefanti rosa
Racconti brevissimi e pesanti teorie – con Stefano Benni

Stefano Benni. Un nome che basta a fare trillare i miei sensi di lettrice. Io lo adoro, Benni. E gliel'ho detto, mentre facevamo la foto. Volevo dirgli qualcosa, ma non sapevo cosa. Mi è perfino venuto quell'istinto malvagio di dire qualcosa abbastanza impressionante da essere ricordabile. Che cosa stupida, si finisce solo a fare la figura degli idioti. Però mi sarebbe piaciuto dirgli che un po' mi aveva partorito anche lui, perché il mio Io-lettore è stato plasmato dai suoi libri. Avrei voluto fargli capire in qualche modo quanto significasse la sua esistenza per me, ma mi sono limitata a un semplice 'Io la adoro' che gli ha strappato una piccola risata. E quella me la sono portata via.
Dicevo, l'incontro con Benni. Se mai dovesse fare una lettura dalle vostre parti, SANTODDIO andate. È stato divertente, esilarante, simpaticissimo. Ha letto diversi racconti, un paio suoi e il resto di autori che non conoscevo. A parte Kafka. E li ha recitati benissimo, facendo piccole battute tra l'uno e l'altro e... e no, davvero. Io lo adoro.



Potere alla parola
Contro la violenza sulle donne – Loredana Lipperini, Michela Murgia

Questo non è stato affatto un incontro piacevole, ma dovevo andarlo a sentire comunque. La storia della parola 'femminicidio', il modo in cui il fenomeno è raccontato dai giornali, l'eterna indignazione per il classico 'L'ho uccisa perché l'amavo', storie di donne che hanno sconfitto il mostro e di altre che ne sono state divorate. Articoli, giornali, centri anti-violenza.
Scuoto la testa e passo avanti, via. Tanto non riuscirei mai a riprodurre un discorso così perfetto. Rischierei solo di annacquare il messaggio.

Book blog, editoria e lavoro culturale.
Cosa succede in Italia? - eFFe

Ecco, questo credo fosse l'incontro che più mi premeva. Tra l'altro ero tentata, una volta finito, di andare da eFFe a stringergli la mano e a dirgli 'Ciao! Sono la rompiscatole', ma poi ho pensato 'Sì, ok, ma a lui che gliene frega?' e ho evitato. Dunque, vediamo. Oltre a eFFe c'erano Marco Giacomello, di Scrittori Precari e avvocato specializzato in diritto d'autore, Christian Raimo (non credo abbia bisogno di presentazioni, ma mi limito a dire 'MinimumFax') e Francesco Forlani di Nazione Indiana. Devo dire che mi è piaciuto molto il clima che si è creato tra loro, che scherzavano e si facevano battute, magari sforzandosi di non ridere.
Inizialmente eFFe ha parlato un po' dell'ebook di cui ho lungamente disquisito QUI e che vi invito nuovamente a scaricare, che è veramente interessante. Ha parlato del... beh, del non-so-come-si-chiama 'In my mail box', quel post periodico in cui un blogger presenta i libri ricevuto da una casa editrice.
Ecco, io non sono del tutto d'accordo con eFFe. E qui, prima di andare avanti, vi consiglio di leggere il post linkato poco fa, che sennò non vi ci raccapezzate. Ecco, è vero che ci sono blogger che aprono le proprie pagine alle case editrici senza remore e senza pudore, rendendoli vetrine assoggettate piuttosto che spazi personali. È vero e ne è pieno il web. Però, a voler essere proprio pignoli, alla fine quelle che fan così sono le uniche che ci guadagnano effettivamente qualcosa. Libri e gadget gratis. Contente loro...
Il fatto è che io non riesco a trovare un'alternativa, né credo di volerla trovare. Verissimo che con le sue recensioni un blogger dona visibilità e pubblicità ad un dato libro e conseguentemente alla casa editrice che l'ha pubblicato. E sì, lo fa gratis. E... e beh, a me va bene così. Perché è un hobby, un piacere, una gioia parlare di libri. E non con le case editrici, ma con altri lettori. Io credo che sia un po' una situazione simile a quella del calcio, dopotutto. Io ho le mie squadre del cuore, le mie case editrici preferite. Se vedo qualcuno che sceglie un Marcos y Marcos piuttosto che un Mondadori, dentro di me c'è un ultras che urla 'ED E' GOOOOOOL!'. Va bene così. Siamo tifosi, non manager. Certo, c'è chi agisce come manager perché vuole fare il manager, o magari soltanto per i libri gratis.
Ma tanto diciamocelo, i libri mandati dalle CE sono spesso delle ciofeche allucinanti, quindi...
Dunque, dicevo?
Ecco, putiamo caso che un blogger serio e competente, che magari riesce pure a smuovere le sue belle vendite – ed è evidente che non parliamo di me – si trovi ad essere pagato. D'accordo.
Da chi? Dalla casa editrice? Turpidume impensabile. Dai lettori? Ohohoh!
No, davvero. Da chi? E soprattutto, quali sarebbero le conseguenze sulle recensioni? La differenza tra uno che scrive libero da ogni vincolo e da uno che scrive ricevendo un compenso è palese ed evidente. 
Come poi non parlare dell'intervento di Raimo? Che ha parlato della missione dei blogger come di 'educazione alla lettura', elencando alcuni criteri/proposte/speranze, come la collettivizzazione (con tutto il rispetto anche no, eh.), l'uso di competenze trasversali, essere artistici e analitici, avere la capacità di schierarsi politicamente, la sincerità, l'integrazione di tutele sindacali e professionalità e l'equità dei compensi.
Ora, io non ho proprio ben chiaro se stesse parlando ancora di blog o di editoria in generale. Perché io ripeto e ribadisco, il blogger per me è tifoso, appassionato, è un giocatore di D&D che si studia i manuali di notte, uno sportivo che passa ore a esercitarsi al canestro. Solo che lo racconta, lo condivide, lo rivela al mondo e agli altri appassionati. Non si può finanziare una passione così, dai.
Certo, non nego che tramite un blog ci si possa fare conoscere da 'gente del campo'. Ma questa non è la ragione prima. Almeno, non dovrebbe esserla.
Ora... io suonerò orrendamente moralisto-ingenua-CandyCandy. Ma perché bisogna sempre pensare in termini di interesse o di scambio? È proprio necessario? Non possiamo funzionare altrimenti?

Dall'Algeria all'Italia
Amara Lakhous

Di lui – o meglio, di un suo libro – avevo già parlato QUI. Entusiasticamente. Ecco, quest'incontro mi è piaciuto un sacco. C'erano lui e Carmine Abate che chiacchieravano, si punzecchiavano, Abate faceva dei complimenti ad Amara e lui si scherniva dandogli un buffetto sul ginocchio. Bellini.
Ha parlato delle sue radici che si muovono, del processo che lo porta a scrivere le sue storie, della scelta dei suoi personaggi. Ha parlato di come l'Occidente ha finito per buttare su tutti gli islamici l'etichetta di 'fondamentalista', accennando tristemente all'uccisione di due amici che l'ha portato a fuggire dall'Algeria e alle lotte femministe dell'università.
Abate ha letto qualche spezzone del suo ultimo libro, Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario. Pezzi che un po' mi hanno fatta ridere per poi lasciarmi con quel retrogusto un po' amaro sulle labbra. Quando ti rendi conto che c'è davvero gente così malata da portare un maiale in una Moschea.
E... beh, che dire? Gentilissimo, arguto, un po' modesto. E ribadisco la possanza del mio consiglio.



Recensioni 2.0
Come la rete racconta i libri

Questo aveva le potenzialità per essere l'incontro più interessante di tutti, veramente. Solo che è stato troppo breve. Sicuramente troppo breve rispetto agli ospiti chiamati a parlare. E gli ospiti...
Intendiamoci, la Bottazzi di Gli Amanti dei Libri, Morgan Palmas di Sul Romanzo, la creatrice di Zazie e Bullado di Con Altri Mezzi mi vanno benissimo e hanno detto tutti qualcosa di interessante. Solo che c'erano altri due ospiti. Due che avevano creato un gruppo di lettura su Anobii.
Bene. Mi fa piacerissimo. Nello spazio incontri Book to the 'future' la parola è andata per circa metà dell'incontro a due tizi – oh, anche simpatici, eh! - che hanno parlato di come si incontrano e si spulciano le librerie su Anobii.
Ovviamente non c'è stato neanche il tempo per una domanda o per intavolare una discussione.
Sigh.
Vediamo. Non ho apprezzato particolarmente come la Bottazzi ha parlato di Gli Amanti dei Libri. Capiamoci, seguo il blog, ci trovo spessissimo news interessanti, è sempre aggiornato sulle varie questioni editoriali. Però la Bottazzi parlava soprattutto di... non lo so, sul blocco per gli appunti ho segnato 'troppa attenzione all'influenza delle recensioni'. Mi è sembrato parlasse troppo di quello che provoca o vorrebbe provocare e non di quello che è o... non lo so. Non mi ha convinta del tutto, anche se ha poi giustamente evidenziato il bisogno dei lettori di competenza e obiettività.
Poi è stato il momento di Morgan Palmas e lì ho iniziato a sorridere. Mi sono detta 'Ok, lui ha capito. Lui c'è'. Perché c'è. Ha parlato dell'importanza di essere sempre aggiornati, del rapporto tra critica, editori e blog letterari e di come stia cambiando. Di come in Italia siamo ancora indietro, separati nella rete, ancora tesi a mantenere tutto su un piano virtuale.
Coff, sor Palmas, forse lei non sa che leggo in pigiama.
Ecco, su un paio di cose non sono stata del tutto d'accordo con Palmas. Cioè, è vero che non ci sono molte iniziative 'fuori dalla rete', in Italia. Però è anche vero che non siamo più così separati gli uni dagli altri. Ci parliamo, discutiamo, ci rilanciamo argomenti da un punto all'altro, spesso con punti di vista diametralmente opposti... ed è fantastico. Palmas ha fatto l'esempio di Twitter, di come non ci si ritwitta mai tra blogger. Ecco... no. Palmas, con tutto il rispetto, no. Io ritwitto un sacco e un pochino vengo ritwittata. Lo scambio c'è eccome, di articoli e di recensioni. Le informazioni ce le lanciamo continuamente. Forse si riferiva ai blog 'grossi' e 'collettivi', ma...
Ecco, mi si concede una previsione? Io credo che un giorno i lit-blog personali saranno 'grossi' quanto gli altri. E lo immagino perché, secondo me, il viso che puoi dare al singolo blogger è molto più importante del volto di nebulosa credibilità di un blog collettivo. La butto lì, magari mi sbaglio. Vedremo tra qualche anno, che dite?
Poi è stata la volta della creatrice di Zazie, secondo la quale – e questa affermazione l'ho commentata con un LOL – il mondo delle recensioni in rete è ancora molto poco 'inquinato'. E invece è un po' impantanato, dai, dobbiamo ammetterlo. Se per 'recensioni in rete' parliamo della fuffa che si trova sui social-network per lettori, dai, è pieno di fuffa. Inquinato un po' in malafede e un po' per... beh, per incompetenza. Scusate, ma io gente che dà una stellina a Il teatro di Sabbath perché Sabbath gli sta sulle palle la chiamo 'incompetente' a dire poco. Io sono anni che ho smesso di cercare informazioni librose su Anobii e simili, perché un'ottima parte non vale un foglio di carta igienica usato. Un mondo in cui non puoi distinguere la parola del pirla dalla parola del competente non è affidabile. Punto.
Poi siamo passati a Bullado di ConAltriMezzi, che ho apprezzato un sacco, anche se la sua parola è stata 'inquietudine'. Ha parlato di quel senso di inquietudine che preannuncia e auspica un cambiamento, però... ecco, perché inquietudine?
Ecco, denota che il 90% delle recensioni che si leggono sui giornali non sono recensioni, ma copiaincolla da comunicati stampa delle case editrici o segnalazioni. Ha parlato della questione generazionale, dell'età media dei recensori, che è 22 anni. No, per dire, sono in ritardo pure io, allora.
Ha parlato di come il mercato della pubblicità online negli USA sia passato in pochissimi anni da 5 a 120 miliardi di dollari e di come il mercato della pubblicità su carta stampata sia diminuito di 35 miliardi in due anni.
Ha parlato del fatto che l'interesse economico della CE nei riguardi dei book blog non è nell'aumento delle vendite, ma nell'allungarsi del ciclo di vita del romanzo e nel mantenimento della biblio-diversità.
Via, interessantissimo. Peccato non ci sia stato spazio per disquisire di questi argomenti...

Dunque, io di incontri non ne ho seguiti altri. E meno male, che sennò avrei dovuto allungare ulteriormente il post. Non ne avevo mai scritti di così lunghi, se qualcuno è arrivato fin qui, beh, tanto di cappello.